Critica Sociale - Anno VIII - n. 14 - 1 settembre 1899
216 CRITICA SOCIALE contrari alla libertà. Ecco un ,,e,-o liberale e sto con lui. Ma poi dove egli voglia :rndare1 non lo so. quindi ignoro so potrei sempre seguirlo. !Io il pia– cere di trovarmi d'accordo col prof. M. A. Bilia per quanto riguarda la libertà di commercio ed altri argomenti; ma può darsi che, dopo, le nostro vie divergano. Così puro ho motto piacere di essere d'accordo col Massara nell'intento di costituire uoo « Stato eminentemente giusto e egualitario>, ma mi duole che iu sul più bello egli mi lasci solo e segua un'altra strada. In tutti gli atti, nou parlo di rrnsieri, che mirassero .efficacemente a costituil'e quello Staio, o quindi a combattere quello che è ingiusto e non ogualitario, sarei lieto ed onorato d'essergli compagno; ma se quegli alti, ripeto che dei pensamenti non mi curo, finiscono col giovare, sia pure involontariamente, appunto a quello , lato ingiusto, il l\fassara deve riconoscere che chi si dice liberale è logico nel non volerli compiere. Del resto, lo Stato che ora i socialisti dicono di voler costituire e lo Stato che olTetlivamente verrà fuori dall'opera loro sono cose ben diverse; come lo stato sociale al quale miravano i primi cristiani pochissimo ebbe di comune collo staio sociale al quale pervennero i cristiani sotto Costantino o nel medio evo. Tutto ciò è lontano ed incerto, ci sarà tempo per pensarci, ma le male opere dei nostri politicanti sono prossime e certissime, e, se tosto non si provvede, trarranno a rovina il paese. Il Massari vuole costituire « un parlito nuovo, Inconfondibile, altamente e sinceramente liberale :r. Sarebbe ottima cosa e faccio voli perchè ci riesca. Uomini come lui colti, intelligenti; volonterosi po– trebbero; anche se in pochi, giovare assai al paese, ove « altamente e sinceramente• difendessero la libertà. Ma è molto che se ne discorre, anzi alh·e volte c'ero anch'io ed ebbi l'onore di scrivere nel– l'Idea Ltberate, ma poi fui scomunicato dopo che andò via !"amico Martinelli. Sarebbe dunque tempo che, dopo tante parole, si venisse ai fatti e che si vedesse cioè quel partito virilmente opporsi, con tutti i mezzi consentili dalla legge, alle olTese quo– tidiane che Il Governo nostro reca alla liberb\, alla giustizia e forse anche un poco all'onestà. Non è solo in Italia, ma in .tutta Europa, che si oss01·va lo strano fenomeno dei socialisti, i quali, nella battaglia per la libertà, prendono il posto disertato dai liberali, o da quelli che si credono tali. Costoro quasi sempre hanno predicato bene e raspalo male. Dicono di volere salva la libertà da ogni offesa, ma, se questa vien dall'alto, oppongono solo cortese biasimo e blande parole, se viene dal popolo, oppongono carcere e piombo. Per tal modo la liberlà diventa solo il diritto dei politicanti di rubare a mano salva e di opprimere il popolo. Ai politicanti non fa nè caldo nè freddo il biasimo che svapora in parole, purchè nei fatti non sieno disturbali. I nostri depto,·all sono arzilli e gai e seguitano a mangiare a quattro ganascia. essuna meraviglia che la libertà, cosi intesa, ogni giorno piit si screditi. Lasciamo stare ,a teoria, ma nel fatto, in Europa, quasi soli i socialisti op– pongono resistenza emcace alla oppressione dei Governi, quasi soli ardiscono combattere la super– stizione patriotica, che non si de, 1 0 confondere col sano amore rli patria, ed il milita1•ismo. Col dire ciò narro semplicemente un fatto: non divento menomamente socialista, non ritratto una sola parola di quanto ho scritto contro le teorie del Marx. Badi il lettore che il presente articolo è pubbli– cato nel giornale del Turati; del Turati, dico, il quale dal nostro Governo fu chiuso in duro carcere solo perché avente opinioni socialiste; e veda con quanta e quale libertà concede che si discorra delle teorie sue e del suo partilo. Pon~asi poi di fronte a tale modo di operare quello d1 coloro che nei loro giornali non permettono critica alcuna alle istituzioni a lo,·o care, che tolgono al Ciccotti la cattedra di storia antica, che costringono un Pau– taleoni ad esulare, che sequestrano, senza processo s'intende, ogni giornale che parli il vero, che man– dano in carcere o al domicilio coatto chi non la pensa come loro; e poi chi ha sonno dica da qual parte si trovi, non dico a parole, ma coi fatti, vera tolleranza o vera libertà. VILFREDO PARETO. ISRAELE e GESÙ (NOSTRA co1uusro~DEN1.A rARIGINA). Pnl"lgl, ~6 a1101to. Se c'era bisogno per me, e per quanti amano le isti• tuzioni repubblicano della FrAncta, d'una prova. decisiva e trasparente per far giustizia di tutte le preoccupa– zioni circa il pretoso poricolo che la Repubblica corre di questi giorni, sarebbe bastata la. Jriornata de~l'ul– tima domenica. I ventimilR. e più cittadini, fra socla– Jlstl rivoluzionari od anarchici, che il Jounial du peuple giunse a. menare in piazza, non riuscirono a sospen– dere per un Istante solo -la. vita cittadina nemmeno nei tre quartieri di Parigi, dove più si accanirono le dimostrazioni popolari e le provocazioni della forza. pubblica. I trecento feriti, che si ebbero dalle due parti, non provocarono nessuna misura straordinaria del Governo. Alle tre ore di notte la pace regnava di nuovo nella vasta. metropoli, o all'alba del giorno se- ~r~~~rt:,a~Jr~ r~r;~1i:.v: 1 To;~~~!~z~g~i :~~di~;::n l'apatia degli habitué&, i particolari curiosi della. dimo- :tr~!~0z~iti~~f 1 :e ·rnaJr;~~~i:!1b~n~~n;~~fe::0°zdi c~~~:~ ma.tica. Perchè mai la Repubblica dovrebbo essere in peri– colo! La Repubblica., che ha dato alla Francia tutte lo libertà. politiche, senza. misura nò eccezione, che le ha. ,lato nello spedizioni coloniali la sola gloria che dopo Il "70 i grandi Stati d"Europa. han potuto dare ai loro eserciti, che ha aperto al commercio tro colonie come Tunisi, il Senegal o il Madagascar, il cui valore pro– spettico può dirsi inestimabile; la Repubblica, inftne, che ha secondato gl'interessi dei capitalisti dovunque l'ha potuto, ed ha provveduto agli operai nei limiti del possibile in un regime borghese, è in rondo la.sola istituzione veramente popolare cho la Francia abbia avuto noi nostro secolo. I fllistei della stampa monar• chica. italiana fingono d'ignoraro che le crisi attravor– sate dalla. Francia sono state tutte crisi di benessere. li regime repubblicano dura. in Franci& da ventinove anni - ed è il regime che abbia avuto maggiore tlu– rata, nel nostro secolo - ed esso non conta nella sua al-Oria nò una rivolta di contadini, nè una sommossa. di operai disoccupati, nè una dimostrazione di indu– striali sovratassati, como - por non parlare dell'Italia. - no hanno avuto l'Austria, la Germania. e l'Inghil– terra. ( 1 ) Questi son ratti. Donde mo.i atting erebbe· la sua. giustificazione nn moto antirepubblica.no 1 Col Pa• nama, col houlangismo, col dreyrusismo la F rancia. ha. avuto crisi di pletora e null'altro. Le vociferazioni dei politicanti, le imprecazioni del gazzettame, il turbinio dei demagoghi, tribuni eri a mici del popolo, della pila varia specie e coloro, hanno crea.lo il mfraggio dello scontento e dello spirito di rivolta. m a. non hanno po– tuto intaccare Il fondo delle istituzioni. Sovratutto si nota in questi movimenti il carattere dell'artificialità. Ognuno di noi ha potuto constatare, in Italia, come tutti i movimenti di rivolta, di insoffe– renza e di malcontento, manifesta.tisi nel corso degli ( 1 ) In Austria e Oermania. si ebbero frequenti ri'rolt• di con• ladini; l'hteHO 11 ricordi dell'Irlnnda. Quanto al dlsoccupall, l.ondra ne è la terra di elezione, ed a Berlino usi pro'Vocarono l'unico moto rivoluzionarlo che il nuovo Impero ricordi.
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