Critica Sociale - Anno VIII - n. 11 - 16 luglio 1899
166 CRITICA SOCIALE abbia nella Camera una maggioranza non legata a queste camorre. li problema sta dunque nel creare queste forze nuove da opporre alle vecchie. Modificare audace– mente la legge e magari le circoscrizioni eletto– rali per dare un predominio alle energie democra– tiche del paese, aiutare le plebi del mezzogiorno nella loro lotta contro le clientele municipali, al– learle allo Stato nuovo con l'abolizione del dazio sulle farine e con la restituzione dei demani co– munali, organizzare e disciplinare le forze lavora– trici per servirsene contro le ultime resistenze della Vandea, questa potrebbe essere l'opera di uno Stato che si volesse creare, all'infuori e contro la minoranza che governa oggi, le sue forze e la sua base. Ma quale partito di opposizione costituzionale potrebbe far questo1 Quale assemblea ha mai ac– cettato di votare la propria morte i li Parlamento italiano non vo,·rebbe certo permettere che si tra– sferisse il potere, dalle camorre e dalle clientele parassitarie, alla grande maggio,·anza del paese. Anzi, quante volte teme che questo possa avvenire colla sola opera della propaganda, esso vota le leggi contro la stampa e contro i propagandisti. Fra lo Stato attuale e lo Stato nuovo, che deve chiamare alla vita politica tutto il paese, ci deve essere ne– cessariamente uua discontiuuit.\ storica. Ecco perchè, in llalia, ogni opposizione costituzionale è irrime– diabilmente senza avvenire. . .. Una riprova di lutto ciò l'abbiamo del resto nello stesso atteggiamento del paese di fronte ai parliti di opposizione. Chi, all'infuori dei giornali zanardel– liani, ha mai mostrato di commuoversi all'atteg– giamento l'isolutamente oppositore della Sinistra I Anche quelli, che si illudono ancora sulla possibi– lità di una evoluzione ininterrotta e pacinca, pare non abbiano troppa fiducia nella mossa ultima della Sinisfra e non la riguardano affatto come l'inizio della nuova politica. I radicali legalitari invece, per non perdere il contatlo col paese, da cui sperano le forze pel grande rinnovamento che si matura, hanno dovuto stringere alleanza coi repubblicani e coi socialisti. Ormai anch'essi sono considerati sovversivi, e sov• versivi pel solo fallo che, inrece di fare fidanza sulle combinazioni parlamentari, altenctono ad edu– care le energie popolari, Perchè questo è caratteristico in Italia. Un partito può beu chiamarsi legalitario, può ben operare nel– l'orbita delle istituzioni, può ben rappresentare nei suoi uomini e nelle sue idee la moderazione più prudente, ma, pel solo fatto di cercar fuori della mi• noranza dominante le sue forze elettorali, esso entra nella definizione del sovversivo o deve di conse– guenza patire tutta la persecuzione più paurosa. Ai partiti politici è posto ,,uesto dilemma: ori– manere entro i chiusi cancelli dei vecchi partiti storici, Destra, Cenh·o e Sinish1,, e venir quindi ritenuti partili costituzionali, o uscil'e da questi cancelli e spargersi nel seno del paese, o allora venir confusi coi sovversivi. Nel primo caso ci si deve ri11chiudere in una sterilità irrimediabile; nel secondo caso bisogna rinunciare ad ogni speranza di evoluzione graduale e pacinca. La tesi astratta che, nei regimi rappresentativi, le forme politiche non possono impedire il progresso della vita so– ciale, non è più vera in quei paesi dove queste forme servono a tener raccolta una minoranza on· nipotente e a mantenerla incontrastata al potere. Ed uno di c1uesti paesi è l'Italia. lVANOE BONOMI. L'ITALIA ASSENTE (nrei:e ,·Llposta a f. Bonom(). La questiono evocata qua sopra dall'amico Bonomi è per sè stessa così grave, cosl intoressant.e per noi, che ci facemmo un dovere di inserire il suo articolo, pur non accettandone affatto le conclusioni. Conclusioni desolate o desolanti più ch'egli stesso non dica; secondo le quali il paese, non p•>tendo sperare in alcuna riforma seria nell'orbita e ad opera di partiti ortodossi (nep– pure sotto la pressione dello nuove forze germoglianti, radicali e socialisti), sarebbe addossato a una muraglia che o dovrebbe frangere o saltaro - a. una. muroglia, poi, nel cui misterioso at di là esso do,•rebbe, non sappiamo per quale prodigio, trovare le risorse di rin– no\•amento cho in sò slosso non trova. La. « discontinuità storica >, supposta necessaria dal– l'amico nostro, riflette, secondo noi, uno. dìseonlinuità. logica del suo pensiero. Egli, ragionatore di solito cosi cauto, roderato di naturalista, intoppa sta.volta nel cappio di un po.ralogismo ordito dalle stesse suo mani. Dopoavere, noverando le cagioni profondo, economiche o morali, che determinano l'nttuate reazione, imi,lici• la.mente dimostrato quanto sarebbe vano sperarne la eliminazione da un suporflcio.\o rivolgimento politico, ecco ch'egli addita. questo rivolgimonto come il solo rimedio possibile - o, che praticamente ò lo stesso, come la. condizione d'ogni possibile rimedio. Ma. è sopratutto per ragioni sostanziali che non ac• cediamo allo conclusioni pessimisto del nnstro colla.bo• ratore. Si, è verissimo - la Camera, presa qual'è oggi, è omineutemento reazionaria; e a comporne la. mag– gioranza reazionario. concorre, in grande prevalenza, la rappresentanza meridionale. Sl, è l'aUra Italia, la e Italia barbara. contemporanea» del Niceroro, quella che, sotto l'aspetto politico, potrebbe ancor meglio chiamarsi l'Italia as1ente (si pensi soltanto allo elezioni ammini– strative di questo mese: così eloquenti da noi, così muto, cosi inesistenti in tutto il mezzodì; eppure nncbe là. si rinnovarono i Consigli dapertutto !), si, è <lessa, sono i suoi baroni deputati, l'origino dei primi stati d'assedio, il serbatoio sicuro dei bills d'indennità. per tutte lo sopratTazioni del Governo, la riserva, appog– giata alla quale, la recente reazione lombarda potè alzo.re la testa ed imporsi. Ma appunto perchò quella è un'Italia auente, e gli assenti hanno torto; appunto perchè l'operosità, la ricchez1.a.moderna, lo sviluppo civile, il fiorire delle industrio, la coltura elementare, l'interesse delle masse o.Ile cose politiche non si trovano lò., ma quasi e!clu• sivamente, finora, pur troppo, nel Nord e tutt'al più in qualche parte dell'Italia centrale; appunto perciò ~it~i:a 1 aa Itti~t!a bi:s;o~~~~c!u~~~Jf;:!1a~n~o~mgo~t ~~/~i gettano i dadi. Lo vedemmo nol '91, lo rivediamo ora; la reazione stessa, per essere, come ora. fu, rorte e ge– neralo, dovette venir di quassù. Qui ò la testa. dell'idra. Ma qui è anche, ogni giorno più poderosa, la reazione alla. reazione. 1 giorni della consorteria lombarda, in– tanto, sono contati. Il numero dei Collegi nel paese, il numero dei voti alla Camera, sono uno, non il solo elemento, sul quale si orienta la polilica di una grande nazione. Cento elezioni di Caccamo, di Matera o di Tricarico non no valgono una di Milano, di Torino, di Firenze; a quel modo che tutta la Vandea non controbbilancia un quo.rtiero di Parigi. La politica non è una meccanica, nè il Parlamento è semplicemente un pallottoliere .... A nessuno è dato ipotecare l'avvenire, prescrivere ai conflitti civili le rorm0 e le tappe; la pace e la guerra non stanno raccolLe nelle pieghe del nostro mantello. l\la. noi crediamo poco u.llo muraglie immobili ed im– permeabili, sbarranti le vie maestro alla storia. L'en– dosmosi, in ogni caso, lavora o rode più del tremuoto. E oggi sopratutto, guo.rdandoci attorno, ,·edondo il moto dimostrato dal moto, non possiamo sentirci stl– duciati, nè ridotti ad aspetto.re l11. salute da.... un mi– racolo, com o i pnralitici di Lourdes. Sentiamo intorno a. noi la. "ita che ferve. Lasciamola soltanto propagarsi o far l'opera. sua.; o allora. avverrà- un'altra volta che i morti seppelliranno i loro morti. Noi siamo, nella speranza, ostica.ti come muli. Nor.
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