Critica Sociale - Anno VIII - n. 9 - 1 maggio 1898

CRITICA SOCIALE 135 loro di dire ai loro avverso.rii:« voi non mi avete ca– pito>. Il ratto è innegabile, ed è l'indizio d'una crisi assai grave: è questa crisi cho Merlino ha studiata. con molta. perspicacia. A vanti tutto, a. qual titolo il Socialismo attuale si chiama. scientifico 1 Io suppongo che questa. denomina– zione viene dal celebre opuscolo di Engels: Entwiche– lung des Sozialismus von der Utopie zw• ,vissenscha/l, tradotto in francese e in italiano sotlo il nome di Socia– li1mo utopistico e Socialismo scientifico (11.Nella lingua, che si parlava nelle Università. tedesche al tempo della giovinezza di Engels, ·wissenschafl non corrispondeva. a.tratto alla parola scienia ('); ora bisogna aver sempre presente, nel leggere Engels, che questo autore non s'è tenuto al corrente dello sviluppo ftlosoflco e sto1·ico della Germania dopo il 1845; egli parla una lingua tec– nica difficilissima a comprendere, perchè essa non è nè quella degli hegeliani, nè quella degli autori pil\ re– centi. Ma in che consiste il carattere scientiflco del socia• cialismo moderno t Secondo gli scrittori più letti, esso sarebbe fondato sulla teoria del valore e sul materia– lismo storico. Debole fondamento in verità.! Imperocchè è certo che tutte le esposizioni ratte della prima teoria antecedentemente al 1894 erano false('); e ancor oggi i marxisti credono, in generale, che Marx ha voluto provare che, l'operaio essendo il solo produttore, il Pa– drone gli toglie una parte del suo prodotto; e non è difllcile di vedere che quest'interpretazione è cosi poco esatta, come quelle che permisero di trasformare tanti caoti primitivi in controsensi mitologici (4), E d'altra parte, chi, in Francia e in Italia, aveva un'idea un po' esatta di ciò che potesse essere il materialismo storico prima della pubblicazione del saggio del prof. Antonio Labriola 1 Risulta anzi da una polemica. tra Ka.utsky e Belfort Bax che i tedeschi non sono in questo più in– nanzi di noi. ~Jerlino riferisce che Turati ha riconosciuto che la teoria del valore non è essenziale al socialismo: ciò mi sembra incontrastabile. D'altra parte, Benedetto Croce, che ò pure il migliore commentatore di Marx, non ha mai cessato dall'alfermare che non si pQssono tirare dal materialismo storico delle conseguenze socia.liste. Ogei che il socialismo ~ discusso nelle Università, i piani di riorganizzazione non possono non creare serii imbarazzi; bisogna ben riconoscere che sono utopie allo stesso modo dei falansteri di Fourier. Ma qui ancora imperversa la crisi: quando si ragiona. con gente seria, si rigettano lo fantasie di Bebel, come fa Ivanoe Bonomi (Critica Sociale, 16 marzo 1898, pag. 91); ma si diffonde questo romanzo fra i semplici come un'opera di buona propagandai tutte le biblioteche socialiste hanno anche ( 1) l.n tradur.Ione è più che lil,er!\; e perciò Oio,·atmi Gentile ha potuto attribuire ad J,~ngelsuna esposizione veramente fan• ta•tl<._11. e lncC1mprensibile del hegeli:rnismo (Una c,·Wca del ma.• teriallsmo ltorlco, studU crlticE del prof. Cn1v1t1.1.ucc1,voi. VI, pag. 40~)- SI potrebbe rnre una curiosa raccolta degli equivnci che provengono da traduzioni troppo libere di Marx e di Engelt In francese e in italiano. Av"re del buoni testi dovrebbe euere b. prima cura delle perscme d1e hanno a cunre la sclenu. (') Cf. BBNltOF.TTO CROClt: Il concetttJ della &torEa, pag. t 1• ('J Io ho t~ntato di perfezionare questa teoria in un articolo apparso nel Journal de.J P.c0Homl1tu (15 maggio t897) e nei So– .ilallltE.JChl!l Monau-het,e (a-tugno 189i); ma Ti è ancora molto da dire ,una quegtlonc. (t) Vedo In un articolo del prof. Cot.RTTIche I aociallatl Italiani tono ancora Indecisi, se la teoria marxista si applichi alla società attuale o ai ap1)licher:\ in aHenire um,1,ra popolare dl polUEca, lette,·l!J e scienze 1oc1,,u. 30 aprile t897, pag. 399J. ---------------- le stupidaggini di Bellamy (cho la Pelile Republiqu.e ha del resto pubblicate in appendico). Non c'è punto accordo fra gl'intellettuali. Jaurès ha. raccomandato la lettura d'un saggio di Brissac sul col– lettivismo e ha tentato anche lui il genere utopistico. Renard ha. pubblicato or ora un volume, in cui egli ci insegna come si regoleranno i salari i; le sue dimostra– zioni valgono, nè più nè meno, quanto quelle di Fourier. Lo stesso J. Guesde, il più ofllciale rappresentante del marxismo in Francia, non s'è ratto troppo pregare per esporre alla Camera dei deputati i particolari della re• pubblica collettivista, o i mezzi che egli adopererà, il giorno della rivoluzione, per assicurare i seJ'\'izii pub– blici per mezzo della conco1·1·en:a.o della coercizione. In un articolo do! 16 luglio 1897 (Critica Sociale, pa– gina. 213) Arturo Labriola se la. piglia anche con quelli che vogliono imporro silenzio su questo questioni. lo non esito a dire che egli ha ragiono, vediamo pcrchè. Por la propaganda. si son dovuti redigere dei pro– grammi di riforme a. un dipresso attuabili i li hanno chiamati i programmi minimi; e si è avuto cura. di pro– clamare che non sono questi dei progetti socialisti! Questo sembra strano a. Merlino; ed egli potrebbe di– mandare ai nostri marxisti (così severi per ogni com.– p1·omesso idealista) come fanno essi a sapere che quei programmi non sono socialisti. Certo, paragonandoli ad un pia1io scientifico della società. futura! Ecco perchò Arturo Labriola dice cho il partito socialista devo sa• pere quel che vuol fare. Ma, sotto l'angolo visuale marxista per lo meno, si può attribuire· a questi piani un valore scientifico 1 La scienza non è per Marx che l'espressione astratta d'una man;era determinata. di esercitare il nostro potere sulle cose. Io non posso credere che l'avvenire dei programmi massimi sia una delle cose su cui noi esercitiamo il nostro potere. Noi non agiamo che sul presente, non abbiamo altri dati che il presente, non conosciamo altre condizioni che quello d'oggi. I programmi minimi sono anche, troppo spesso, più estesi che i limiti della no• stra azione possibile; essi superano dunque quello che noi possiamo dire di scientifico sullo questioni sociali. E come chiamel'emo dunque i programmi massimi 1 Io non vedo perchè si rifiuterebbe loro il nome di utopie. Nell'ultima sua memoria sQ.! marxismo, Benedetto Croco pone come terza conclusione (') : « impossibiliti\. di dedurre il programma sociale marxistico (ma. anche ogni altro programma sociale) da proposizioni cli pura scienza, dovendosi portare la valutazione dei programmi sociali nel campo dell'osservazione empirica e delle con• vinzioni pratiche>. 1..·osservazione empirica è l'osser– vazione dei ratti in mezzo ai quali noi viviamo; lo con– vinzioni pratiche, che noi possiamo acquistare riguardo a tali fatti, sono i giuclizii di natura socialistica dati sulle riforme parziali, sui programmi applicabili imme– diatamente, su queste piccole cose tanto disprezzate dai teorici. Lo stesso autore scriveva a Giovanni Gentile parlando di Marx e di Engels (1): e pensiero ed azione erano tut• t'uno; e piuttosto il pensiero era il complemento del– l'azione, che non viceversa>. Se noi ci sforziamo di seguire l'esempio di questi maestri, fondandoci sulle osservazioni fa.tte scientificamente, non ci dobbiamo mettere più ad immaginare delle situazioni ipotetiche ma pensare ciò che è, ciò che noi facciamo o ciò eh~ (') Per la Ente,·p,.etazlo»e e la crltlca di alcut1E concetti ciel tnal'.-rl.Jmo. pag. •L t!) Arllcolo gia citato, png. 615, nota.

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