Critica Sociale - Anno VIII - n. 16 - 1 ottobre 1899

CRITICA SOCIALE 251 circolare, l'abbia già riportata per intero nel m1o appena tollerabile francese - mi c,pita di leggere nell'ultimo fascicolo del Mouvem1mt Soctaliste un articolo apologetico, che Paul Dramas dedica al caso Millerand. E sia dell'apologia! Aperta !'in• chiesta, è chiaro ci avesse ad essere il p1·0 ed il contra. Ma il Dramas, tao to per mettere in piena luce le buone intenzioni del signo1• Waldeck-Rous– seau verso gli operai, cita il seguente brano d'un discorso, che questi tenne a Roubaix nel '98: « L'in– tento è di condurre il salariato alla proprietà commerciale ed industriale. Il lavoro deve uscire dall'isolamento mediante le organizzazioni collettive. Occorre che in un prossimo avvenire il capttale lavori e il lavoro possegga.:» Evviva il signor Waldeck-Rousseau ! Coteste peregrine sciocchezze ebbero, per ragioni spiegabilissime, corso e voga 1 prima, durante e dopo il 1848, fra i rinnegati del Saint Simon, fra i Proudhonisti da cabar·et e fra i volgm·isti della economia apologetica uso Dupont-,Vhite e simiglianti, ma ora non si tollerano se non in bocca all'ameno prefetto Worms Clavelin della saporitissima trilogia di Anatole France. O che Clavelin fosse stato promosso? A. L. iJ settembr~ '99, NUOVI ORIZZONTI SOCIALISTI Marshall, indagando le forme caratteristiche del fenomeno ecoobmico moderno, le assomma tutte nella competizione, la quale impone la libertà del• l'industria: Freedom o( Indust1iJ and Enterprtse, o, più brevemente, Economie F1·eedom. (') Gli eco– nomisti veggono, nei sistemi collettivista e comu– nista dei prodotti, fallaci idee, e teoriche che con– travvengono proprio alla natura stessa del fatto economico, che è la spontaneità e l'automatismo. Il prof. Antonio Labriola, a proposito della crisi del marxismo, dice ch'essa consiste nel semplicis- 8imo fatto che « certains s'en vont et d'autres s'affaissent en ruute •· (') Ciò sarebbe vero se i c1·isisti, come dice il Bonomi, combattessero il so– cialismo marxista da avversari, laddove essi, a dif– ferenza degli economisti, sono solleciti di cercare una forma teorica più soddisfacente all'odierno movimento socialista. Il Merlino, dimostrando la inapplicabilità del comunismo e del collettivismo, ha sentito il bisogno di avanzare un nuovo piauo di riorganizzazione sociale. ( 3 ) Il Dernsteio, refu– tando tutto il corpo delle dottl'ine marxistiche, riafferma il suo credo socialista, pur rigettando l'ipotesi d'una ricostruzione sociale. Arturo La– briola (') dimostra che l'inevitabile conse~uenza della critica che Derostein muove al marxismo è quella di ricacciarlo sull'istesso terreno della so– cietà presente e nel campo della vituperata scienza officiale. Oppugnata la teorica del valore e del sopravalore marxista (Bernstein, Graziadei, ecc.)j 1·igettata la teorica dell'accentramento capitalistico (Cornelisseo, Tcherkesoff, ecc.), e conseguentemente la concezione cosi detta catastrofica, cioè l'inevita• bile fatalità del nuovo riorganamento sociale comu– nista (Merlino, Sorel, ecc.); assunto come tenden– zioso il materialismo storico (') (Arturo Labriola); (1\ MARSBAL, Economie of Industrv, J)&g. lii e segg. ('J Mouvement soclallste, N. S, pag. 458: A 1uopo1 du Uvre de Ber,Mtein. ('J MBEtLJNO, Forme, et ,,senoe du socfaH.1me. ('J Lo Revue ,oc"1lflfe, juin '99: Bern,tdn et le socialtrme, pa– gina 663. (•) RtltlutJ sooiall,te, ivi. Nol qui cerchiamo 1olt.anto di indurre quale dovrà eaeere la posizione teorica di code1ti antimar:r.i1ti del vecchio edificio marxista non resta in piedi proprio nulla. Ma tale conclusione non ci autorizza a credere che codesti antima1·xisti siano costretti ad abbandonare le vie del socialismo. Il fatto per cui il marxismo ha subito gli attacchi che gli ve– nivano dagli avversari con una grande forza di resistenza neppure ci aftìda, come il Labriola af– ferma, che le nuove critiche, che i socialisti stessi muovono al marxismo, possano passare senza effetto nel pensiero della democrazia sociale. Infatti il Bernstein si accinge coi suoi epigoni a porre sul tappeto del partito le sue idee, e, da noi, il Merlino attende a spingerci ad una revisione delle nostre dottrine nel prossimo Congresso socialista. Uno dei più gravi rimproveri che si son mossi ai marxisti è la funzione limitatamente critica che si sono assunti di svolgere, allontanando con la taccia di utopismo ogni discussione intorno alle modalità, ai sislemi, alle forme della società. collet• tivista o comunista. Il Pareto, nella sua cfitica del Capitale,(') dopo aver mostrato la funzione social· mente utile del capitalista, rimprovera al Marx di aver trascurato il vero problema dell'economia politica: la ricerca dei mezzi per ottenere il mas– simo di benessere per la società. I crtsist.i insistono sulla necessità di porre in discus~ione i principii direttivi delle ricostruzioni socialiste, ed appena accintisi a tale opera: hanno dichiarato inattuabile il sistema unitario, socialmente diretto, della p,·o– duzione economica. Sicché essi non solo rigettano il sistema o la forma di critica marxista degli attuali rapporti sociali, ma dimostrano infondata la finalità logica che l'attuale movimento socialista ha segnato nei suoi programmi: la soctalizzaztone ... dei mezzi economici di produzione. Essi in fondo ritengono che la socializzazione (comunistica o col• lettivistica) è praticamente: a) impossibile; b) di– sh·uttiva dei coefficien!i di produzione, epperò della ricchezza sociale. Poiché il nuovo problema socialista si pone cosi: « Qual è lo stato sociale che assicura la più grande somma di benessere pe1· l'ìndlvtduo eper la specie? » e poiché si è trovato che nè il collet– tivismo nè il comunismo consentono di raggiungere tale massimo di felicità, ne seguirebbe che lo stato sociale presente, qualunque esso sia, è fatalmente necessario o inutilmente rirn:utabile. Ma l'economia politica officiale invece ha già risolto il problema proposto, nel senso che sia il regime della libera concorrenza a produrre questo mamtmum di ofe– limità (utilità). Arturo Labriola crede irrefutabile tale dimostrazione. Egli perciò accetta le vedute del Bernstein, che la nuova fase del socialismo debba essere un ritorno al liberismo originario, prjma che fosse stato volto a scopi capitalistici, (') cioè a _dire un lil~erismo sfornito di qualsiasi con– tenuto di classe. E chiaro però che, dovendo segui· tare a svolgere la loro azione in seno al movimento socialistico, che ha generalmente funzione di classe, le idee dei neo-liberisti obbiettivamente si tl'adul'– rebbero, se fossero destinate a radicarsi, in un liberismo di classe, il liherismo del proletariato. Questo nuovo socialismo liberista è una formula– zione analo~a a quella del marxismo. Per il marxi– smo, al pari che per questa nuova veduta, il so- nell'orbita delle loro convinzioni eoclali1te, tenendo lontana ogni critica di esse. Ma vogliamo eolo notare che la tendenziosità del materialismo storico, Inteso come 1pec1ftcato mezzo inventato da Mar:r per giuaLiftcare le sue tendenr.e comunl1te, ci pare un ar– gomento troppo 1081tlco. All'iatessa ruisa nel sillogismo le pre– messe maggiore e minore sarebbero tendeulo1e perche prepa– rano la conseguenr.a. (I) E,tram di PAOLO L•PAROUB, pag. LXJ:r.. (1) &,n.u ,oalalUte, hl, pag. 677.

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