Critica Sociale - Anno VIII - n. 12 - 1 agosto 1899

CRITICA SOCIALE 189 questo Ministero.... (rumori), quando la fredda e nemica mano di questo Ministero fece sentire I suoi malefici effetti.... (1-umo,·t più (orli), quando, per l'amore della concordia e per l'orrore di una guerra fratricida provocata da questo stesso Mini• stero .... • (violenta 1nter,~utone dal banco del mt• nist,-1; esclamazioni dat seggi della maggio- 1·an.::a). Cavour si alza e rivolto al presidente lo apostrofa con piglio di comando. Il presidente Ra!· lazzi gl'impone di tacere e invoca la sua autorità assoluta nel dirigere le discussioni. GARIBALDI, quetato il rumore, ripiglia colla mas– sima calma l'interrotto filo del suo discorso e ri– pete: « Quando, pe1· l'orrore di uua guerra fratri• cida provocata da questo Ministero.... • (nuove e ptù violente tnlen-uztont da IJeslt·a e dal banco del mtnist>·t. Molti deputati o•·tdano: a/l'ordine, atl'o,·dtne!). CAVOUR (rttlo tn ptedt e agitando convutstva– mente le b1·accta): « Non 1\ permesso d'insultarci in questo modo.... Noi protestiamo.• CRISPIdomanda la parola per l'ordine della di– scussione. GARIDALDI con fermezza ed energia: « Crede,·o di avere ottenuto, in trent'anni di servigi resi al mio Paese, il diritto di dire la verità davanti ai rappresentanti del popolo!• PRESIDENTE: e Prego il generale Garibaldi di esprimersi in modo da 1100 offendere la persona dei mintstri. • CAVOUR: • Ha detto gue,.,.a (rat,·lclda .• GARIDALDt ripete un'altra volta il suo concetto. I deputati della maggioranza e i ministri si al• zano, strepitando e gridando, dal loro stallo; il presidente agita convutsivamente il campanello, ma, non riuscendo a vincere i rumori, si copre il capo.(') E dire che in fondo Garibaldi non faceva se non accennare alla « guerra tremenda>, a cui il Cavour stesso « senza turbarsi punto • si era preparato. IV. li nuovo Slato quale carattere doveva avere! e Per Cavour il primario fattore dell'unità nazio– nale era il Piemonte, nel cui grembo i vari Stati della penisola dovevano scomparire per molti pii· care t Stvidttt J)iemonlest. Garibaldi intendeva, all'opposto, di conseguire lo stesso fine col dar vita a un nuovo Stato, retto bensl da Vittorh Ema– nuele, ma sorto sulle rovine di tutti i principati italiani. Cavour accettava l'alleanza della p,<rte democraticae della rivoluzione; ma non ne voleva la prevalenza, cercata con indefesso studio da Ga· dbaldi. • (') La parte cavouriaoa monarchica con– servatrice era maggioranza nella Camera, perchò le elezioni si facevano con suffragio ristrettissimo; la parte democratica era potentissima nel paese. I conservatori, padroni della Camera, diedero natu– ralmente ragiono al Cavour. e la formola « Vittorio Emanuele Il, per grazia di Dio o volontà della nazione, re d't1alia • venne ad affermare diploma• ticamente il carattere conservatore della nuova mo– narchia. e La nostra intestazione emblematica - dis•e Giuseppe Ferrari nella Camera il 17aprile 1861 ~ dichiara l'llalia essere non redenta, nè trasformata, ma conquistata dal Piemonte, sovrapposto a tutte le altre provincie. 'on saranno più i lombardi, i toscani, 1 partenopei, I siciliani gli autori del nuovo regno; rarà Vittorio Emanuele, che, senza scon– certarsi, senza dimenticare nulla del suo passato, senza nulla abbandonare delle sue pretese, avrà ( 1) MUllNl 1 OJ>er~, Xlii, LII, (') B1 ..."CIU, Storto docwneNtatat VIII, l3l-H. voluto sottomettere tutte le provincie all'antica tradidooe degli avi suoi, i quali avrebbero com• battute le nostre rivoluzioni. • Davanti a questa sfida, la parte democratica fece quel che ha sempre ratto davanti alla reazione: chiuse gli occhi, non volle vederla, si lusingò di poter lentamente modificare l'andamento delle cose; e ritornò sempre sull'argomento per dichiarare che l'llalia nuova ha una base non dinastica, ma nazionale, che il nostro ordtnamento politico non è costituzionale, ma rappresentativo, che la sovra– nità nazionale in Italia è assolutamente illimitata. Parole, pa1·ole,parole, alle quali dall'altra parte si è risposto sempre con falli, fatti, falli. Questa lotta cretino fra le parole democratiche e i fatti conservatori - cretina da parte dei demo• craticl, da parte degli altri .... tutt'altro - questa lotta riempie tutta la storia della terza Jlalia. Un episodio, che 11011 so passare sollo silenzio, Il la discussione dell'elezione del Mazzini falla dai mes– sinesi nel 1866. Il Governo, nelle sedute del 21 e 22 marzo, propose l'annullamento della elezione, perchè nel 1s;;7 Mazzini era stato condannato a morte: « la congiura di Genova fu un attentato alla dinastia, riconsacrala dal diritto pubblico del nuovo Regno; il delitto quindi, sotto l'aspetto legale, doversi rftenero come tuttora esistente •· I demo– cratici risposero « non essersi l'Italia annessa al Piemonte, ma avere la medesima annesso a sò il vecchio Stato, subordinandolo coi plebisciti al nuovo diritto•· Parole, alle quali la magJ(ioranza monar– chica rispose con un ratto: annullò l'eleziooo. La lotta fra l'elemento monarchico prevalente e l'elemento democratico messo a l'iposo, si mani: restò noi primi anni dopo il I 00 sotto forma d1 ostilità fra l'esercito regolare e i garibaldini. « lo con dolore elevo dirlo - esclamava il Sirtori nella seduta del 23 marzo 1861, parlando dei Yolontari meridionali - noi fummo trattali non da amici, non da patrioti, ma da nemici, dal pl'imo all'ultimo giorno. S'!o venissi a dirvi tutto quello che ho sofferto tra la protezione, che io dovevo ai miei, e le esigenze, gl'iusulli, gli ollraggi .... •; e non poto finire neanche queste .... parole. perché la maggio– rauza monarchica glielo impedì cogli urli. « lo non ho la pretesa - scrisse il generale Cialdini a Ga– ribaldi dopo la seduta del tS aprile - nè il man: dato di parlarvi in nome dell'armata. Ma credo d1 conoscerla abbastanza per ripromettermi ch'essa dividerà il senlimento di disgusto e di dolore cho le intemperanze vostre e del vostro partito hanno sollevato nell'animo mio.• c Era - dice il Sam - una sfida del mtllla,·tsnw all'oomo che rappresen– tava in sè la virti, patria della nazione. • (' l E gli effetti della sfida si videro ad Aspromonte. Quando Garibaldi con un atto repentino e incons1 derato, raccogliendo a Marsala il grido sorto dalla Jolla e o Roma o morte•, mosse dalla Sicilia verso Roma - marcia poliiicamente inabile, militarmente assurda-, parve al partito conservatore venuto it momento di approfittare dell'errore di Garibaldi e di strangolare la rivoluiione. « E poi vedremo! •• aveva detto il Cavour nel 1860; il momento buono per • vedere • era giunto. A capo delle operazio~i militari contro Garibaldi fu messo naturalmente ti Cialdini; la Lega dello Sociali\ democratiche fu sciolta - o Statuto rispettato fino al 1882! -:-; fu: rono fatti nuinerosissìmi arresti; molli g1ovant ,·eneli e trentini furono mandati a domicilio coatto; a Palermo ebbe poteri dittatoriali il generai Cugla; Re11gioCalabria fu minacc_iatadi bombard~men~; a Napoli Lamarmora Impiantò lo stato d assedio i

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