Critica Sociale - Anno VIII - n. 9 - 1 maggio 1898
132 CRITICA SOCIALE Contributo alla rilorma delprogramma inimo C.iltA'l"l'EIU GESEI\Al,l DEI, l'IIOGll!lllU. lii. Finora abbiam cercato di determinare il metodo, che il Partito deve seguire nell'escogitare le riforme, e la funzione che l'elenco di queste riforme deve compiere nella nostra opera di agitazione e di pro, paganda. Ora dobbiamo domandarci quali precisi caratteri delibono avere le riforme socialiste. Da ciò che abbiamo innanzi detto del metodo so· ciali,ta deriva la de0nizione delle riforme secondo tal metodo escogitate: « Sono riforme socialiste tutte quelle che diret– tamente o indir·ettameute aumentano la potenza del proletariato e sollecitano la trasformazione del mondo capitalistico nel senso della socializzazione della proprietà privata.• Ciò posto, ne consegue che non tutte le riforme, che sembrano buone e giuste, debbono avere l'ap– poggio dei Partito, ma solo quelle che rientrano dentro i connni della socializzazione e della lotta di classe. Prendendo, per esempio, alcune di quelle riforme, che vanno sotto il nome di umanitarie, è e,•ideote che il Partilo, come Partito, non deve oc– cuparsi nè di reprimere l'accattonaggio, fondando associazioni che dieno lavoro agli accattoni onesti, nò deve aderire all'Armata della salute, nè deve comandare alle donne socialiste che smettano di portare l'antiigienico buslo, nè deve sciupare il tempo a combattere il duello per sò stesso, ma solo devo domandare che gli assassini gentiluomini siano puniti come gli assassini canaglie; viceversa, altre rirorme, come la ricerca della paternità, la riforma dei Rrerotron, la istituzione di Cooperative, il Partito dovo considerarle come l'irorme socialiste; perché la seduzione seguita da abbandono avviene quasi sempre per parte degli uomini borghesi contro le donne proletarie, e la leggo per la l'icerca della paternità sarebbe un mezzo pe,· obbligare la bor– ghesia a subire la responsabilili\ delle sue azioni; perché i bambini, che vanno ad essere ammazzati nei Brefotron, son tutti prolelari; perché il movi– mento cooperativo in alcuni ambienti è l'unico mezzo per educare il proletariato ai primi prin– cipii della solidarietà; e cosi di seguito. Natural– mente, nel propugnare queste cosi dette riforme umanitarie, noi dobbiamo sviluppare specialmente le ragioni per cui il Partito le appoggia, e servirci con molta parsimonia delle altre, e solo in via sus– sidiaria, per la mozione degli affetti, direbbe un trattato di retorica. Eliminate dal programma pratico socialista tutte le cosi dette riforme umanitarie, che non abbiano relazione coi nostri ideali, resta un'altra questione. Io non potei intervenire al Congresso di Bologna per moltissime ragioni, e fra le altre, perché non avevo i quattrini per pagarmi il viaggio; per questo e perché non è stato ancora pubblicato il resoconto del Congresso, e perché il bollettino giornaliero dell'Avanti/ fu fatto motto mnle, non son riescito a farmi una idea chiara delle opinioni sostenute nel Congresso a proposito dei caratteri generali delle nostre ,•iforme. La sola cosa che mi pare cli aver capito è che il Congresso l'itenne, seguendo la teoria del Turati, che le nostre rirorme imme– diate (programma minimo) non sono socialiste. Queste parole han bisogno di essere spiegate. e con esse si vuol dire che le l'irorme imme– diate non sono il socialismo, siamo d'accordo; anzi u si deve dire che nessuna rirorma socialista, imme· cliata o lontana, legale o rivoluzionaria, è il socia– lismo. Il socialismo traspare iu tutte ma non si ferma in nessuna; esso non è un insieme di rifo1•me determinate, ma, come innanzi abbiam detto, è un metodo informatore. Se con le parole in questione si vuol dire che le riforme immediate, che noi domandiamo, non sono tali da esser domandate solo da noi, ma possono essere, per fini diversi dai nostri, sostenute anche da partiti diversi dal nostro, anche su questo siamo rl'accordo. Guardata, anzi, la cosa da questo punto cli vista, si può dire che nesmna riforma cielnostro programma pratico, sia anche la più rivoluzionaria, e socialista; perché si potrà sempre trovare un partito borghese che, per ragioni sue speciali, sia su quell'argomento d'accordo con noi. Io lnghil– ter,·a molli lat1dlo1·ds sono partigiani della nazio– nalizzazione delle rerrovie; molti industriali non si opporrebbero alla nazionalizzazione della pro– pl'ietà fondiaria; in pareccht Comuni la borghesia è arrh 1 ata per conto suo a riforme, che nel resto del mondo sono e saranno ancora per chi sa quanto tempo domandate dai socialisti. lu llalia poi in questi giorni assistemmo allo spettacolo comico - noi paese di Pulcinella il comico non manca mai - dello Stato che per mezzo del ministro della guerra compra e vende il grano a preuo di costo, mentre i socialisti che vogliono supergiù la stessa cosa sono messi in galera. Per questo io non riesco a capire quelli che vogliono un programma pra– tico essenzialmente socialista, val quanto dir• tale che possa esser sostenuto solo dal Partito socialista. Questo è assolutamente impossibile; salvo che non si sostenga che il Partito debba sostenere una ri– forma solo fin che questa non sia adottata da altri partiti; e appena questa disgrazia avviene, debba affrettarsi ad abbandonar la riforma o mettersi da capo col lanternino in cerca di un'altra, che sia piu vergine e ancora immune da contatti impuri. Se dunque il dire, colla dichiarazione di Bo– logna, che « il programma minimo dei socialisti non è uu programma socialista • vuol signincare questo che innanzi abbtamo spiegato - e non sap– piamo che cos'altro possa signincare - noi crediamo giustissima l'idea. Ma ci paro che quelle Jlarole espl'imano la idea in modo confuso ed equivoco. Tutte le rirorme che rinforzano il proletariato e accelerano la socializzazione non sono certo il so– cialismo, possono certo esser :\Ccolteanche dai non socialisti; ma questo non fa che esse non sieno socialiste. lusomma alle parole della dichiarazione bolognese, perché abbiano un senso giusto, anzi perché abbiano un senso, deve essere attribuito un significato conlral'io a quello che esse hanno nel discorso comune. E per questo mi pare si debbano sopprimere. Alla precedente affermazione, che è impossibile per noi avere un programma pratico, il cui con– tenuto possa da sè solo distinguerci dagli altri partiti, si può opporre: ma allora in che modo salveremo la nostra indh 1 idualit..'\, che cosa ci sal– verà mai dal confonderci cogli altri? t questo, infatti, l'incubo di buona parte dei socialisti ita– liani; essi temono sempre di pe1·dere la propria personalit.1, che bi,ogna che stia molto male in gambe se l'iesce a suscitare tante legittime appren– sioni. Ma se nel nostro Pa,·tito ci fossero un poco meno di piccoli borghesi e un po' più di coscienza, il pericolo non esisterebbe nemmeno. Come nel– l'articolo sulla questione amministrativa torinese ebbi ad accennare, noi ci dobbiamo distingue,·e dagli altri partiti non tanto per il contenuto delle nostre rirorme, quanto per il modo con cui le do– mandiamo (lotta di classe) e per la correlazione che
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