Critica Sociale - Anno VIII - n.15 - 16 settembre 1899

CRITICA SOCIALE 235 può difendere la piccola proprietà. perchè ciò facendo dil'euderebbe p,•oprio quello stato di fatto che pro· duce la miseria del contadino e quella dell'ag1~icol– tura. dimostra poi che la trasformazione dello Stato di dominio in uno stato democratico avvantagge– rebbe sovratutto la popolazione campaguuola e quindi il ceto dei contadini. La trasformazione del sistema tributario, l'abolizione dell'esercito ptw• manente. la diffusione della cultura tecnica e ge– nerale, l'autonomia amministrativa, e così via, rap– p,·esenterebbero un complesso di rifor·me, dalle quali la popolazione campagnuola, e quindi i pic– coli proprietari, ritrarrebbero assai maggior pro– fitto che non da tutte le demagogiche riforme esco– gitate dagli agrari e dagli antisemiti. Ora, e senza quasi volerlo, Kautsky si trova in– nanzi ad un quesito, cui egli non può rispondere senza contraddirsi: postochè le rirorme enunciate possono sollevare il ceto piccolo-proprietario dallo stato di depressione in cui \'egeta, non appare egli evidente che vi sono delle cagioni di miseria 1 cui ò soggetto il piccolo propl'ieta,·io, le c1uali nou si ri– cavano all'alto dalla esistenza della proprietà tale e quale, e che possono quindi rimuove1•si, senza rimuove1•e la proprietà della terra 1 Evidentemente, si, per le coso delle dal Kautsky i•tesso. F.d allora tutto il dibattito si riduce ad una questione di limiti e di misure, cioè a dire, trattasi di ricercare quali siano questi mali e se i, rimedi proposti siano ade– goati. La coadanna p1~onuuziatacosì frettolosamente contro la proprietà coltivatrice pare dunque suscet– tiva di revisione, dal momento che si ammettono cause di deperimento non congenite alla proprietà coltivatrice istessa, ma dipendenti dalle condizioni politico-fiscali del tempo. La proprietà coltivatrice non farebbe eccezione nel subire le malvagie in– fluenze di un cattivo assetto politico-fiscale, perchè anzi condividerebbe questo carattere pure con la grande produzione agricolo-industriale. Natural– mente. a causa della sua stessa esiguità., sarebbe più dell'altra esposta a tali influenze, ma la que– stione sarebbe di grado e non di qualità. A ciò si aggiunga un'altra peculiare ragione. Opina giustamente il Kautsky che lo Stato socia– lista non è punto nemico della piccola proprielil coltivatrice, la quale, essendo un mezzo di produrre la vita materiale del coltivatore istesso, non divide con la grande produzione l'indole sfruttatrice e di dominio. Essa potrà benissimo esistere accanto alla proprietà di Stato, così come il mestiere indipen– dente e non meccanico continuerà ad esistere ac• canto alla produzione unitaria di Stato, ricevendo anzi un maggior incremento dalla trasformazione socialistica, la quale, afforzando le te11denze indivi– dualistiche del gusto, permetterà un massimo fio•:re dei mestieri artistici indipendenti ('). La evidente influenza dei socialisti fabiani inglesi su queste idee del Kaulsky (') non toglie nulla alla loro giustezza, anzi è da deplorare che esse abbiano impiegato .tanto tempo a spuntare in Germania: ma esse ci stanno dentro come a pigione, nel sistema tutto d'un pezzo del socialismo teutonico, e se rappre– sentano una graziosa concessione ad un indirizzo (') V. Il capltolo So:l'lll,rnuu ,ma Klehtlletritb, p11g.UO e seg. dell"opera che esaminiamo. t•) Housos. The evolutlon o/ modern capUalism, London, t8!li, e ORA RAM WU.LAS, Prop~rrv under SocfalUm, nel Pablan H11a11.r tn SoctaU.rm. i;; 111 corrente nlla quale si riattacca dirett&menle il Merlino, col suo P1·0 e contro il .roctatumo. Si consideri poi r.he pereino Engels ha ammeHo la couittenra. della proprietft. contadine,ca col sistema soclalielico. Insomma quelll, che ftccu~ sano Il Merlino di eresia, dimenticano che tale ernia sta quasi a braccelto con la ortodoS!!ia. e si separano solo ad un certo punto auai difficile a precl&are. e,•identemeote più corretto del socialismo, tradi– scono una tutta diversa filiazione ideale. Ecco qui il Kantsky che, in ossequio all'ortodossia marxista, ci descrive il lacrimevole massacro della piccola propi-ietà, nella parte teorica del libro, e poi ce la dà per rivissuta in seno alla società. so– cialistica, nelle ultime pagine del libro! Se, come si sta predicando da mezzt1 secolo. la piccola pro– prietà è « destinata ~ a morire, come va poi che non muore più. anzi piglia un buon cordiale e con quel farmaco io corpo se la spassa allegramente in piena società. comunistica 1 Non soltanto i pi1icoli proprietari di terre, ma in ge– nerale i propriel,ari di piccole aziende produttrici, anche quelle roggia.te sul mestiere, non hanno nulla atralto da temere da una viltoria del proletariato. Al con– trario! (pag. 440).... l'i fronte a tutto ciò, di front.e al– l'interesse che un re~·ime socialistico deve avere a che la produzione agricola segua senza disturbo, di rronte alla grande imporfanza uociale che allora la popolazione agricola acquisterà, 11011 òaffli.tto verosimile che si abbia da. adottare la violenta espror riazione, per rendere ac– cessibili alla popolaz iune co11tadinesca i vantaggi del modo più perfetto di 1- roduzi1,ne .... ('pag. 443).... Con la società. capitalistica po:;sono ·perrettamente accord11.rsi aziende economiche ind,pendcnti tanto nell'agricoltura, quanto nella manifaLtul'&i per l'una. e per l'altra val• gono le stesso osservazioni. Che il terreno ed il suolo, sul quale JavorRno, sia propriotà privata. o di Stato. potrebbe essere affatto indifferente. Ciò che importa à la. cosa., non il nome, gli etretti economici e non le ca• tegorie ol.!onomiche (pag. 444) ( 1 ). Ora questa posizione è per il Kaut,ky all'atto insostenibile. Se dunque c'è una specie di piccola proprietà colth 1 atrice, che può sopravvivere alla catastrofe capitalistica, che anzi, come riconosce agevolmente il Kautsky. pub corrispondere ad un modo di produzione più e~nomico di quello su grande scala, perché non pigliare - sin d'ora - tutte le misure, che valgano a salvarne e ad assi– curarne resistenza 1 Un solo argomento potrebbe opporsi, ma l'oppositore .Jo·,rebbe essere un liberista, e poi finirebbe con l'a~bandonarlo, perchè l'argo– mento non è punto liber:sta, essendo semplicemente sciocco: ma perchè pii~liaro delle misure a van– taggio della piccola proprietà, quando non se ne pigliano a vantaggio della grande I Se la piccola proprietà ha bisogno d'aiuto per vivere, è segno che di per sè è incapaco di til'.lre innanzi e quindi deve cedere alla grande, che per ciò solo è pitì economica. A ciò si risponde che non si domandano misure a favore della piccola proprietà, riguardo a carat– teri che essa abbia comuni con la grande, ma solo per quelli che le son pei:uliari, la qual cosa frustra il confronto. Il piccolo a1fitto è r,,so, per esempio, dagli alti fitti; la piccola proprietà dall'alto valore d'acquisto; l'uno e l'altra dalla mancanza di ca– pitale. Misure, dunque, che ten,tessero a limitare, come in Irlanda, i fitti e i prezzi d'acquisto, ed a ('I Il Merlino dice: • Noi pouiamo Immaginare una socle1à In cui la terra ,ia aouopoua al regine del!a proprie1à privata .... Se in una tal socielà e11l11teuna eg11al{lia11ia relativa di condi• zionl ed uno scambio di 11er\•i1.I, i prlnci1>il e,111nziali del soci~• ll&mo ~aranno realizzati. Ma un tal 11l11temanon sembra capace d'una larga apJ>licazione • (Fornu:.r •t u1u1c4 du .rocfalilm4 1 pag. 13J. - tn fondo 111 è più d'accordo che n,rn sembra, fra 110- cialisU 1 Natur11lmente cl sarebbe da d,unand ltlll se le opln1ool del Kauteky non abbiano sublto an~he e.ne l'i11ftuen1,a dei recenti studi del Bernslein e del Merlino.

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