Critica Sociale - Anno VIII - n. 14 - 1 settembre 1899

CRITICA SOCIAL'.E 211) può spiegare la supina malvagità (1!) dei giudici d'I– talia•· li famoso sonetto del Giusti ha già risoluta la questione. I cento che dicono di no non con– trappeserauuo mai uno solo che fa di si; e questo uno e la magistratura, ossia il Governo nella sua espressione giudiziaria. Alla quale magistratura, non seuza arguzia ram– menta la giolittiana Sentt,1ella delle AlJJi che, se essa mette nel dimenticatoio l'art. 3 dello Statuto, ben potrà domani il Governo fare lo stesso del– l'art. 69 che le guu1·entisce l'iuamovibilità; ma lo strale e stne ictu, poichè la magistratura, che uon ama far dello spil'ito, ma guarda alla sostanza delle cose, e che si sente uuo col Governo d'oggi e di domani, di cui e la custode e la vindice, le potrebbe rispondere innanzi tutto che l'art. 69 la guarentisce da ben poco, neppure dai t,,isforimenti non desi– derati, dalle promozioni ritardate o negate; e che, in secondo luogo, quando verrà quel Goveruo di domaui che colpi,·ebbe gli autori di sentenze rea– zionarie. allora ... la « necessità politica• non sarà più quella d'oggi. Così la giurisprudenza sta sempre ritta. Con ciò non diciamo, si badi, che \'iuchiesta pro– mossa dal Merlino sia destituita d'ogni valore; sebbene le risposte al suo questionario che dessimo noi - caudidati natu1,ili al domicilio coatto - non crediamo che ne aumenterebbe1·0 il peso specifico in modo sensi bile. Sarà una manirestazione di più, fra le tante, a favore della tesi dei galantuomini. Ma la soluzioue che cerchiamo non si trova per ·questa via. Come non si troverebbe per l'altra via, p~re scogilata <lai Mel'iino, di spo1·gere, contro il ministro dell'in• to,·no. una querela per detenzione arbitraria, desti– nata a marcire negli a1·chivi. Per coloro che credono alla giurisprudenza .... pratica, la regiudicata farà testo. Per gli allri, le questioni giuridiche hanno ben poco valore. Non ò la dicitura della legge, la data della sua scadenza, ecc. ecc.. non è questo che muoverà la coscienza pubblica. La muoverà il fallo, il fatto ouo1·me,mostruoso, ignoto a tulle le nazioni civili, che esi$1a una pona, lo scrivemmo alt1·ove, « senza delitto e senza giudici», una pena ignominiosa ed atroce, la quale uou ha termine, poichò, non avendo base necessaria di fatti, può sempre riapplicarsi, ed anche seuza ciò. con la ghermiuella delle libe– razioni condizionali date e revocate ad arbitrio, può perpetuarsi all'infinilo; e cho in questa pena, ai più volgari mariuoli, sono accomunati galantuo, mini perfetti come l'ing. Ettore Croce oggi a J.ipari. come il cieco Gavilli rii Pantelleria, di cui Morgari ci schizzava nell'Avanti! il commovente ritratto; e possono esserne colpiti, e ne ebbero già la mi– naccia o più che la minaccia, generosi pensatori ed apostoli come il Badaloni, il Cabrini, Arturo Lahriola ed una fllatessa di altri, il cui ultimo dito del piede vale assai più, moralmente, del cuore e del cervello dei birri che ve li condannano o \'0 li condannerebbero. Salvo, s'intende. offrir loro, come il vice-Sonnino e sotto-Pelloux Be1·tolini osò fare col Croce, il proscioglimento a patto di « ravvedi– mento•• ossia di vile, di abbietta, di obbrobriosa apostasia. Questo fallo mostruoso, ripetiamo, dimostrato, sminuzzato, esemplificato con la propaganda, muo– verà la coscienza pubblica, non quella dei soli so• cialisti, ma di tutti gli onest'uomini, la quale, sul nome di uno o più coatti politici, protesterà solen– nemente nei venturi Comizi. E quello sarà un pa, .-ere, che varra più dei latinetti dello Zanardelli, perchè sarà un pa,·e,·e molto prossimo al fa,·e. FILIPPO 'fURATf. UNAREPUBBLICA ITALIANA lii. Lo istituzion.i politiche. La vita politica della Repubblica ticinese riposa sopra due punti fondamentali: la piena universalità del sur– fragio, o l'eleggibilità e periodicità di tutti gli unici pubblici. Questi duo punti costituiscono insieme la vera e la sola possibile sovranità popolare. Il suffragio è universale. Tutti no godono senza di– stinzioni provenienti dal censo o dall'istruzione: o quindi anche i nullatenenti, anche gli anatrabeti. Solo, per quanto riguarda il censo, sono esclusi coloro che ven– gono mantenuti dalla cassa comunale o da qualche stabilimento di pubblica beneftcenzn.,o che non pagano te imposte d::idue anni. Non hanno poi l'esercizio dei diritti politici gli interdetti, i condannati per rallimento doloso o colposo, e coloro elle ne rurono privati da sentenze penali ('). Tutti gli ufflci pubbli~i sono eleggibili e periodici, condizione questa (ripetiamo) imprescindibile per resi– stenza d'uno Stato democratico. Una. delle cose cho maggiormente mera\ligli chi è abituato alla burocrazia ammiaistrativa e giudiziaria di altri paesi, come il regno d'ltatia, è il constatare, nella piccola Italia re– pubblicana d'oltre Chiasso, questa eleggibilità. di tutti gli impieghi, la quale porta alla conseguenza che una casta burocratica non esiste. Nel regno d'ltalio. vi è una cosa che c.lura attraverso al mutare dei Ministeri o all'avvicendarsi dei Governi: la burocrazia. Un capo di divisione, un usciere del Ministero, sono più perma– nenti o più saldamente stretti al potere che nou un ministro: e in essi risiede realmente la continuità. del potero che lo Stato esercita sull'individuo. Nella. Re– pubblica ticinese questo polipo tenacemente e perma– nentemente abbarbicato allo scoglio - per cui tanto volte l'efficacia di un cambiamento di Governo si rompo contro la continuità burocratica, ohe pratica sotto il nuovo Governo i metodi e I concetti usati sotto i vecchi - questo polipo, non esiste. Tutti gli Impiegati pubblici - da.i segretari dei dicasteri governativi, ai maestri comunali; dai giudici ai gendarmi - sono tem– poranei; e nessuna nomina. a. vita esiste; e sempre, alla tino del periodo i.li nomina, è lecita e rrequento la chiamata all'ufllcio di nuove persone. Ciò meraviglia alquanto, da principio, coloro i quali sono usi a considerare necessaria la nomina a vita degli impiegati, sia per avere degli impiegati che la lur.Ja pratica e la consacrazione di tutta la loro energia in– tellettuale all'utllcio renda sempre più atti alla (un– zione i sia perehè i mezzi d'esistenza vengano assicu– rati all'impiegato per tutta I& sua vita, dapprima me– diante lo stipendio, poi mediante la pensione. Eppure si finisce assai presto per capire che tale condizione di cose è assolutamente incompatibile per uno Stato democratico, do"e non si voglia cbe la burocrazia. o– stituisc& un voro e permanente Stato nello Stato, do– minante in realtà. e costringente nella sua rete lo Stato (') E più che 1UptrRuo 3.nerllre che quest'ultima ea,.lutlone rdletle solo I condannali per gru·i. delitti comuni. Nel relici1- tlmo regno d'lll!,lla l"e1clu1ione dalle ll1te (amministrative ... per ora) dei condannl\ll 1>elr11migerato arL !'7 c. p. 11 risolve nella llr!vatione del dlrltll civici Inflitta al più 1chletli militan\l nel partiti d'opposlilone Al ooverno. (Nota dtlla CRITICA),

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