Critica Sociale - Anno VIII - n.15 - 16 settembre 1899

232 CRITICA SOCIALE cato congegno di queslo genere. Provatevi a spo– stare uno qualsiasi degli amminicoli di questo con– gegno - aggiungete ai due voti, che furono per l'assoluzione, un terzo , 1 oto che avrebbe costituito la cosidetta minoranza di favore - togliete uno di quei voti, rinforzando immensamente (sei contro un svio) il valore morale della condanna - dimenti– cate le attenuanti, che riducono a poco meno di nulla la pena residua dello sciagurato capitano - aggiungete la degradazione, che 1·ivolta gli spi– riti ben più del carcere stesso - sostituite alla parola lusinghiera cli Demange racre assalto di Labori al militarismo cinicamente fraudolento e servilmente ingeneroso e feroce - qualunque alte– razione voi tentiate, il risultato vi manca. Nessun giudizio spontaneo, nessuna giustizia che non fosse abilmente e accortamente politica, poteva darvi un verdetto così mostruoso in sè stesso e cosi mira– bilmente rispondente allo scopo. E poichè l'assolu– zione o la condanna significavano ugualmente la Repubblica messa a repentaglio, era dovere del Governo di intervenire cosi. E, al postutto, il verdetto di Rennes, di fronte all'agit..'lzione che tiene in fermento la li'1•ancia, trova il suo esatto riscontro nell'indulto con cui il generale Pelloux rispose all'agitazione italiana per l'amnistia. L'uno e l'altro - verdetto ed indulto - riducono la condanna a un rimasug1io esiguo di pena, mantenendo inalte1•ate le sentenze; attenuano l'insurrezione del sentimento ribelle e salvano al tempo stesso il prestigio formale della magistra• tura militare, che là l'assoluzione di Dreyfus, qui una pronta amnistia, avrebbe schiarfeggiato in pieno \liso. L'uno e l'altro sono la risultante meccanica di forze che si fanno equilibrio: l'uno e l'altro sono alti polilici nei quali la giustizia e la logica astratta non han che vedere. Con questo di vantaggio per la Repubblica fr3n– cese: che il nuol'O processo ha denudate tante e così laide \lergogne dell'alta camorra militare, che il colosso militarista ne rimase come screpo– lato dalla lesta alla base. Una grazia prematura al Dreyfus avrebbe coperto di un velo ciò che il pro– cesso di Rennes ha sciorinato agli occhi di tutto il mondo. E, in un ambiente sciovinista e infatuato di gloria militare come è quello cli Francia, questo risultato, che spostò una parte cospicua della pub– blica opinione francese contro i pennacchi ed i galloni, ed ebbe un contraccolpo così vasto nella pubblica opinione di tutti i paesi civili, è un ser– vizio inestimabile reso alla Francia ed all'umanità. Il verdetto di Reunes è il compromesso, l'armi– stizio d'un giorno; è il massacro, pel molllento, evitato; è la Repubblica in piedi, col pugnale mi– litarista che le sfiora la gola. L'indignazione obbli• gala dei revisionisli per quel verdetto è destinata a svampare colla non lontana liberazione dell'infe– lice capitano, alla cui smunta figura di innocuo cir– conciso la ironia della storia pose intorno lo sce– nario formidabile che converrebbe a Prometeo. Ma il militarismo francese, vincitore nella forma, vul· nerato profondamente e minacciato nell'essenza sua, vive e rimane in agguato, con tutta la coorte pa• rassita che in esso vede il suo strumento e che gli fa corona. Spuntare per sempre quel pugnale so– speso, profittare della tregua per organizzare in– torno a sè le forze giovani e piene di slancio che sole possono sventare le insidie e le rappresaglie del Polifemo militare, è questa la missione, è questo il dovere augusto del Go1•erno repubblicano. Av1·à esso la coscienza, l'accortezza e la forza necessarie all'uopo! Intanto la partita non è che rimessa, e Sèvertne ha ragione. La séance continue. LA CRITICA SOCIALE. B1b 1meca uino H1 Il Lock-out danese Sull'esito della grande battaglia ope1·aia combat– tutasi testè in Danimarca i giornali quotidiani d'I– talia non dettero che notizie monche, contraddittorie e tali da lasciar l'impressione di una mezza scon– fitta. Siamo perciò ben lieti di pubblicare questa lettera che ci dirige, io italiano, dal teatro della guerra, un nostm bravo compagno danese e che getta ben diversa luce sugli av\lenimenti. Cop,maqhttt, 5 ,etumr.we 1899. E finito il tock-oul dllnese. Ieri ru accettato dalle asserubloo ger..erali degli operai e dei padroni il trat– tato di pace, e alla flne di questa. settimana sarà. ri– preso il lavoro, sospeso da sedici settimane. Questa lotta sociale, fatte le debito proporzioni, ru la più grande che mai il mondo abbia vista. E finisce colla vittoria degli operai. Il risultato formale della lotta. è lo status quo arale bellum. Tutte le convenzioni fra operai e padroni, sta– bilite prima dello sciopero padronale, resteranno in vigore; nessuna delle pretese dei padroni sarà. mossa ad effetto. Tutto l'•mpiego di forza.dei padroni si mostrò inorllcaco; irli operai li hanno messi in rugn, salvando le proprie organizzazioni, frutto del movimento socia– lista dell'ultima. generazione. Distruggere le organizzazioni operaie o trasformarle in corporazioni dipendonli dal capitnlismo, in istru– menti di uno srrutLamento ancora più sistematicamente feroce, tali erano le intenzioni principali dei p!l.droni, quando al 19 di maggio hanno dichiarata la guerra. Il meraviglioso sviluppo del movimento socialista li aveva impauriti ed irritati; l'irritazione e la paura li indus– sero a quella dh1perata risoluzione. Questi ultimi anni hanno visto u11notevolissimo pro– gresso nel movimento degli operai tfanesi. 11 Social– Demokrateti, che ha p!U di 40.0UOabbonati, è il giornale più diffuso che esista in Danimarca.; altri 12 giornali socialisti nelle provincie conta.no insieme 30.000 abbo • nati. I voti socialisti nello ele1.ioni crebbero dal 1895 a.I1898del 33 per cento, ossia da 25 000a 33.400.Dal \8\)6 al 1899 il numero degli operai organizuti sall da 42.000 a 80.000,cifra cbe rappresenta. molto più della metà degli operni industriali del paese. Ma questi numeri non esprimono che una parte dei progressi ottenutì. Invero da un lato si consta.la un elevamento continuo dello standard of life degli .opera.i danesi, e dall'altro uno sviluppo in essi di coscienza proletaria; il migliora– mento delle conf"lizioni materia.li non rece che rendere i nostri operai più tleramente e implacabilmente socia– listi; le loro riunioni - politiche e proressionali - si penetrarono sempre più di spirito socia.lista. Parallelamente maturava nei padroni il proposito di paralizzare questo moto con un colpo violento. La lega. dei padroni di tutto il pat,se, costituitasi nel 1896, di– ventava sempre più minacciosa. E il lock-out generale appariva l'unico meizo adeguato allo scopo che essa si proponeva. La reazione politica in Danimarca è de– bole e impotente; le forze politiche sonn affaticate da un processo di rermentazione e di trasrormazione; il pa,·tito radico-liberale, da molti anni alleato coi socia• listi, ha la preponderanza assoluta. Un attacco ai so– cialisti ed alle organizzazioni degli operai coll'aiuto dell'autorità. non è in Danimarca cosa conr.epibile. Strin– gere gli operai colla rame era la sola via per costrin– gerli a rinnegare il loro pa1~ilo, lo loro organizzazioni, e ad abdicare alle armi della loro difesa. E al 19 di maggio ru dichiarata la. gperra. In una splendida resta, rra un profluvio di sciampagna e grida di e urrab! >, fu celebrato il patto di chiudere fuori dellt> officine più dì 30 mila lavoratori. Nei tre mesi seguenti i 30 mila divenivano 60 mila, un numero enorme per un paese di soli 2 milioni e 250 mila abi– tanti. I padroni affacciarono le pretese più assurde i ricusarono ogni tentativo di conciliazione; mostrarono di volere la capitolazione incondizionata degli operai. Ma il successo è fallito loro. Tranquilli ed impertur• habili 1 sordi a ogni provocazione, gli operai attesero che venisse peì padroni il momento della stanchezza; giunto questo momento, accettarono con 350 voti contro

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