Critica Sociale - Anno VIII - n. 10 - 1 luglio 1899

CRITICA SOCIALE 151 rentola sabauda, senza neppure accettare l'ausilio dei radi tarli repubblicani! ... A Mantova è stata la ripresa imp1•ovvisa di un fuoco p1·ecursore, che sembrava sopito; un fuoco alimentato dai ceppi 1·e– liquati delle forche austriache e dai carboni ardenti del la boje contadinesco! ... A Spoleto, a Pa,·ma, a lì'irenze, dappertutto altrove, è, senz'altro, carat– tel'isticameute, la ribellione all'ultima reazione della Destra vandeana, che mira a stracciare il compro– messo convenuto nel 1848 tra i due imperativi as• soluti: la grazia sovrana di Dio e la sovrana vo– lontà del Popolo! Ma il denominatore comune, a cui si possono ri– durre tutte le frazioni della insurrezione, è e resta: contro lo Slalo.' E l'inse~nameuto che ne vien fuori è questo: O lo Stato italiano rient,a nei ter• mini proprii, morali e politici, della sua esisteu1..a; istituisce un'amministrazione modesta nei fini, scru– polosa nei mezzi, legale nelle forme; consente nel– l'unii.\ la libe1·tà a tutti gli organismi sociali; cessa di essere un feudo di consorterie avide, chiu e. orgogliose, fanatiche; riduce la sua ingerenza al minimum necessario, a quelle funzioni soltanto che toccano realmente gli interessi di tutti i conso• ciati; solleva la dignità parlamentare, facendo chiu• dere inesorabilmente in faccia ai deputati tutte le porte dei pubblici orfici; riduce le spese, abolisce i dazi protettori; licenzia alcuni corpi d'esercito; - oppure il Comune, non ne potendo più, dovrà 1>en– sa1·e alla sua salvez1.a; e con sò salve,';\ tutto quanto è ancora di vh 1 0 e di fecondo in Italia in confronto di ciò che vi è di guasto e di parassitario .... Se lo Stato si dichia,a a ciò impotente, pense– ranno i Comuni a conciliare la Libertà e l'Unità. Non so quale pazzo negromante ha tirato questo dannato oroscopo: <- In Italia la rivoluzione la faranno .... i Sindaci:.. Cl.AUDIO 'fREVES. I SOCIALISTI E LA REPUBBLICA (Nost,•a, C0l'l'iSJ)0ntl.enza, 1Jfl1'i(Jill<t) La data,arrelrata di quasi una quindicina, della lel• tera di Arturo Labriola, che diamo qui sotto, nulla toglie alla sua atlualttà. la quale è anzi rinfrescata dalle ultime notizie di Francia. Il nuovo Ministero infatti. la cui gamma si stende dal temperato \Val• deck Rousseau al socialista Milleraud, pur essendo un Ministero di liquidazione dell'a/fi:ttn, ed anzi appunto perchò tale, riesce altresì esseuzialmente - come ben antivedeva il nostro corrispondente - un Ministero di concentrazioue e di difesa demo– cratica. La sua composizione obbedisce alla stessa legge e rispecchia in altro ambiente, nelle sfere governative, o di fronte a di\ 1 ersi ma non meno urgenti pericoli, il fenomeno stesso, che determina oggi in Italia, nelle sfere popolari, l'alleanza difen• siva di tutti i partiti della libertà. La manifestazione di domenica, 11, al Bois de Bou– logne, in onore di Loubet e della Repubblica, è stato Il colpo di genio dei socialisti fran<-esi, fuori di Francia. così poco conosciuti ed appr ezzati. Il co lpo di genio consiste in ciò, ch'essi hanno identiftca.to gli interessi della Repubblica con quelli del movimen to soc1alii;cta, La caduta. del Ministero della. furberia e della rlop– piezza, sotto i voti coalizzati della. Sinistra r,1rticale e socialista e della Destra monarchica. e clericale, In• dica, da parte dei socialisti, la volontà di approfittare d'una vittoria conseguita. da essi soli, e da parte dei monarchici l'intuizione che dietro la Repubblica. c'è il socialismo, cioè dietro la democrazia. borghese la de· o mocrazia operaia. Il 0110\'0 Ministero sarà borghese, ciò è ben naturale, ma più repubblicano, cioè più de· mocratico ed ancor meno militarista de l precedente, e quindi più prossimo alla democrh.1.ia operaia. Con abile intuizione del moment o politico, ieri Jaurès scri– veva. nells. Petile Repubtique: e Noi non domandiamo nulla per noi al nuovo Min1s1eroi noi vogliamo soltan1O ch'esso sia repubblicano.• Questo è Infatti il sentimento dei ceti operai. Assistevo sabat.-0 scorso - la veglia d'armi del do• mani incerto - alla grande riunione indetta allfi. sala delle Mille Colonne dai Sindacati operai della Senna, ~!:olt~~=n~~~l~~::itf~~edvauni :,~c:t::•:o.S?1 1 ~i~~o~:~s~r1: commosse e fece piangere l'assemblea fu tenuto dal cappellaio f'aberot, l'ex vincitore del panamista Fio quel. Il vecchio soldato della causa socialista, l'antico comunardo che porta sul petto il ricordo delle palle repubblicane che soffocarono la Comune, l"operaio mo desto e semplice, restato semplice e modeMto anche dopo il passag11io per l'aula legislativa, diceva all'as semblea: < Malhew· cì nou&, <-ittadini, se facciamo scan nare la Repubblica. Mariam1a la detestano perchb non s'adorna della chincaglieria. cara al monarchici. I.a chiamano la Gueu,e la. stracciona) perehè l'abbiamo rutta. noi poveri operai, eri è pt,r colpire noi, per to• glierci le mag,·e libertà. che godiamo ancora, che essi vogliono ucciderla.• E raccont&va poi che egli ri~or– dil.Va assai bene i sacriflci dalla Repubblica. consumati sul corpo della classe operaia, ma. questo triste ricordo non doveva affacciarsi per trattenere gli operai do.Ila difesa della Repubblica, bensl per motnrar loro la ne• cessità. di renderla. più democratica. E l'assemblea a. consentire con un solo slancio di plauso fremente ed irresistibile. Il giorno appresso gli operai tenevano la parola e innanzi alla col luvie delle giacche polverose rnflorate dt rosso piega.va l'insolenza monarchica dell'aristocrazia. E appre ssandosi alle carrozze del garofano bianco, le mAsse operaie esigevano l'inchino ed il saluto. « Salti– tate il popolo che ha fatto e vuol mantenere lo. Re• pubblica » 1 cosi dicevano pure al repubblicani tiepidi ed alla. borghesia non ostile. Volevano far constatare questa. lucida e tersa verità., essere il solo proletariato a volere con fede attiva ed operosa 11 mantenimento delle istituzioni repubblicane. Oli uomini che più for• temente agi\·ano ed imponevano il rispetto della Ro puhblica erano gl1 eredi rtei fucilati del '48 e i combat– tenti di prima flla della Comune parigina. Dimenticavano allora. le patite ingiurie e, con slancio pieno di fede e di speranza, solidarizzavano sè stessi con le istituzioni repubblicane. Sentù;ano, senza nemmeno tentarne la spiegazione, che la Repubblica è qualche cosa che pro• rompe dalle istesso viscere del mnvimento operaio, ed è destinata ad accompagnarne. per via di successive purificazioni, i trionfi progressivi. Giustamente poteva con nobile fierezza un altro vecchio combattente della causa prolet11ria, il Vaillant, dichiarare dalla tribuna del se<-ondo Parlamento del monfio civile, che la gior nata dell"I I giugno 1899 è consacrata nella storia <-Ome una data. di trionfo della causa del proletariato. Da. questo giorno in poi la Repubblica di Francia non può essere che democratica. . . . Eppure il ritornello che insistente si ripeteva alla tribuna delle Mille Colonne era questo: « nulla per noi operai la Repubblica ba ratto in ventinove anni.~ 11 presidente dell'assemblea, il tipograro Brial, ricordava che la Francia è dj gran lunga indietro, in ratto di legislazione operaia, alla Germania nemica, come i na– zionalisti dicono. Una scarna. legge sugl'infortunl del lavoro, strappata al Parlamento francese dalla paura dP.lle elezioni, è stata ora nuovamente prorogata e mi– naccia. di esser ritirata. dal Parlamento ( 1 ). La Fra ncio. ignora che cosa è l'assicurazione per la. vecchia.la , per le malattie, per la disoccupazione. che pure ttoris oono e tuttodl si applicano nel vicino Impero. Tutto ciò rt petevano a. gran ,•oce gli ora.tori del meeting operaio, ma essi soggiunaevano ebe la Repubblice. è la libertà.

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