Critica Sociale - Anno VIII - n. 17 - 16 ottobre 1899

CRITICA SOCIALE 267 locale sulJe sovraimposte a tutte tre le imposte reali, e, quale complemento, istituiva il dazio con– sumo e alcune imposte speciali. Ma subito dopo, nel 1860, si limitano le sovraimposte e s'introduce l'imposta sul valore locativo. Nel 1868 si limita ancora la sovraimposta mobiliare e si creano l'im– posta di famiglia e que1la sul bestiame a~ricolo; e finalmente, nel 1870, si strappa del tutto a1 Comuni la sovraimposta sulJa ricchezza mobile e s'istituisce l'imposta sulJ'esercizio e rivendita. Cosi nel 1874, con l'introduzione delJ'impo,ta su1le fotografie e insoirne. si completa il sistema tributario deì Co– muni, che rimane pressoché immutato fino alla legge 23 luglio 1894, colla quale si stabilisce un nuovo limite normale a1lesovraimposte sui terreni e fabbricati. Da tutto questo si vedo chiaro come la politica finanziaria de1lo Stato abbia inteso a limitare ai Comuni l'uso del tributi diretti reali, per cercare in altre forme di imposte locali il compenso a questa grave diminuzione di proventi e di risorae. Senonchè le imposte locali nuove, tratte fuori senza criteri esatti dalle antiche imposte esistenti qua e là nei diversi staterelli d'Italia, si dimostrarono subito insufficienti a compensare le diminuite ri– sor!l0 delle sovraimposte, e alJora tutti i Comuni furono costretti a ricorrere al dazio consumo, al cui uso il Governo si affrettò a concedere i limiti più vasti e più incondizionati. La trasformazione del sistema tributario locale dal 1865 ad oggi è stata in sostanza in questo senso: limitare la tas– sazione diretta, permettendo l'accrescersi delJa tas· sazione indiretta. Uno studio accurato e profondo, fatto su1le più recenti statistiche dal prof. Coni11liani,ha dimostrato come, specialmente dopo la legge del 1886 che pose nuovi freni alle sovraimposte, il da,io consumo è venuto assumendo proporzioni enormi. Fu dunque con la diretta complicità dello Sfato che i Comuni poterono accrescere il peso tributario sopra i con• sumatori, e fu per la possibilità di rovesciare sopra la grande massa della popolazione il carico sempre crescente degli oneri nuovi, che le classi ricche dominanti nel Comune non insorsero mai contro il potere centrale. Ma appunto per questo le nuove amministrazioni democratiche debbono voler limitate e ridotte le imposte indirette e specialmente quelle sui consumi di prima necessità che si risolvono in imposto for– temente progressive a rovescio. Quando i partiti democratici dovessero, dopo aver ridotto il dazio consumo, riconsegnare il potere ai partiti avversari, essi avranno creato loro una posizione insostenibile. Perchè i partiti, che si dicono conservatori, o do– vranno ripristinare il dazio ormai antipatico ed odioso, o dovranno accrescere le imposte dirette, provocando un'insurrezione indomabile di proteste: in ambo i casi dovranno dimostrare palesemente I due scogli nei quali va a dar di cozzo la finanza comunale, ridotta dalla avidità dello Stato a dover giocare di equilibrio fra le più eccessive imposte dirette ed indirette. Quanto alle impesta speciali, si potrebbe parlare a lungo della loro incidenza, tenendo calcolo. ciò che non si è fallo nel Congresso di Torino, della loro applicabilità in Comuni urbani e in Comuni rurali. Certo l'imposta sul bestiame è, se pagata dal proprietario del fondo, un duplicato della im– posta fondiaria, e, se è pagata dal coltivatore, va a carico del reddito di coltivazione e quindi incide il sa– lario agricolo; certo l'imposta di esercizio e rivendita si tl'J.sforma nei piccoli Comuni io un nuovo dazio consumo; ma l'adozione di queste e di simili im– poste viene richiesta come condizione per sovraim– por1'8 oltre I limiti nrrmali, ed i voti dei socialisti per la loro soppressione si dovranno al più spesso limitare ad una avversione platonica. Pii, lunga considerazione meritano l'imposta sul valor locativo e quella di famiglia. Queste due im• poste possono avere varia fortuna se applicate in Comuni rurali o in grandi Comuni urbani. Nelle campagne a piccola proprietà, quella sul valor lo– cativo nssume, per la coesistenza della qualità di proprietario o di abitatore in una stessa persona, carattere di un duplicato de1la sovrimposta fabbri– cati; e nelle regioni meridionali l'imposta di fa– miglia, applicata col criteri di una aperta lotta di classe contro le classi lavoratrici, si risolve in una vera e propria captla;;lone. Nei grandi centri invece queste due imposte, se applicate con criteri esatti, possono costituire una eccellente tassazione del reddito desunto dallo sian• dal'd o( ll(e più o meno elevalo. Anzi è da lamen– tare che l'imposta sul valor locativo abbia dalla legge una progressività troppo limitata e senza alcuna distinzione fra grandi e piccoli Comuni; che se c'era caso in cui la progressività doveva essere forte, questo doveva avvonire per l'imposta sul valor locativo; perchè, come notava il prof. Dalla Volta, net bilancio famigliare la spesa di abitazione ha una importanza.sempre minore mano mano si passa a redditi più alti. Per compenso l'imposta di fa– miglia o focatico non ha limite dalla lj!gge, e può quindi, se applicata con criteri chiari ed esatti, di• vantare una vera imposta progressiva sul reddito. I futuri Congressi dei consiglieri comunali socia– listi faranno bene ad occuparsi di queste due im– poste dirette personali, perchè è dal loro sviluppo, è dai criteri con cui verranno applicate nei centri maggiori, che può forse dipendere il dischiudersi di una nuova sorgente più equa di tributi locali. Infatti il Lacava, nel suo libro Intorno alla finanza locale in Italia, prevede già la fusione di queste due imposte che, coordinate con garanzie di sincerità nell'accertamento dei redditi, verrebbero a colpire non la sola ricchezza mobile, ma tutti i fattori del• l'agiatezza. Si verrebbe cioè a fare di queste due imposte una unica imposta dh•etla sulla entrata, a somiglianza di quella poor rate che in Inghilterra è il fondamento della finanza locale. Molte altre riforme si potrebbero presentare allo studio ed alla osservazione dei nuovi consiglieri socialisti, ma io debbo ricordare che un partito, che chiede delle riforme, non è affatto nelle stesse con– dizioni di uno studioso. Un partito deve scegliere per la sua opera poche rirorme, e quelle sole che non contrastino al suo programma, che non urlino contro ostacoli troppo gravi, che possano essere chiaramente intese nel loro carattere e nel loro scopo, e che sopratutto possano raccogliere maggior numero di aderenti. Qui sta appunto l'accorgimento politico del partito che le sceglie. IVANOE BONOM!. Pl!i. - Questo articolo, che per ragioni di spazio non potè essere pubblicato nel numero precedente, :~~fai~~~ ~:r~h 1 ~to~~~~~e:~~u!~ b~o~~~~~e;~r~~~~~:i~ quas\ tutte le idee svolte qua sopra furono accettate dal Congreseo, nel due ordini del giorno che io bo presentati o cho si leggono nell'Avanti! del 4 ottobre (N, 1000)e nella Nuova Terra dell'8 (N. 57). Ma il Congresso di Mantova, approvando un altro mio ordmo del giorno, rluacl anche a. fls!!are qualche cosa di concreto Intorno a quell'agitazione contro la . tute la amministr11tivae l'assorbimento Oscale dello Sr.a.to, ohe ho mouo in luce in questi miei appunti. Ha deciso cioè di proporre al sociallsli italiani un futuro Con– gresso nel qut1le siano convocati gli altri parLiti popo• lari per deliberare d'accordo i punti di un'agitazione simultanea. dentro e CuoriIl Comune. Un grave pericolo correrebbe Il partito socialista se

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