Critica Sociale - Anno VIII - n. 10 - 1 luglio 1899

CRITICA SOCIALI, 157 Tali osservazioni si possono dividere in due ordini L'uno, quello che comprende le osservazioni ratte sopra. istituzioni di carattere federale, comuni cioè a tutta la Svizzera, e che irradiano nel Ticino, come negli nitri Cantoni, da. Berna. L'altro, quello che comprende le osservazioni fatte sopra istituzioni di carattere piò propriamente ticinese, sorte e fiorite nel Cantone ita– liano, sopra un suolo e in mezzo a una razza, identici a quelli, immediatamente adiacenti, dell'Italia. Il primo presenta, quasi a dire, le istituzioni della. democraz.ia svizzera tradotte in italiano; il secondo il frutto di democrazia che possono produrre i succhi vitali d'una terra italiana, non solo nel medioevo, al tempo delle Repubbliche di Milano e di Firenze, ma oggidì,quando cioè i postula.ti della coscienza politica moderna sono diventati inflnito.mente più delicati e difficili. Delle une e delle altre, nei numeri prossimi. GIUSEPPK RENSI. LEORIGINI DELLA REAZIONE I. li colpo di Stato, di cui furono vittime i partiti popolari nel maggio ·os, ha avuto un resultato dap• prima poco appariscente, ma la cui importanza andrà sempre più manifestandosi col passar del tempo: esso ha dimostrato che la reazione in Italia non è un fenomeno provvisorio, legato con la ua– scita e con la morte di un Ministero, ma emana pe1·ennemeute da una causa superiore alla volontà dei singoli ministri, causa immanente in tutta la nostra organizzazione politica, senza la cui elimi– nazione nessun progresso ordinato e sicuro è spe– rabile. Riconosciuta la causa della malattia, i pal'lili popolari han sentito subito il bisogno di ricercare nel passato il momento preciso, in cui la causa ha cominciato ad agire, e i più hauuo fissato questo momento agli stati d'assedio proclamati in occasione dei moti di Sicilia e di Lunigiana; qualcuno è ar– rivato fino al 1882,affermando che, prima di questa data, :n Italia il rispetto per le libertà largite dal magnanimo Carlo Alberto fu perfetto; ma dopo l'allargamento del suffragio il partito conservatore. spaventato dalla nuova marea democratica, si ò buttato alla reazione violenta per difendere la pro• pria esistenza. Entrambe queste opinioni sono errate e derivano dalla ignoranza della storia italiana di questi ultimi cinquant'anni; chi ha studiato questa storia non sui libri di testo delle regie scuole, ma ;une fonti originali non mutilate nè falsificate, deve ammettere che la causa della reazione ha incomin• ciato ad agire fio dal primo momento, in cui nel movimento dell'indipendenza e dell'unità italiana intervenne accanto al partito repubblicano il par– tito monarchico. Si sente spesso ripetere che la storia dell'Italia e della Germania in questo secolo sono perfetta– mente simili: in Italia l'unificazione e l'indipen• danza sono state opera della monarchia piemontese, io Germania della monarchia prussiana; in Italia come in Germania le due dinastie nazionali han dovuto lottare contro la stessa potenza estera, l'Au• stria; in Italia come in Germania la guerra franco– prussiana è stata la causa della finale unificazione dello Stato. Il parallelismo è molto superficiale e scompare appena si analizzino meno semplicistica– mente i fatti. In Germania l'uniti\ e l'indipendenza sono state opera esclusiva della dinastia e dell'eser– cito prussiano vincitore di Sadowa e di èdan, e la guerra contro l'Austria fu preparata dalla dinastia trascurando tutte le proteste del Parlamento prus• siano, che si rifiutava sempre di votare le spese militari; la unità, quindi, in Germania ha assunto fin dal primo momento un carattere dinastico, conservatore, militarista, e le istituzioni parlamen– lad lasciano apertamente e legalmente adito alla influenza personale dell'Imperatore. In Italia, invece, la unità e l'indipendenza sono state la resultante di due forze diverse, la (orza conservatrice-monar– chica e I• forza democratica repubblicana. Delle regioni, che oggi fan parte dello Stato italiano, il Piemonte, la Liguria e la Sardegna sono di antico possesso monarchico; la Lomba1·dia è di acquisto monarchico per l'armistizio di Villafranca, ma è unita agli Stati sabaudi in forza del plebiscito del '4 , del quale però è patto principale - eluso dal Cavour nel ·59 con un colpo di Stato - la convocazione della Costituente, idea mazziniana e democratica; le Marche e l'Umbria sono di con– quista monarchica, e cosi il Veneto. Ma Parma e Piacenza, Modena e Reggio. le Romagna, il gran• ducato di 'foscana sono entrati nell'unità dopo una rivoluzione; la Sicilia e il Napoletano furono ao– quistati all'unità da Garibaldi; la spedizione di Roma fu ratta sotto la minaccia di una rivoluzione mazziniana. L'unità d'Italia, quindi, ha o dovrebbe avere un carattere molto meno dinastico che na– zionale; le nostre istituzioni parlamentari sono o dovrebbel'Oessere nettamente rappresentative, e da esse è o dovrebb'essere esclusa ogni inflneaza non schiettamente parlamentare. i,: o aov,·ebbeessel'e, ecco la storia d'Italia nella seconda metà di questo secolo: un'altalena continua fra la grazia di Dio e la volontà della nazione, fra i decisamente conservatori e i francamente libe– rali, fra la politica cosi detta conservatrice e la finanza cosi detta democratica. Reazione e rivolu– zione, incontratesi nel lavoro dell'unità, si son trovate legate alla stessa catena; e lottano fra loro da cinquant'anni per assicurarsi il dominio nello Stato. Quando è cominciata la reazione! è comin– ciata il gio1·no 1 in cui cominciò la rivoluzione; ò cominciata fin dal giorno, in cui Carlo Albe1·to, sbattuto dalla tempesta repubblicana e democratica, sentì il bisogno, per salvare il vascello della di– nastia. di spargere un po' di olio.... liberale sulle onde rivoluzionarie; e quest'olio fu costituito da uno Statuto equivoco e da una guerra contro l'Austria più equivoca ancora. Di Carlo Alberto ha scritto il olaro della Mar– gherita, il quale fu suo ministro de((li esteri dal 1835 al 1847,che « detestava i rivoluz,ooari •; e di· fatti ne dette una prova evidente nel '33 mandando a morte una cinc1uantina di liberali e dando il collare dell'Annunziata al Galaleri, il carne0ce di Andrea Vochieri. Mettendosi dopo il ',t6 sulla via delle concessioni liberali, egli, dice il buon Solaro, « credette far più della metà del cammino pel con• seguimento dell'italica corona. Se non era per la speranza di tanto acquisto, Carlo Alberto, geloso della sua autorità, non avrebbe mai consentito a cosa che la diminuisse>. La sua idea era .: di ren– dere libera l'Italia per poi farvi fiorire la religione e la giustizia; e certamente, se riesciva, il libera– lismo, che come mezzo accarezzava, dopo la vittoria lo avrebbe o conve,·tito o spento•('). Sventurata• mente ..... non riuscì. Ma il suo programma non si spense con lui. « Cavour - è scritto in un volume ufficioso stampato io Francia nel 1858- giunto al potere, s'imbattè faccia a faccia colla rivoluzione; le disse: Vieni con me; e partirono a braccetto - rivoluzione e primo ministro - verso i nuovi 1•)SOLAR.O DBLLAMAROUZIUTA, Memorancl1tm. Torino, Spelrant • Tortoue, t85t, pag. Il, 54' 1 5", 541.

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