Critica Sociale - Anno VIII - n. 8 - 16 aprile 1898
118 CRITICA SOCIALE uno minimo e uno massimo, uno di oppos1z1oue uno di governo. Noi siamo convinti che la società capitalistica si trasrorma e che resultato ultimo di questa h'asformaziooe sar,\ la proprietà collettiva degli strumenti di produzione e di scambio e la sovranità economica o politica del proletariato. (') Questa concezione fiella evoluzione sociale ci sug– gerisce il m,elodo, cho dobbiamo tenere nell'orga– nizzare il proletariato in partito di classe, nel sol– lecita1·e e dirigere la trasroi•mazione sociale, nel propugnare delle 1•irorme immediate. Ora, il 1netodo, che ci guida nella escogilazione delle riforme im– mediate, non è dh·e1'80 oggi da quello che sarà il giorno in cui noi, in voce di essere all'opposizione, saremo al governo. E oggi e fra cento anni il me lodo pratico del nostro partito sarà sempre lo stesso: partire dalle condizioni attuali della societ,\ in un dato momento, e avendo sempre di mira il punto verso cui, secondo noi, la società cammina, proporre le riforme, che in quel momento possono essere ottenute per mezzo dell'opera diretla o indi• retta del pmletariato. La differenza fra oggi e il tempo. in cui il pro– letariato sa1•t\padrone dei poteri pubblici, consiste solo in questo: che oggi è la borghesia quella che, obbligata da noi, fa le 1·iforme; in avvenire saremo noi; oggi siamo obbligati a contenta1·ci di poco; in avveoil'e non saremo obbligati alla virtù della tem– peran1.a; ma, come si vede, questa ò differenza di grado e non di sostanza. Come oggi, così al tempo 111 cui il proletariato sarà padrone dei congegni fondamentali del potere politico, il partito socialista non potrà procedere nelle sue rirorme prendendo dei gruppi di istituzioni collettiviste o pretese col– lettiviste e piantandole senz'altro nella società bor– ghese; questo era il metodo dell'Owen, ciel ~·ourie,· e degli altri socialisti utopisti di buona memoria. ti pal'lito socialista dovrà solo compiere, secondo che se ne presenterà la occasione o la necessità, lutte le riforme comporlabili colle condizioni in cui si ti·overà la società in quel dato momento, e che possano produrre un rafforzamento del pro– letariato e un progres~o sulla via della socializza– :r.ione. Per tal modo non sara impossibile, anche sotto un governo socialista, che nei primi tempi, e magari per molti e molti anni, alcune formo di produ– zione e di scambio si sottraggano alla socializza– zione, mentre altre sieno perfettamente socializzate. Così sarà pos~ibilissimo che, almono per i p1·imi !empi, accanto all'anlico latifondo espropriato e sot– tomesso al lavoro sociale, si conservino le piccole proprietà destinate ad essere a poco a poco assor– bile pacificamente e dolcemente dalla proprietà collettiva, ma lasciate liber·e dal gove1•nosocialista e non sottomesse alla espropriazione forzata, per le enormi difficoltà che la esproprinzione ~imultauea di tanti proprietari dovrebbe superare. Certo, per quelli che vogliono il mondo costituito geometri• c:,mente, questa coesistenza della proprietà prit•ata e della proprietà colletliva è illogica; ma il pro– cesso pratico delle coso è qualcosa di ben diverso dal processo logico. Il processo logico è, per una necessit..-\della nostra mente, semplice e può venir rappresentato con una linea retta; il proce so pra– tico è complesso o solo lentamente e attraverso continue oscillazioni si va avvicinando al processo logico, per via di aJJp1·ossim,azioni successive, di• rebbe il Pa,·eto, tìnchè, a distanza pii, o meno lon– tana, forse anche a distanza infinita, i due processi si fondono io uno solo. ( 1) Cl ri1enlamo di fare alcuni appunll a quetU• articolo, In seguito a liii seconda parte t9 lii) di esso, che pubblicheremo nel numero l)rouimo. (La CI\ITICASOCIAl.tl}. B te a G 'lo B neo Ciò posto, è chiaro che noi non abbiamo due programmi: uno massimo, uno minimo; uno di governo, uno d'opposizione. Noi non abbiamo che un metodo ricostruttivo, il quale suggerisce, a se– conda delle circostanze, riforme immediate, le quali variano continuamente, e ottenuto le prime, il nosti·o metodo ce ne su~gerisce delle altre. li no– stro p1·ogramma 11011 esiste, diviene. Il nostro pro– gramma è la realtà stessa che si s, 1 olge e si tra– sforma p1·oiettandosi nel nostro cervello; il quale, essendo pa,·le della ,·ealtà, accelera colla forza della coscienza il processo 1·eale. A mo pare, dunque, che la prima riforma da fare nel progmmma minimo sia quella di abbandonare assolutamente le parole « p1·ogramma minimo e massimo», e di prendere le altre pa1·ole meno equi– voche: < riforme socialiste» oppure « programma pratico. » E di questo « programma p1·atico » noi dil'emo, colla dichia1·azione di Bologna, che esso non ò « il socialismo» - inte11dendo per socialismo quella forma-sociale-limite verso cui procede la società moderna e che si ,•a sviluppando dai fianchi del mondo borghese - ma non è < che l'indice sempre mutabile o pl'Ogl'essivo di quelle l'iforme di 1nag– giol' portata, le quali, mentre appaiono compatibili col fondamentale 01·dinamento economico di un dato momento, ne agevoleranno la graduale evoluzione a fo1·mo superiori, sia ele,·ando il tenore di vita dei lavoratori, sia consentendo un pili normale e cosciente svolgimento delle lotte di classe, sia rin– gagliardendo le forze del partito socialista •• sia - bisogna aggiungere alle precedenti parole della di• chiar}tzione bolognese, - « accelerando il movimento sociale verso la socializ1.azione. » Il. Dal fin qui detto appare che le nostre riforme non hanno limite, nò di numero, nè di estensione. Esse sono indennile come indefinita è la realta. lu tutti i punti della vita sociale la nostra critica pe· netra e risplende; e a piè del lavoro critico nasce come rampollo la ricostruzione; la ricostruzione anzi non è che parte della c,·itica. Ogni studio di iudole pratica in qualsiasi campo della sociologia, fatto con metodo marxista, è un contributo alla lista delle riforme socialiste, la quale deve restare sempre aperta a nuove aggiunte. chl'.:~ .1~ ~ ;~~~··r~~~~i~t~u~~l': s~~:uf. della pal'Ola, cioò sono compatibili colla presente costituzione economica, politica e giuridica; per es., l'u o di concedere i lavori pubblici a Cooperati,•e, l"amministrazione delle opere di beneficenza in senso utile al proletariato. Altre sono immediate io senso più largo, cioè sono compatibili colla costitu1.io11e economica e politica, ma richiedono la modificazione della legislazione; 1>e1· es., la panificazione munici– pale, la municipaliz1.azione dello tramvie, ecc. Alti-e riformo sarebbero compatibili colla costituzione eco· nomica o non colla politica; per es.. la responsa– bili!;\ personale di tutti gl'impiegati dello Sia10, non escluso il capo. Altr•e riforme infine sarebbero in– compatibili aucl1e colla costituzione economica, come la socializzazione di tutta oppure di una parte im– portante della proprietà privata. Di queste quattro specie di rifo1•me le primo due po ·ouo dirsi im– mediate, legali, minime, le ultimo due possono di1·si rivoluzionarie oppure 1naggt01~1, non mai però 11tassim.e, perchè di massimo non c'è nulla nella storia. Le riforme minime noi possiamo domandar·le e le domandiamo infatti ai partiti boi-ghesi; le ri– forme 1·i,•oluziooarie e,•identemente dobbiamo aspet– tarle dalla nostra stessa azione dopo la conquista dei poteri pubblici.
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