Critica Sociale - Anno VIII - n. 10 - 1 luglio 1899

CRITICA SOCIALE 153 ---- ------------------,-------------------- queste condi?.ioni per le sue rauche, trova. un corri spettivo nell'alta produttività e nella maggior flnAZZll del suo lavoro. I.a. Germania, ebe lotta vittoriosa.mento con l'Ingliilterra sul terreno industriale, non ò giunta mai a. competere, neppure di lontano, con la Francill. per il cosiddetto « articolo di Parigi •· L'operaio, che può produrre quei ritrovati ingegnosi del gusto, della finezza, dell'eleganza e dell'arte, può solo Horire in un Ambiente di libertà. e di benessere, così come le catte• drali del Medio-Evo e il Partenone glorioso possono uscire dalla mente ed esprimersi dalle braccia sol di liberi artigiani, figli d'un Comune libero. La Repubblica, che non reca traccia di poteri perso• nali, diversi da quelli f!Spressidalla volontà delle mag– ~ioranze, ha in sè il germe di tutte le trasformazioni. E 11na pasta estremamente plastica, che si adatta. I\ svariatissimi contenuti. I socialisti francesi hanno in• teso come la sua f-0rma attuale dipendesse nel loro paese da un certo straniarsi degli operai dall'effettiva partecipazione alla cosa pubblica e ve li banno richia mati. Oramai la Repubblica di Francia si trova nella posizione di poter essere .lutto ciò che il sun'ragio universale vuole che sia. Se gli operai a~iranno con prudenza e saggezio, ltL democrazia operaia, che in un certo senso è tutto ìl socialismo, può essere l'opera.d1 un futuro prossimo. Che importa quindi che la legislazione sociale sia, in Francia, povera, contra~tata, male applicata e di dubbio valore1 Nessuna istituzione politica può fare quello che le volontà in essa operanti non sanno o non vogliono; ma la differenza fra un regime democratico ed un re– gime che non lo è sta in questo, che la volontà. ma.tu• rata di una magf{'ioranza raggiunge un pieno ed assoluto effetto dovunque non c'è traccia di poteri personali; e dove sono saldi ed attivi questi poteri l'efflca.cia.della primi\ è attenuata o distrutta, o raggiunge il proprio segno a.ttraverSC'I lotte dolorose, risparmiate ai regimi delJlocratici. Certo la musa operaia tedesca ha un grado di sviluppo morale quasi eguale a quello dei rrancesi; ma che mai le vale un simile sviluppo quando la vo– lontà d'uno solo, appoggiata all'ultima ,·egis ,·atio, al cannone, come lo volle definito nel bronzo istesso Gu– glielmo, può vittoriosamente contrastare ad essa 1 La semplice constatazione di questa ovvia verità dà il risalto dovut-0all'energica azione dei socialisti ftan– cesi, in pro della Repubblica. Chi, come noi, ò passato attraverso (e senza averle ancora superate) le dolorvse prove di un regime non democratico, può giudicare a.I loro pieno valore le parole e le opere, le azioni ed i consigli, di codesti socialisti francesi, che ora, come cento anni addietro la massa rivoluzicnaria, si appre– stano I\ salvare la Repubblica« dai vigliacchi di dentro, dai tiranni di fuori >. ARTURO LAUIUOLA. LAPOLITICA ECONOMICA delle classi operaie italiane NEL MOMENTOPRESENTE Una delle cause principali per cui il tenore di vita delle classi operaie io Italia è inferiore a quello degli altri paesi, per cui i salari rimangono a un livello bassissimo, e non sono frequenti nè di solito fortunati gli scioperi per la elevazione delle mer– cedi, si è la eccessiva popolazione del nostro paese. La densi!.\ media della popolazione in Italia (107 abitanti pe1· chilometro quadrato) è assai superiore alla densità media della popolazione in paesi di noi più ricchi come la Germania (97), l'Austria (80), la Francia (72), ed è solo inferiore alla densità media dell'Inghilterra e del Belgio. contrade dove le industrie ed i traffici sviluppatissimi permettono agli abitanti cli moltiplicarsi su un suolo per propria natura sterile ed ingrato. Nè la tanto decantata bellezza del nostro cielo e la fertilità del nostro suolo giovano a spiegare l'altezza insolita del numero indice della popola- B b oten C no B1arco zione; perchè si tratta in fondo di una leggenda che non riposa su nessun fondamento reale. Due terzi delle terre d'Italia sono poste io montagna od in collina, e sono sterili, pietrose e sassose, tali insomma che solo con grandi stenti la genialità italiana ha potuto trarne profitto. Parecchi milioui di ettari rimangono incolti, in parte perchè incol– tivabili per essere gioghi di montagne o pendii scoscesi di collina. e io pa1·te perchè non vi è to1·– naconto economico a colonizzare le terre incolte anche fertili quando la remunerazione si fa aspet– tare troppo' lungo tempo in confronto di altri im– pieghi a reddito immediato e sicuro. Se anche poi si potesse colonizzare il milione di ettari incolti e coltivabili che esiste in Italia, il rimedio posto all'accrescersi irrefrenato della popolazione sarebbe all'atto temporaneo. Supponendo che su ogni 100 ettari (= I km. quadrato) possano vivere comoda– mente 90 persone, il che è già molto e presuppone una intensità di coltivazione irraggiungibile in pochi a1rni 1 si può fare questo calcolo. La popola– zione italiana aumenta ogoi anno circa di 400 mila persone; 100 mila si possono all'ingrosso conside- 1·are come necessarie a far fronte all'incremento naturale delle industrie e dell'operosità nazionale. Ove non esistesse la emi~razione per l'estero, le 300 mila persone residue basterebbero per fornire in 3 anoi la popolar:ione occorrente per colonizzare il milione di ettari incolti ed incoltivabili. Finito il triennio, le cose sarebbero al punto di prima e s~rebbe d'uopo trovare nuovamente un rimedio all'incremento pauroso della nostra popolazione. L'apJ)igliarsi a pratiche malthusiane per dimi– nuire la prolificazione avrebbe contro di sé le abi– tudini inveterate delle masse rurali cattoliche, ubbidienti ciecamente alla massima biblica: c,·•escite et mutttpticamint, e sarebbe OpJlOsto eziaudio ai sentimenti delle masse operaie cittadine, le quali si sono abituate a guardare a mezzi completamente diversi per miglio1·are le proprie condizioni; e ignorano del tutto i dati primi del problema della popolazione, con grave torto (mi si permetta la parola in una Rivista socialista) della stampa po– polare e socialista che del gravissimo problema demografico non si è mai occupata serenamente e spassionatamente. (') Del resto forse non a torto i sentimenti e le abitudini della popolazione italiana sono contrari alle pratiche malthusiane. L'avvenire è dei popoli che espandono la propria civiltà su territori sempre più ampi e moltiplicano incessantemente il numero di quelli che parlano la loro lingua. L'avvenire è dell'Inghilterra e della Germania, che spargono i propri figli in tutti i paesi del mondo, e non della )?rancia, la quale ha una popolazione ricca ma stazionaria in numero e popola le sue colonie di soldati e di funzionari. L'Italia, se vuole migliorare la sua condizione attuale e non scadere al livello di uno dei piccoli popoli balcanici o iberici, deve ispirarsi all'esempio dell'Inghilterra e della Ger- (1) Ecco dunque un magnifico tema che l'amico Einaudi, ~e crede, 1>otràtrattare a suo agio In queste stesse co,lonne. Per la verità, cl eia lecito rammentare che la Crtuca ha reeo, popolare In Jtnlla. ripetutamente lodandolo e lnscrh,endolo per molti auni nella sua lJì'>tleteca di 7Jt'opaga11<la, il matz1strale libro del KAu~ TSK\'• tradotto dal 81sso1.ATI, Socialismo e mttlthiafa11fnno, che 11vlscera a11punlo la questione; redidone. esaurila. non fu nnrora rifatta, avendo11imotivo di credere che Il Kau~ky, In una futura edizione tedeaca, urebbe espresso 011inlonl In parte modiftcate. Quanto all'appunto ràtto alla stampa popolare e socialista ila• liana, le lolle specialissime a cui fu sinora costretta In ltalla per difendere l'esistent.a del J)artlto e le osservationi che lo steuo Einaudi soggiunge nell'&.rticolo suo le danno forse qualche dirill• di invocare a propria ecuea Il mq.fora pt•emunt. (Nota <14lla CRITICA.).

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