Critica Sociale - Anno VIII - n. 16 - 1 ottobre 1899
CRITICA SOCIALE 253 giungibile. Ma gli economisti moderni distinguono fe funzioni del capitalista (locatore di rfsparmto) da quelle dell'imprenditore; il primo ha un inte– resse, il secondo ha un salario al pari dell"operaio, derivante dal proprio lavoro di direzione e di sor– veglianza. Tale forma di lavoro sar!)bbenecessaria in qualsiasi sistema di produzione. E solo agli scrit– tori ortodossi che può parere raggiunto il massimo di utilità anche nelle presenti locazioni del lavoro. Questo, secondo gli edonisti-matematici, è una condizione limite e tendenziale che presuppone l'in– tegrale sviluppo della Freedom economica. Il caso in cui, sotto il generale influsso della domanda ed offerta, l'operaio possa scambiare il suo servizio-la– voro contro Il prezzo e prodotto più possibilmente rimunerativo, è lungi dall'essere attuato. Le forze economiche monopolistiche e il dominio dell'intra– presa hanno dep1·essol'ofelimità della classe lavo– ratrice, cosi che, se questa fossedi già !_ibera, eman– cipata dal giogo del capitale, come dicono i socia– listi... correnti, essa pareggerebbe i gradi finali di utilità (ofelimità elementare) dei suoi servigi ai gradi finali dei servigi-capitali, che lascino un mar gioe all'imprenditore, come misura del limite del– l'interesse. Nulla perciò vieta di supporre che un m~iore sviluppo della ofelimità operaia, neces– sariamente derivato dalla mobilizzazionedel lavoro, renderebbe sempre minore tale margine d'inte– resse; ossia, ciò che è già in via di avveramento, si avrebbe un deprezzamento del servizio-capitale. Allo stato limite, essendo la concorrenza come insegna il Walras, una serie di tentativi continui per attuare fra i prezzi di vendita e di costo l'equa– zione necessaria all'equilibrio economico, si avrà come conseguenza: a) il prezzo di vendita del la– voro (salario) è uguale al suo costo. Ciò indiret– tamente significa che la somma di pene necessaria alla confezione delle merci da lui prodotte deve essere uguale alla pena che gli procurerebbe la produzione delle merci contro .cui scambia il suo salario: ossia la mobilizzazione del lavoro dAvees– sere uguale alla somma di pene effettivamente ero– gate a produrle. Questa uguaglianza impedisce che un eccedente gratuito vada a vantaggio dell'im– prenditore; onde b) il fitto del risparmio tende a uguagliarsi al fitto netto del capitale. L'effetto è dunque la declinazione dell'interesse, cioè di quella parte del profitto che abbiamo escluso dalla rimu– nerazione dell'imprenditore ( Unternehrne1·ge1ctnn). Inoltre, sebbene il risparmio abbia origine psicolo• gica (astinenza), esso si traduce, come gli stessi edonisti possono agevolmente ammettere, nel– l'acquisizione di cose inconsumabili (beni esclusi– vamente strumentali) o non consumabili economi– camente, in virtù del teorema, analiticamente svolio dal Wicksteed, (') che oltre una certa quan– tità (funzione) la utilità di un bene (vartabtle) diventa incomoda (dtscomodtous). Cosi sviluppan– dosi l'ofelimità e la possibtlità di produrre il ri– •parmio, diminuisce il divario dei gradi marginali comparati con l'utilità degli altri servigi, compreso il lavoro, ossia il fitto del risparmio tende a zero. Sicchè sotto la pressione della piena libertà econo• mica della classe operaia, mediante la regolazione del corso del valore dai suoi servigi, si avrà una esplicazione del massimo di benessere sociale, sia col ridurre il guadagno dell'imprenditore ad un salario operaio, sia col ridurre l'interesse. Diciamo rUlurre, perchè la sua eliminazione non è social– mente utile. perchè esso, come hanno mostrato Wieser, Bom-Bawerk, Pareto, Merlino, è il prin– cipio regolatore ed automatico della ricchezza tra (') W1CKSTBBD, AlJ)habetor BconomlOScttnce, pag. f.6 e aegg. i molti possibili. Oli economisti matematici direb– bero che il prezzo del servigio dei capitale in rap• P.Ortoall'ofelimità decrescente di esso è tale che 11 loro limite è una derivata: cioè a dire che o~ni incremento della variabile (ofelimità) corrispettivo agli incrementi della funzione (interesse) tende a zero. Ma il limite non è mai raggiunto, per quanto •'immagini infinitesimo. L'interesse intanto perderà il carattere di classe, perchè lo sviluppo dell'ofelimità operaia lo ren– derà accessibile a tutti, e lo socializzerà nei senso che crescerà sempre più il numero dei partecipi al po,sesso del corrispondente risparmio. Così Jn tutte le società per azioni, i portatori di queste, lungi dal diminuire, secondo la legge dell'accentra– mento capitalistico, tendono sempre più ad aumen– tare. (') Onde il possesso del capitale si genera– lizzerà, non si abolirà la sua appropriazione, come pretendono i collettivisti e comunisti. E si potrebbe perfino sostenere che l'istesso Marx, ammettendo il capitalismo siccome il sistema di negazione della propriJ)là (fondata sul lavoro) e arrivando con la negazione della ne~azione all'affermazione della proprietà mediante 11 socialismo, non avrebbe - se vivo - che da accentuare questo lato della sua dottrina per venire ai medesimi risultati del so– cialismo liberista. Nonè dello che socialismo debba essere sinonimo di abolizione della proprietà: que• ste definizioni giuridiche esorbitano dall'ordine economico delle ricerche marxiste. D'altronde lo stesso Marx riconosce che il capitalista, in senso economico, non è possessore del suo capitale men• tre questo funziona nella produzione: (') il carat– tere sociale della ricchezza capitale è cosi indipen– dente dalla forma giuridica della ,ua appropriazione. Man ed Engels hanno sempre parlato di questa contraddizione tra il carattere sociale della produ– zione moderna e le forme giuridiche corrispon– denti. Ma i neo socialistt si trovano in una posi– zione logica vantaggiosa, se affermano che questa contraddizione è semplicemente verbale, dal mo– mento che l'attuale modo di produzione consente la corrispondenza degli attuali rapporti sociali di proprietà. ... Con l'elevamento dslle rimunerazioni operaie, col diffondersi e generalizzarsi del capitale (socializza– zione in un ,enso nuovo), con la tendenziale ri– duzione di ogni interesse, (') anche gli attuali pro– duttori di risparmio saranno costretti alla mate– riale partecipazione al lavoro. Sicchè una maggior energia produttrice collettiva svilupperà le forze dell/\ produzione e gli effetti ,utili della ricchezza. Crescerà così ii numero dei capitali personali. La produzione di questi capitali si effettuerà anche nei senso di raggiun~ere il massimo di ofelimità. (') Oggi, le prime condizionidell'equilibrio economico, quale si spiegherebbe nello stato limite d'un per– fetto regime di competizione, non sono in atto, sia per l'incrocio delle tre organizzazioni economiche della libera concorrenza, dei monopoli privati e nscnli e dei monopoli collettivi, sia per l'imper- (1) E ciò che vuole dimoalrare Il N1TT1, &••' 1ur le• t:arla~ tto1u au tau.v de l' Ba:comptc, per gl'lttltutl bancari europei, In cui Idividendi decrescono e Ipo11e11orldl azioni crescono aempre più, pag. 38, ('J Da, Kapftal, Voi. 3.', Parle I, P•tr· Sl5. <') LBROY Bt:ACLIBU, tn E,.a, .ur le répnrtfllon du rtchu,u, pone anche lui nella decreacente eMlmltf\ del risparmio, clot a dire nella ere.cente o(ellmilà della 1ua produzione, la causa principale della decrescenia dell'interesse. (') P•nsTo, cour, d'Hcon. pom,, par, 75 a t6t, atudia la pro– duzione del capitali peraonall In modo aff'alto originale, dando coat unn bue nuo't'llalla teorica del!& popolazione.
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