Critica Sociale - Anno VIII - n. 11 - 16 luglio 1899
104 CRITICA SOCIAl,F. pera.re l'impressiono del disgusto, nulla più s'opponeva all'acce ttazione. Ora il Millerand ha provato che ad una certa (ra– zione del socialismo francese non è impossibile colla– borare da buoni amici con la rrailone più capitalistica della borghesia; cioè che una parte del socialismo francese è ruori Il campo della lotta di classe. Si ha la prova documentale che i socialisti francesi non rap– presentano una cosa sola, ma. incarnano correnti varie d'into reRsi. Tale constatazione ò fatta apposta. per pro• va.re l'impossibilith. dell'unione soclallsta; che se por l'oper a personale di una qua.tebe forte TO!ontà del so– cialismo francese all'accordo si addivenisse, l'unione sarebbe effimera ed illusoria ed incapace di resistore un Istante al cozzo della realtà.. Il caso Milterand è la più bella. prova elio la disunione del socialismo fran– cese è una necessità logica o storica. ARTURO LABRtOt,A. LA SINISTRA La vecchia Sinistra ha squassala la polvere sollo la quale a,•e,•a sonnecchiato tanti anni. testimouo e a volte anche complice della politica reazionaria, e ha: lancialo il suo grido di guerra al Ministero Pelloux. Chi volesse fare il maligno, i nomi di quelli che si sono assunti il grave incarico di far rivivere la Sinistra si pre·terobbero a esumazioni di ricordi antichi e recenti, non affatto rassicuranti per la causa della libertà. Ma a che pro questa ricerca 1 Spesso l'it·onia del destino chiama all'opera di riparazione quelli stessi che hanno fatto o la– scialo fare impunito il male. Gallifet, il fucilalore dei Comunardi, non è forse oggi accanto a Mille– rand, in un Ministero di difesa repubblicana? E nemmeno rileveremo il fallo che alla Sinistra nessuna altra occasione è parsa opportuna por una sua levata di scudi. prima di questa ultima e pii, grave violazione dello Statuto. O che proprio mancò finora argomento per combattere la reaziooe1 E le abbisognò p1•opi-iol'ultimo decreto regio per ac– corgersi che il generale non e1·a un condottiero della Sinistra, ma un servitore fedele della Destra e di qualcosa altro! Ma lasciamo queste considerazioni - non però affatto prive di importanza - e facciamo una que– stione più generale. Vi è Mila gente in Italia che crede sul serio ad una prossima ascensione al Oo– ve1·no della Sinistra democratica, e ad ogni crisi attende l'augurato iniziarsi di una politica 1·ipa1·a– trice e rinnovatrice. Questi ottimisti impenitenti applaudono alla mossa decisamente oppositrice della Sinistra, perché sperano di potere cosi frena1•e noi paese la marcia vittoriosa dei partiti sovversivi, e allontana,·e da sè la visione - dirò cosi - cata– strofica che prorompo da questa marcia inarre– stabile. La quistiono quindi si riduce a questo: è pos– sibile in Italia, senza mutare nulla della nostra composizione politica, uu Governo democ1·atico? Ha la Sinistra costituzionale la possibilità e le forzo per mutarlot La concezione, che chiamerò ottimi– stica, di un prossimo mutarsi, per evoluzione pa– cifica e naturale di cose, degli indi1·izzi di Governo, ò una l'ealtà o ò un'utopia 1 Prima di addentrarci in quest'indagiue 1 occorre fissai· bene il concetto da cui muovono questi uo– mini della Sini•lra. Scelgo le pai·ole di uno dei più l(iovani, più colti, pii, simpatici l'appresentanti della Sinistra, l'onor. Alessio, parole p1·onunciate alla Camera durante la discussione in prima lettura dei pl'ovvedimenti politici: I nostri costumi, lo noslre tradizioni, lo classi che banno contribuito o. rormnro lo Stato, furono classi squisita.mente democratiche; e, come un giorno a Teano Vittorio Emanuele e Garibaldi, cosl nell'intimo stesso del nostro organismo politico lo correnti democratiche 11isposarono all'idea monarchica, ed hanno dato alle nostre istituzioni un carattere eminentemente popolare, eminentemente evolutivo. ( 1 ) Lasciando ora il discutere se le correnti demo– cratiche si sposarono all'idea monarchica o se non piuttosto la osteggiarono - d'onde il conflitto che è la spina dorsale di tutta la nostra storia contem– poranea - il pensiero degli uomini migliori di Sinistra ò dunque questo: la forma monarchica non può ostacolare l'ammodernai-si e il progredire della vita italiana, ma tutte le più profonde evo– luzioni sono possibili e compatibili colle attuali istituzioni. Concetto questo che è auche dei radicali legalitari. « Nelle attuali istituzioni, sinceramente applicate, è possibile O$ni pii, ardita rifo,·ma •; cosi l'on. Sacchi uel suo d1sco1·sodel 1.• marzo scorso alla Camera. Ora discutere astrattamente questa tesi è voler perdere del tempo. Nei regimi rappresentativi la forma del potere esecutivo non può essere sempre un ostacolo insormontabile al progrerti,·e dello Stato: l'Inghiltel'l'a monarchica, con una Carta che risale a molti secoli addietro, è lo Staio più democratico di Europa. Aflèrmare o nega1·e quella tesi, senza tener conto delle peculiari condizioni di un dete,·• minato paese. è fare della metafisica, come piaceva farne ai ,-epubblicaui, tipo Castelar. La questione vera è di vedere se, nelle attuali condizioni d'Italia, con le attuali forze dei partiti, con gli attuali problemi che più chiedono una so– luzione, è possibile e prossimo un G0\'erno demo– cratico nell'orbita delle istituzioni presenti: ossia, in altri termini. se l'opposizione cosUluJionate e i radicali legali/ari possono sperare qualche cosa dagli aggettivi che hanno fatto seguire ai loro nomi. . .. Anzitutto conviene fermarci sulla situazioue eco– nomica e finanziaria: essa ha molta più importanza che non paia, ed è da essa che deriva l'indirizzo di tutta la nostra politica. Nou è stato forse da due movimenti di origino economica, che presero pre• testo la reazione del 1894 e quella del 18981 Niuno vorrà 1>orre in dubbio che la presente situazione finanziaria d'Italia sia una delle piit di– sastro,e di Eu1·opa.Noi abbiamo un debito pubblico enorme e pel quale paghiamo un interesse altis– simo; abbiamo spe e militari che, in proporzione della ricchezza det paese. sono le più gravose fl'a quelle di tutti i paesi del mondo. Pur valutando il debito pubblico non in proporzione degli abitanti o della 1·icchezza uazionale 1 come si suol rare. ma in 1•e1azionecolle entrate annuali del bilancio, noi arrh•iamo a questa constatazione spaventosa, che quasi i quattro settimi del prodotto nello delle imposte vengono assorbiti dal pagamento degli in– te1·essi del nostro debito. Anche nelle spese militari abbiamo u11triste primato: mentre sul reddito netto per abitante le spese militai-i prelevano da not il 5,14 •.,in F'rancia prelevano il 4,03, in faghilterra il 3,09, iu Austria- Ungheria il 2,08. (') Da questa oppres ione fiscale deriva in gran parte la c1•isieconomica che travaglia il paese. Il capitale, pauroso di impiegarsi in imprese che il fisco,continuamente mutevole,può rovinare domani, si ritira nel porto sicuro dei titoli di rendita e delle (') AW del Parlaot1e11to ltalla110. - Torn&tn. !3 febbraio 18'.l!t. (', Vedi: TITO CASOVAI, l,'/tall~ pre.,mte e f 3UOt problemt; ed EMILIO DBLIVBT, L'ea:agdration de, C/HWIJH mllftalre, et lt!~ tWla:, de rei,(ent.
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