Critica Sociale - Anno VIII - n. 7 - 1 aprile 1898
101 CRITICA SOCIALE Guglielmo Ferrero, parlando del primo libro del Merlino, afferma risolutamente che il « marxismo, corno è comunemcnto inteso, ò una teoria più cata– strofica che evoluzionista, specialmente perché essa predice la sparizione necessaria del ceto medio, la divisione necessaria della socielà in due classi in• conciliabilmente divise• ('). Merlino ripete quesla accusa alla teoria marxiana e reca prove stati– stiche per dimostrare che i ceti medii non !scom– paiono, ma anzi resistono alla invadenzadel grosso capitale. Invero il Merlino ed il Ferrero hanno ragione di combattere quel pseudo-marxismo che fa credere ad ogni momento come avvenuta e presente la con– centrazione di tutte ~e classi non proletarie in una massa reazionaria. E questo luogo comune della fatale concentrazione della proprietà che genera, come notava acutamente il '!'urati, que11'altro luogo comune del falale conglomerarsi dei partiti borghesi. Ma il marxismo non afferma ce1·to la dispari– zione immediata dei ceti medii: rivela una ten– denza che, là dove predomina la grande industria, ossia il capitalismo genuino, è certo inconfutabile. Anche Sorel ammette che la divisione in due classi non traduce abbastanza la complessità dei falli: non è che un simbolismo di cui si abusa. Se il Merlino ha potuto attribuire a Marx quello che non è cho un deplorevole semplicismo di molli socialisti, ciò si de,•e ad alcune frasi dei ftfantfeslo 1/el comunisti, che non è certo lo sviluppo, ma sollanto la sintesi della dottrina. Cosi certe affer– mazioni del )leriino riguardo alla complessità dello sf,•utlamento capilalista, che Marx non avrebbe veduto, dipendono certo dalressersi egli fermato alla lettura del primo volume del CaJJtlate. Ognuno vede che la descrizione del capitalismo nella sua forma più astratta, come si trova nel primo volume del CaJJilate, non può spiegare tutto l'ambiente economico in cui viviamo; ma questa accusa, che il Merlino lancia troppo leggermento al marxismo, ò confutata da tutta l'opera successiva di Marx. Ma addentriamoci pure in quella che il Ferrero e il Merlino chiamano « concezione catastrofica del socialismo •· Secondo l'opinione loro, il socia– lismo scientifico commette l'errore di credere che il mutare dell'organismo sociale seguirà al tra– gico duello della classe proletaria vincitrice contro le altre classi oggi dominanti. Il Merlino afferma ' invece che < fra le classi si ò venuto formando un 1 patrimonio comune di idee, di sentimenti, di priu– cipii, di condotta, d'interessi, di bisogni, di affetti, e questi spingono l'umanità ve1·so il socialismo »; e pili lungi soggiunge che « le classi si avvicinano, non si allontanano; crescono le classi intermedie; le vicende sono più rapide; l'umanità è matura per la fusione delle classi od almeno per la trasforma– zione delle distinzioni di classi in semplici distin– zioni professionali». Donde, come conclusione pra– tica, deriva che « il socialismo non è e non deve essere il pa1·titodi una classe, non deve combattere per una classe contro l'allra, ma intervenire nelle lotte sociali sempl'e in nome di un principio di giustizia e tenendo la mira allo scopo suo vero, che é l'affraiellamento delle classi•· (') L'errore, che si annida in questa concezione, ha la sua origine da una tendenza che ormai si delinea nella e precisa nell'aggrupparsi delle classi sociali. Intendere l'origine di un errore ò spiegare l'errore ,tesso: spiega,·lo è superarlo. Certo mai, come alla fine dei secolo XL'<,pote dirsi che le classi sociali hannocessato di essere cerchio 1 1 ) Nel s~colo XIX del G-7sellembre t897. ( 1 ) Tu\te queste clu,donl e le 1ucces1IYe si 1ro,11.n11 nel volumet10: L'utovta coll~Wt:ltta. Cap. VIII. B o oteca G n B1 chiuse, di vivere l'una accanto all'1tltrasenza quasi alcun contatto che non fosse quello necessario alla vila sociale. Si direbbe che oggi, come la genialità individuale ha maggiori mezzi per passionare l'u– manifa intera, cosi l'agitarsi d'una classe può ri– percuotersi in tutte le classi socialt con una rapidità ed una intensità meravigliose. Oli è che il modo di produzione capitalistico, nel . mentre va formando quesia classe proletaria, su cui poggiano le speranze nostre, va creando pure centri rivoluzionari,direi quasi,secondari, congiunti indissolubilmente al centro principale. Quasi tutte le classi medie, tormentate dalla crisi economica, si tro1•ano in un rapporto di dipendenza col pro– letariato, di cui sentono, esse, già vecchie ed esauste, la forza giovane ed immanente. Nò si dica che la persistenza di queste classi medie indica la loro vitalità ed esclude in loro ogni ragion di malessere: basta che una classe cada ai disotto delle sue con• dizioni normali perchè essa diventi una forza ri • voluzionaria. Non è la proletarizzazione dunque, ma soltanto la crisi delle classi medie, che crea questi centri secondarii del movimento rivoluzio– nario. E così noi assistiamo oggi a questo fatto: che il proletariato, benché ancor lungi dall'essere l'unica classe che si contrapponga a quella che detiene il potere, può però trascinare dietro la marcia sua quasi tutte te classi intermedie che, sperando di salvare sò stesse, cooperano in realtà al suo trionfo. Il proletariato diventa così non l'energia unica, ma la prevalente nella storia contemporanea. Il Merlino ha osservato superficialmente tutto questo strano fenomeno di classi che si stringono col proletariato per chiedere questa o quella riforma; ha sentito questa interdipendenza occulta che s'è venuta stabilendo fra esse, ed ha potuto pensare che « il movimento socialista non viene esclusiva• mente dal basso >, che e sono le forze migliori della società che cooperano al socialismo•• che e è tutlo ciò che pl'Ogredisce in essa che ci mena ad un nuovo ordinamento sociale•· Mentre la filosofia hegeliana è già sorpassata Merlino si ferma alla Idea che diviene. 'oi non sapremmo come meglio tracciare il modo con cui si compie ogni progresso che recando ciò che ne scrive in un libro 1-ecente Eliseo Reclus: « Chaque évoiution s'accomplit par un déplacement de Coree vers un point nouveau. Le mouvement gCnéral de la vie dans chaque &tre en particulier et dans chaque série d'olres ne nous mootre nulle pari une continuità directe, mais toujours une succession in– directe, rCvolutionnaire,pour ainsi dire. La branche ne s'ajoute pas en tongueur à une autre branche.•(') E ciò, ricordiamolo al Merlino, è vero anche per la storia. . .. Ammesso che il socialismo divenga per un « prin· cipio di giustizia• che inspira e commuove tutte le classi sociali, il Merlino ne trae conseguenze pratiche che metle conto rilevare. Che sono per lui i programmi minimi, tulle le riforme chieste od ottenute I Niente di meno che la rivelazione direi quasi corporea di questo prin– cipio di giustizia, l'attuazione di un frammento della società socialisia, una colonna di più alredificio dell'avvenire. « L'ideale, il programma massimo, il Collettivismo, il Comunismo, sono espressioni sin– tetiche e astratte delle varie rivendicazioni del so– cialismo - servono come point deralliement - ma l'obbiettivo pratico del socialismo sono le rivendi- ( 1) P.L1Ua R1tc1.ua: L'dcohttfo11, la rteolutlon tl l'ldial anar– Chl/lut. P11.rl1, tlWS, par. tS.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy