Critica Sociale - Anno VIII - n. 19 - 16 novembre 1899
CRITICA SOCIALE 299 In tutte queste scomuniche del socialismo c'era senza dubbio una buona dose di mala fede, come del 1·esto in tutto ciò che fanno e dicono i mode– rati; ma è un fatto che il socialismo cominciava già a preoccupare seriamente la borghesia italiana, e i moderati abilmente ne apprnfiltavauo per r·i– trarla dal mazzinianismo. L'Anelli. nella sua Sto'ria d'llalia (11,333), ,·acconta che una delle ragioni, per cui nel ma,·zo del ',19 solo la città di Brescia insorse conti-o l'Austria per aiutare le mosse del l'esercito piemontese, fu che i possidenti temevano che gli ope1·ai dopo la vittoria « trapassassero alla !<propl'iazionedello sostanze private»; e il Cavou,· il 30 gennaio del ·51 diceva alla Camera, giustifì– cando al solito col terl'ore del socialismo le repres• sioni avvenute in Savoia nel '40: « Voi non potete dimenticare qual {l'emendo effetto produssero sul· l'opinione pubblica europea, sull'antica opinioue così detta liberale, le esorbitan1.e, i disordini, le esagerazioni che seguirono in Francia nello scon– volgimento del' -18. Ricorderete quale sgomento, quanta perturbazione portò negli animi anche i pit1 forti, anche i più elevati, quell'avvenimento. Io mi sovvengo di aver veduto partire da 'l'orino, nel– l'inverno del '48, uomini che si dicevano molto pili liberali di me, e cli averli veduti ritornare infìoi• tamente pill conservatori di quello che io non sia.•(') Il Mazzini, vedendosi confuso coi socialisti, pro· testava, scriveva contro i socialisti, dichiarava che egli aborriva la lotta di classe. ~fa stava il fatto che il suo partito era invaso ogni giorno più d.J. operai; e non erano torse operai quelli che in Francia volevano _il socialismo? La borghesia aveva buon fiuto e diOldava. In Lombardia, messa fra l'Austria e gli ope1•ai, non sperando nulla da casa Savoia, era obbligata a sta1'e con gli operai maz– ziniani; ma i congiurati non osavano dirsi esplici· tamente mazziniani, come facevano audacemente gli operai: si dicevano fridiJJendenti; giacché < l'azione regia » era discreditata, essi non la se• guivano, ma non parlavano proprio di « aziono repubblicana»; dice,rano « azione popolare». opj)ure più semplicemente «azione~ (f). Lo stesso Mazzini, nonostante la sua incrollabile fede repubblicana e democratica, non riesciva a sottrarsi nei momenti dell'azione al bisogno di mettere in seconda linea la repubblica e la democrazia per parlal'e solo di «azione». Quando sui primi del '53 Giuseppe Piolti andò a Lugano ad accordarsi con lui per la in– surrezione, che scoppiò poi con esito fune3to il G febbraio, M:1zzini dichiarò « che ciò che egli vo• leva era l'Italia libera ed una, che credeva che solo la repubblica potesse darcela, ma che rispet– tava le opinioni e le speranze di molti, che mette tevano fiducia nel Piemonte costituzionale. Bisogna astenersi dal pt·oclamare la repubblica od altra forma di Governo, ma stabilire un Governo prov– visorio di tre o di cinque persone al pili, che pen– sino soltanto alla guerrn e chiamino all'armi tutti gli italiani» ( 3 ). E quando si discusse del modo di formare il Governo provvisorio, si stabilì che fosse composto « di uomini dei due partiti io e 1'ifazzini si esciuse da sè. Era la tattica del '-18, che rinasceva, e che il Mazzini seguì anche nel '50, noi 'GO, nel '66 e sempre: spingere i repubblicani alla battaglia e lasciare che 1a monarchia e i modeeati raccogliessero i frutti del sangue sparso dagli altri. Precisamente il contrario di ciò che facevano i (I) e,. vo1m, DE.tcorzlparlamrntart, Il, IG8. f) DR CASTRO. [ ,woceui <1i i\la11tor,a, )). IU. (') Idem, p, 3G3. B1 1on::1.; 1 J1 10 B1arcc moderati, i quali se ne stavano tappati iu casa nel momento del pel'icolo. poi venivano all'aperto e occupavano più posti che potevano, eliminandone i democratici anche colla violenza. Anche nel '59 Mazzini dovè starsene nascosto a Fil-enze e Alberto i\fario, che non si nascose, fu arrestato a Bologna. Cattaneo e Ferrai-i protestavano contro questa tattica illogica: in quel modo non si creava la repubblica ma si regalavano delle provincie alla ml>oarchia; lJisognava per prima cosa nella rivoluzione innal– zare la bandiera repubblicana; la rivolur.ione doveva nello stesso tempo mirare contro l'Austria e contro i mode1·ati. « l..:ltalia uon è serva degli stranieri, ma de' suoi », insegnava il Cattaneo. Ma le sue proteste erano vane. Se le insurrezioni fossero av– venute colla bandiel'a repubblicana, la borghesia si sarebbe spaventa.ta del suffragio universale, della tassa progressiva, del decent1·amento, della nazione armata; e la rivoluziono sarebbe caduta. Nel ·,18 il partito democratico dovè lasciar libe!'o il passo ai moderati monal'chici, perchè la classe operaia non aveva ancora la coscienza della sua posizione politica e non diffidò fin da principio dei moderati; dopo il '48 il pa,·lito democratico dovè lasciar libe1•0 il passo ai moderati monarchici, perché gli operai erano entrati nel movimento na· zionale e impensierivano la borghesia fino allora democratica e repubblicana. Le insurrezioni do• vevano essere democraticl1e 1 ma la monarchia sa– bauda doveva intel'\'enit·e immediamente per as– sicurare le classi possidenti. Per queste ragioni Cattaneo e Ferrari, ragio– nando a fil di logica e volendo che la pratica si foggiasse sulla logica, r•imasero solitari, incompresi, capitani senza soldati, e non ebbero alcuna influenza diretta sul movimento nazionale. Mazzini, trasci– nando dieti·o gli operai in nome del)a repubblica, rassicurando la borghesia col lasciar libero il passo alla monarchia, avvolgendosi in un viluppo ine– stricabile di contraddizioni logiche e pratiche, creò l'Italia. Certo egli si rese in questo modo inconsa– pevolmente complice, di fronte alla democrazia, del• l'inganno, di cui siamo tuttora vittime: Garibaldi combattè, Vittorio regnò; i repubblicani della pic– cola borghesia e del proletariato sparsero il sangue, e i moderati domina1·ono riproducendo contro la democrazia le oppressioni e gli stati d'assedio degli austriaci. Ma doveva e3sere così. La democrazia aveva da· venti a sè un'equazione a due incognito: cacciar l'Austria e fondare la libertà. Cattaneo e f,'errari con la loro logica intransige11za non avrebbero forse ottenuto nè l'una cosa; nè l'altra. Mazzini colla sua illogicità svincolò l'equazione della prima incognita, l'incognita. dell'indipendenza; e lasciò ai suoi suc– cessol'i da svfocolare l'altra incognita, ritornando agli insegnamenti di Ferrari e di Catbmeo. 1·e,-,U1nscripto1., È stato pubblicato: DAL CELLULARE FINALBORGO di PAOLO VALERA con illustra~ioni di G. ZUCCARO Prezzo L. 3. Questo elegante volume, estremamente caratteristico, e del quale i nostri lettori ebbero già. un saggio, può aversi presso l'Autore, via. Bossi 3, Milano (sconto ai librai e rivenditori che inviano L'importo). I nostri abbonnti possono anche richiederlo al nostro Ufficio.
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