Critica Sociale - Anno VIII - n. 13 - 16 agosto 1899
200 CRITICA SOCIALE li rapporto fra il progresso economico capitalista e la condizione degli operai è dunque inverso a quello supposto dai Marxisti, esclama A. Graziadei: ~li alti salari e il conseguente livello superiore rntellettuale degli operai sono la condizione dello sviluppo dell'indu~tria, della supremazia ecouomica, per esempio, che IInghilterra ese,·cita in tutta l'Eu• ropa, conformemente alla previsione di Gould, che « la supremazia industriale nel mondo passerà a quelli che guadagnano di più e vivono meglio». Da ciò Graziadei conclude, che nei paesi più pro– grediti la lotta della classe operaia per migliorare la propria condizione, lungi dal trovarsi in conflitto cogli interessi del capitalismo, ne costituisce uno de_ipiù validi co~fHcienti. L'orgauizzazione econo– mica.del l?roletariato non rappresenta quindi, come molt1ss1m1credono, una forza che si oppone allo sviluppo de, rapporti economici, quale risulterebbe dalla liberazione dell'interesse reale dei capitalisti, ma una forza che, operando nel senso stesso della evoluzione economica, non fa che aiutarne le in– nate tendenze. Perciò A.Graziadei guarda al destino della classe op~raia, in un'eco~omia veramente capitalista, col pm confortante ottimismo. Lo sforzo che essa compie per. m1ghorare le proprie condizioni uon trova, in un rnt~1·esse immutabile dei capitalisti, l'ostacolo )mmed1ato e definitivo previsto da Marx; ma può mvece, dur!'nte un lungo.periodo di tempo, con– ve_rtendoSIm un propulsore del progresso econo– m1_co, ~ ap~eo~o quindi .vie nuove agH interessi dei suoi auttch1 avversari, svolgere liberamente le sue benefiche conseguenze. A. Graziadei protesta con tutte le sue forze contro coloro che « crucciati da un odio morboso e regre:;sivo contro i mali della costituzione sociale, vorrebbero che l'economia ca– pitalistica negasse ai lavoratori ogni bene e che soltanto una catastrofe apocalittica valesse a dare all'umanità la salute». . .. .Anche _lafine della economia capitalista si defi– msce agh occhi dt A. Graziadei, 11011 coi foschi co– lori _di Ull sanguigno tramonto, ma piuttosto col gr1g10 dolce sfumare di una giornata laboriosa di autunno. S_e1! problema è più triste per i paesi d1 cosi1tu~10meconomiche arretrate, come la Spa• gna, I Italia, la stessa Francia, dove la grande in– dustria non ha ancora potuto sviluppare tutte le sue r1so1•se pacificatrici, è certo invece che nei paesi più. pro!!!'e~iti, nel Belgio, in Inghilterra, !1egh Stai! Un1h, rn Australia, e dove l'operaio è 1st_ru1to,~en pa!(ato, rispettato ed abituato all'am– mm1straz1one d1 grandi, colossali aziende sociali il passaggio sarà lento e tranquillo. ' La sintesi conclusiva di A.Graziadei è contenuta in tutto il suo giocondo e sano ottimismo. in quest~ parole con cui termina l'esame della « Evoluzione della grande industria >: • L'economia capitalistica ci presenta una evoluzione che, sviluppando condizioni materiali favorevoli alla classe lavoratrice e stimolandone in conseguenza una profonda.moditlcazione intellettuale e morale, opererà. la più meravigliosa delle trasformazioni sociali col minor numero di dolori. L'economia.capitalistica.,pre– parando a sè stessa. una. « sepoltura » onorevole e sa– pienti e seppellitori », trova il suo simbolo nella ci– cogna. della leggenda; nella cicogna cbe nutriva col sangue del suo petto i suoi figli, sin che questi, quando si erano ratti più forti e non ne avevano più bisogno l'uccidevano, afflnchè non rosse loro d'impaccio nell~ loro migrazioni verso i nuovi continenti. . . . Quella mattina adunque, dolcemente filando nella barca che andava a sghimbescio, lungo la riva cheta, 1'ontno mi aprì l'auimo suo. - Tu sai che per Marx il valore delle merci è determinato dal lavoro necessario alla loro produzione, che il pro– fitto del capitalista è determinato dal sopralavoro· e che perciò tutta l'economia capitalista vien con'. siderata nel senso di aumentare ognora più, nel– l'interesse dei capitalisti direttori delle imprese, il sopralavoro gratuito strappato agli operai. Ora l'economia constatata degli alti salari, il rialzato livello delle classi lavoratrici, la proletarizzazione limitata, la disoccupazione ristretta, la non avve– nuta profetata catastrofe: tutto ciò contraddice storicamente alle previsioni teoriche del marxismo. Scientificamente poi la teoria del valore è battuta in breccia in guisa, che non si sa se riuscirà a scampare; ed i socialisti che si sono iudustriati a difenderla non l'hanno fatto in fondo che per sal– vare il concetto del sopralavoro, indissolubilmente connesso dal Marx alla teoria sua del valore e dal quale zampilla tutta la critica che il socialismo marxista muove al profitto capitalista, considerato co~e coagulazione valorimetrica. del sopralavoro, OSSI a del lavoro non pagato. Orbene, il concetto del sopralavoro, secondo me, si può serbare indi– pendente dalle sorti della teoria del valore; perciò basta (ed è possibile) studiare i fenomeni del pro– fitto e del valore indipendentemente e isolatamente l'uno dall'altro, perchè la produzione è un fatto anteriore alla circol_azione,e quindi le leggi che regol~no. la d1str1buz1onedel prodotto fra operaio e capitalista st possono studiare anche prima di sapere quale valore abbia il prodotto e come esso sia determinato nella circolaz_ione.Pertanto il pro– fitto s1 a,nahzza nella produZlone delle merci, che dànno I essere tanto al profitto quanto al salario. Mentre Marx fa dipende1·e la grandezza del profitto daHa lunghezza ed intensità del sopralavoro gra– tuito 1n confronto del lavoro necessario, io consi– dero il profitto ed il salario come consistente di prodotu ~ di _sovrap\·odotu e metto in rapporto le var1azwm dei pr1m1 colle variazioni dei secondi. li profitto, fenomeno di produzione, anzi fenomeno di sovraprodotto (e non cli sopralavoro), mi spiega perchè, nella realtà storica dei fatti, la lotta di classe non raggiunse quella tetra disperazione che presagiva il marxismo e mi dà il filo·a scovrire le ragioni della non rara identità di interessi fra capitalisti e lavoratori, che si trova nell'impulso comune a produrre, e infine mi è argomento a bene sperare per il rialzo dei salari e delle condi· zioni di lavoro e per la fine stessa della civiltà capitalistica nei luoghi dove essa effettivamente si è sviluppata .... . . . .. .. : E mentre così Tontno mi spiegava le linee del libro che andava scrivendo, e si infervorava come un apostolo nelle sue idee, io - profano - pensavo come l'iuim!cizia di Tonino per Carlo Marx non fosse quasi o!he per una questione .... di parole! Che però importava nella concezione della v~ta sociale uno spirito nuovo, un soffio giovanile d1 speranza e di ottimismo veramente consolatore. Poter essere socialisti senza essere piagnoni, senza recare con sè gli scongiuri di Gionata le impre– ca~ioni di Geremia, i fulmini pirotecnici di Eze– clnele -. ch_ebella e confortevole cosa! Non più le bracma mcrociate nell'attesa della automatica fine del mondo- - ma l'azione viva e feconda del– l'uom~ model'Il.~,padrone ~Imeno in P.arte de' suoi deshn1. Non p1u la tetra 1rresponsab11ità del con-
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