Critica Sociale - Anno VIII - n. 16 - 1 ottobre 1899
252 CRITICA SOCIALE cialismo è lo stato limite dell'Istesso corso naturale della società economica attuale. Per la concezione marxista il moto economico sarebbe tale da accen– trare la ricchezza sempre più in modo da renderla avocablle alla collettività per uo esercizio sociale del modo di produrla. Per il socialismo dei neo– liberisti, o, per meglio dire, per i neo-socialisti del liberismo, aoalogameote il socialismo è il pro– dotto della società economica presente in quanto po~ pienamente ed integralmente svolgere tutte le energie di cui è capace, lasciando sotto l'imperio della Freedom economica le sue condizioni di equi– librio. Perchè le condizioni dell'equilibrio hanoo uoa or~nica interdipendenza mondiale, e poichè i princ1pii liberistici ooo sono che parzialmente applicati, oe segue che la Ubertà economica è anch'essa un programma da venire, non ancora escogitato da nessun popolo oella sua integrale efficacia. Le classi che detengono il potere atten– tano ogoi gio1•00a q,uesta libertà industriale, na– zionale ed internazionale, producendo così quei molteplici danni e quel disquilibrii sociali che, lungi dall'essere il prodotto delle leggi mercantili, sono proprio l'effetto della loro violentaziooe. È chiaro che tali classi sopraffattrici oon hanno nessun interesse a spogliarsi del loro monopolii e delle loro rendite, artificialmente prodotte con la spoliazione altrui: quindi l'astratto appello al libe– rismo dOtll'lnate è anche qui senza effetto, se non si stim9li un poderoso movimento di classe liberi– stico. E perciò che la formulazione liberistica dei neo -socialisti non potrebbe, pensiamo, essere spoglia di un contenuto di classe. Il Pareto, e più ancora il Jevons, (') attaccano ogni organizzazione delle masse operale per modiHcare le condizioni del mercato, ma solo In quanto queste masse attendano ad impedire la libertà economica. In questo senso. il liberismo socialista, pur essendo un movimento di classe, noo dovrebbe essere, o dovrebbe cessare di essere, una lotta di classe. Esso dovrebbe mirare alla regolazione del corso del valore del lavoro ed alla piena libertà di regolarlo. Sviluppando uo po' meglio questi punti, potremo accostarci a ciò che potrà essere Il nerbo delle rndute teoriche del neo-socialismo. . .. Il problema che dovrebbu preoccupare i socialisti d'ora in avanti è quello della ricerca della forma sociale che assicuri un massimo edonistico a tutti. L'economia classica con va(!he dimostrazioni fra– seologiche, la scuola edon1Sta, sulle traccie di Oairnes, con uo formidabile apparato matematico, dimostrano che i mezzi per asseguire la utilità massima le sono forniti dal regime della libera concorrenza, o, come dice il Marshall, dalle com– petitive (orms o( Business. Un problema, dice il Pareto nel suo maçistrale Corso di economia po– ltttca, (') è determrnato quando il numero delle condizioni economiche (equazioni) è uguale al nu– mero delle incognite. E ciò è vero per l'equilibrio ( 1 ) In a<mere gli edonl1t1dlmoatrano che la lotta t:-a O\)era.l e capltallall conduce ad una distruzione dl rlcchn:za. in quant, Il suo eff'etto à di intralciare hl loro reciproca libertà economica. Ma non 111a vedere dove flnl1ca la lotta (leghe di reaistenra, scio• peri) e do•e ~omlncl Il modo di regolare Il nlore del la,·oro (Borie di lavoro), Vedi PARttTO, Cour.t d'Hconomle polEttq1e,e 1 pa– gina 1st e aeg.: In cui le organliiulonl opera.le sono rappreun• late come Il protezionismo operalo eontra ppo81o a l protezlonl1mo horeheae del gonrn:.nll: li ltberlamo appare perciò etrettl•amente come uno alato aoclale In cul l'anllteal di clo.11e1ia ceg,ata. Vedi anche JEVONII, Economia poUUca, Cap. VIII, lo cui In generale 11 tende a mottrare che Il movimento operalo come opposltione agl'Jmprendltorl rlace dannoao, antieconomico, 1gll 1tusi operai. {1) Prfne(pt1 (l' BcoJtomlevure, pag. tJ. economico. E poiché tra le equazioni sooo quelle che assicurano il mas31mo di orelimità (utilità subbiettiva) nei senso che ciascun contraente oon è indotto per coercizione o monopolio a fermarsi prima o dopo che il grado differenziale di utilità delle merci per lui sia ridotto a zero, ne consegue che il libero scambio o concorrenza procura il massimo di utilità a tutti i membri del gruppo catallattico. Ciò che è vero per lo scambio è vero anche pe,• la produzione. Se uno Stato sochlista potesse positivamente dirigere la produzione non potrebbe, pe,· raggiungere il massimo benessere, che assegnare agl'impieghl della ricchezza quel mede• stmo corso che seguono nel 1·egtme della libera conco,-renza lndustrtale. (') Dunque i neo-socialisti, proposlisi il quesito della forma sociale più utile e rigettato il concetto della socializz:aziooe conomica,devono, secondo le previ– sioni possibili,aderil'e, come implicitamente E.Bern– stein ed esplicitamente Arturo Labriola, a questa veduta della scuola liberista. È da tal punto che dobbiamo tentare di dedurre le linee generalissime del ouovo sistema teorico dei liberisti-socialisti. Ohe essi cadano o non cadano nei borgheslsmo dipende dal tono e dalla po,·tata che vorranno conferire al loro sistema. Ed io suppongo che il criterium dlvtslonts che li separa dai liberisti dello statu quo sia quello di creare un liberismo di classe: quello operaio. Il Pareto riconosce tre forme di libera concor– renza: dei prodotti, dei capitali e delle intraprese; pel liberismo integrale codeste forme debbono coesi– stere. Essendo il lavoro uoa merce, cioè un servigio la cui orelimità ha un prezzo in numerario, esso dovrebbe essere compreso nella prima forma. Ma uoa difficoltà si oppone a tale sottoforma di con– correnza: la mancanza della sua mobilizzazione. I socialisli-llberistl hanno in vista: a) lo spirito di soctalttà; b) lo spirito eguauta,·to; epperò deb– bono attuare, mediante un sistema razionale di self-uoverneme11t da parte della classe lavoratrice, quella mobtltzza;;lone del lavoro, da cui, secondo G. De Molinari, (') dipende la risoluzione della questione operaia. SI raggiungerà cosi la libertà dei lavoratore di fissare il corso dei valore de' suoi servigi produttivi. Ora qui si vede che ò proprio l'essenza del so– cialismo, come direbbe il Merlino, che si coglie i11 una delle sue forme possibili. Infatti il socialismo ha mirato sempre e dappertutto ad abolire l'infe– riorità o antagonismo del lavoro verso le condi– zioni della sua realizzazione (capitale); ora, se la libera concorrenza può generare l'equazione per tali condizioni economiche, essa è uno dei mezzi per attuare il socialiSmo. (') Quando il corso del valore rientrerà nel grado della Freedom, se una usurpazione esiste {plus valore), essa verrà elimi– nata mediante l'eguaglianza dei gradi di utilità del servizio-capitale e del servizio-lavoro. I marxisti intanto dicono che il servizio-capitale è l'istesso servizio lavoro, perché la sua genesi è proprio nel lavoro... altrm. Quindi una giustizia distributiva mediante le vie dello scambio è irrag- ( 1) P.Ur,llTO, Cour, d'ECOII, J)OlU., Voi. II, pag. 30 e segg. ('J Not. tona. d'Hcon. polU, pag. 606. ,•> La negazione (I\Uada.Uarx della teoria corrente, per cui tra lo.,·oro e capltnle vi ala un rapporto 1oclale di p11rteclpazlone al )'lrodotto, • la soatltuz\one della pro1l01lzlone per cui la forza di lavoro è una m~rce, diviene un 1ovr:i.rpo 1to necessario del neo• liberismo oper:ilo. Anche qui il t oclall,mo non al ridurrebbe ad una quf1Uone di dlllrlbu,1lone di riccheua, che è Il rlmpro,·otro che li Pareto muove " tutte le 1cuole 1oclal11tlche. Però, mentre pel maulemo à Il radicale rholuzionaral dello. produzione, pel llberltmo aoclale è una qui1th1ne di 1co.mblo: Il prime nega 11 menanUllemo, Il secondo lo aff'erma.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy