Critica Sociale - Anno VIII - n. 9 - 1 maggio 1898
138 CRITICA SOCIALE faremo domani: cioè rinchiuderci nei limiti prosaici del reale, del rattibile, delle riforme immediate. Ma allora come potremo noi giudicare se queste ri– forme hanno o non hanno carattere socialista, Non già paragonando il reale all'immaginaril', prenden<lo per misura del l't,ttibile ciò che noi non sappiamo fare; ma procedendo in modo veramente sciontifico, cercando so nel cambiamento, che noi ,·ogliamo attuare immediata– mente, si riscontrano certe qmllità. proprie del sociali– smo. Questo metot.lo è puramente materialista, perchò non prende in considerazione che delle condizloni esi– s1enti e delle qualità. osservabili. Perciò la concezione di Merlino è, in principio, la. sola che corrisponda. allo vere esigenze della scienza sociale, la sola quindi che sia ispirata. al vero spirito marxista. Si discuta sullo vere qualità. dello riformo specificamente socialiste, e la discussione sarà reconda.: ma ci si Insci tranquilli <"Ongli oracoli sibillini sul Collettivismo. La rirorma preconizzata ,la Merlino difficilmente si farà. accettare, porchè bisognerà riformare tutto il linguaggio adottato da.i socialisti, linguaggio che ha mancato sem– pre di precisione, e che oggi non può più servire che a. rtt.rci ingannare da noi r:cedesimi. Arturo Labriola. ci ra sapere che molti marxisti sostengono che bisogna. abituarsi all'idea di un ColleUivismo pal'ziale. Ma cho vuol dire questa rormola 1 Merlino dice, a ragione, che un Collettivismo parziale non è più il Collettivismo. li vocabolo Comunismo era abbastanza chiaro i si sono prereriti termini più oscuri, o si parla. oggi di Colleui– vismo, di socializza.:ione. Marx diceva che alla proprietà. capitalista succec.lerebbo il comune possesso degli stru– menti di produzione; i discepoli hanno corretto il mae– stro e parlano di pl'oprietà collettiva. Pe!!queur inten– deva, un tempo, per socializzazione, la trasrormazione d'una industria in Società. per azioni; istituire delle Cooperative, è socialismo nel senso di Pecqueur. Nous avons changé tout cela; noi ac.loperiamo i termini « Col– lettivismo > e e socializzazione• perchè non osia»lo ado– perare i termini tecnici, quelli che hanno un senso per– rettamente prec:so, quelli che tutti comprendono. Si tratta, inratti, di cose che non hanno che un rapporto lontano rol pensiero di Marx e con quello di Pecqueur: si tratta. del passaggio dalla proprietà privata alla pro– prietà. dello Stnto. Ma allora. per~hò non dire chiara– mente una cosa cosi semplice~ Sarebbe per av\'entura, per darsi una maschera scientiflca? Ad ogni modo, ado• perando questo procedimento, si corre rischio di essere accusati di volere ingannare i semplici. Il Collellivismo pania'e di Arturo Labriola non ha du1lque nulla di misterioso, perchè esso riesce soltanto alla. divisione della produzione fra i privati e lo Stato, Se noi vogliamo ftlre della scienza, noi abbandoneremo questo linguaggio non avente nessun senso preciso e parleremo in modo da. farci comprendere, senza ambi– guità.. Noi esamineremo dunque, in ogni caso partico– lare, se l'estensione delle industrie di Stato otrre un interesse dal punto di vista socialista.i e la soluzione sariL variabilissima colle circostanze. l<"'in qui l'esperienza è pochissimo favorevole a questa trasrormazione. Ciò che mostra pure l'improprietà del termine Collet– tivismo, ò che si comprende, talvolta, sotto questo titolo la cooperazione operaia. La cooperazione non è ben vista dai marxisti i essa è troppo pedestre i non è capace di colpire al cuore il capitalismo e di preparare quella famosa catastrofe che attendono ancora certi ortodossi. La cooperaziono è sopratutto mal vista., perchè essa ò di essenza liberale, non on·re un campo di attività. pro• ULv ) c. pizio ai teorici, e mette subito in opposizione gli uomini pratici e gli uomini politici avidi di dominazione. Ma oggi, bisogna addivenire alla. cooperazione, non ostante le repugnanze dei capi del partito('). La cooperazione ò il nocciuòlo essenziale dello rirorme immediate, so– pratutto quand'essa si collega con l'organizzazione di mestiere. A voler decidere queste questioni secondo lo spirito marxista, non si deve dimenticare che nel 1847, alrepoca del Manifesto, Marx non poteva aver la pretesa di pro– fetare e che gli elementi gli mancavano per descrivere l'organizzazione operaia, allora atra.tto rudimentale. Le tmde-unions del nuovo modello non si sono rormate che anni dopo. Ma bisogna prendere le mosse, per com– prendere i ratti attuali, dai principii metodologici posti da lui. Egli ci ra sapere che l'essenza stessa del socia– limo è la rormazione dell'anima. di classe (') nel prole– tariato, che si organizza cominriando dalle Società di resistenza. Gli ò a misura che quest'anima si rorma, che il socialismo posa. sulla politica e rirorma il diritto. Questo lavorio è affatto indipendente dalla. catastrorc, l'idea. della quale ha ossessionato parecchie volte il suo spirito e ha finito per ipnotizzare i marxisti. Questo lavorio è impossibile senza le rirorme parziali, e queste sono impossibili senza di esso: ecco perchè Merlino ritorna, in realtà, allo spirito di Marx, più ro– delmente dei marxisti ortodossi, domandandoci dì ado– perarci per l'attuazione di riforme, che migliorino la sorto del proletariato in senso socialista ( 3 ). So bene che per la propaganda non ò possibile chiu– dersi nei confini d'un'osposizione puramente scientifica: il nostro spirito ha bisogno di poesia perchè il nostro cuore si risul va all'azione. La propaganda deve conten– tarsi di simboli i ma bisogna anche che quelli che pos– sono comprendere sieno messi in grado di comprendere questi simboli. Ammetto che è più Cacile esporre, in termini eloquenti, le armonie della.società. rutura, anzi– chè far comprendere ciò che ha di specificamente socia• lista la costituzione d'una Cooperativa, di una Borsa di la\'oro, d'un sindacalo, o una qualunque piccola ri– rorma. E comodo spiegare che il carattere socialista del provvedimento proposto risulta dalla conrormità di esso con la tendenza. generale del programma ideale. Ma. bisogna. che si sappia che questa spiegazione ò una. fl. gura. simbolica. e ralsa, al pari dellA. pretesa divisione della società. in due classi. Bisogna che i socialisti non arrivino, a forza <l'immagini, a sognare una mitologia sociologica in luogo di osservare i ra.tti ! Richiamandoli alla realtà, Merlino ha roso JL! socialismo il servigio più segnalato: speriamo che i marxisti abbandonemnno il marxismo ortodosso inaridito per ritornare a Marx ( 4 ). o. SOREi,. (') Noi abLl:i.mo rnduto in !<'rancia un candidato 1oclalista, :i.p– poggialo da tutto Il grup1)() parlamentare, mettere sul suo pro– gramma la dlfda del bottegaio contro la cooperazione I J.,a ve• trerla d'Albl non ha aneraarl più dichiarati dei guesdlsli; eHI ai rinutano perfino a fore della propaganda per aiutare questa lntra1)re1a (11tab1lltad':lltrnnde in coodlr:ionl cattive). Si potrebbe scrivere un buon capitolo sul rapp<lrtl tra I partiti socialisti france1! e talune organ :uazlonl operale. fJ SI sa che Marx usa li termine co1ctenza cli clane, che ha penluto ogni aigUlftca10 in francese, tanto è stato mi-le adoperato. (11 tanche la conclusione a cui giunge Yandervelde: • il trionfo del ,.,cialismo sarà l'opera di operai, che avranno saputo con– quistare avanti tutto un livello r-.,lathamenle alto di eststeor:a •· (Conferenza citata). ( 4 l Benedello Croce, a sua volta: • Se quella decompo1tzto11e del ma.ra :11mo, che alcuni preannunziano, dovetse elgnlflcttre un" rigorosa revialnne crilica, aarebbe dan'ero la benvenuta.,. (Memoria citata, pag. 4';.
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