Critica Sociale - Anno VIII - n. 7 - 1 aprile 1898

CRITICA SOCIALE 103 col parroco e col maresciallo, col s'ndaco e col feuda– tario, ostentano disprezzo del socialismo o del partito socialista, anche per fare ammenda. del loro passato i altri, dandosi e passando per socialisti, fanno più malo che bene alla causa. perchè non agiscono con coerenza o con la. rede propria dei seguaci dei partiti gio"ani e perseguitati. Questi pseudo socialisti, che, ad essere IJe. nevali, possiamo qualificare tutt'al più come sociali– stoidi, si fanno un do\'ore di non essere spinti ed in– transigenli, di non difendere troppo le loro idee e di non rimbeccare troppo gli avversari. Inoltro non stu– diano, non sono abbonati ai nostri giornali o, se abbo– nati, non pagano, non m indano il loro contributo alla. cassa del partito nè il loro obolo allo sottoscrizioni. Spesso sono giuo~atori, vanno in cerca. di amori o di amorazzi, vestono col figurino della. stagione, si ador– nano di catone, anelli, spillo, bottoni d'oro. Fanno in– somma gli uomini pratici, credendo di corbellare il mondo, senza capire che i corbellati infine restano loro. . . . Questo l1·iste stato delle cose o degli animi, cosi in basso come in allo, non ù un mistero per nessuno. Bar– bato, Loncao, Cammarcri, cho so no sono occupati di recente, ne convengono - come abbiamo visto - per quanto a contraggenio e con qualche reticenza; e no conviene pure Francesco De Luca quando, Yista impos– sibile - lo diciamo colle parole di llarbato - « una fioritura o rifioritura di coscienza socia.lista, tendente ad organizzarsi », no riduco a quattro lo causo ostaco– lanti, cioè, la ,·ea:ìone, la tattica intransigente, il ca,·al· tei·e di!i siciliani('), l'a1sen:a d'indusl1·iali1mo. Già. toccammo di tutto queste causo, tranne della se· conda, alla. quale non crediamo. Noi non siamo per' la intransigenza. in senso assoluto. Madi alleanze con partili o gruppi afllni, meno cho dovunque potrebbe parlarsi in Sicilia, dovo tali amni può dirsi non esistano. Radi– cali e repubblicani qui sono più scarsi degli anarchici o dei socialisli; o divisi od alleati, dunque, siamo sem• pre quantità. trascurabile, e il nostro aiuto non può essere ce1·cato da nessuno sincoramonle, ma soltanlo per neutralizzarci o compromellerci. Le « simpatie lar– ghe», lo e esleso relazioni » sono personali e non hanno a che fare col son li mento e tanto meno colla coscienza socialista, cho sola puù sorreggerci nelle nostro lotte inevitabili contro il malgornrno locale. Nù l"aiuto degli «onesti> ci accompagnerebbe a lungo. In tali condi– zioni partecipare al potere equivale poi socialisti a sciu– parsi senza frutto: meglio, senza confronlo, esercitare dal di fuori il loro severo e disinteressato controllo, disdegnando le transazioni, che accus11nofretta e danno luogo a sospetti. Se, anche a confessione del De Luca, fu la reazione cho e allontanò dal partito mollissimi i quali alla quiete domestica ed alla. tranquillità. degli affari, da cui hanno pane, non sanno preferire i disagi, le avversità. o le soddisfazioni di compiere uu·a1ta missione civile, av• venga che può», pochini davvero devono essere coloro che abbandonarono il partito a. causa della tattica in• transigente. Noi, che non conosciamo nessuno di costoro, incli– niamo a credere che, diolro un si meschino preleslo, essi cerchino di nascondere la loro stanchezza o la loro (') Delquale scri,•e il Dt Luca.: « Noi Isolani, nervosissimi, ranta• etici, abbiamo troppe blu:e, troppe \'eileità, moltil!Siml puntigli, ed un %ìnzlno d'Jnvld1a e di feticismo 11, Una bau.ccola, come lii vede! ::]C no B,a e disillusione, il loro opportunismo o la loro paura. Se fossero veri socia.listi non diserleretbero il campo. Questo nostre conclusioni sembreranno e sono pcssi• mistiche; ma. quelle di Barbato, di Loncao, di Camma,– reri, di De Luca. in fondo non lo sono meno i di ottimi– stico costoro non offrono che la. loro speranza. Difatti alla domanda: che c'è da fare in tale stato cli cose ? il De Luca. risponde: Volere organizzare socialisticamente gli artigiani è un perderci ranno e saponei restano i centadìni od i zolratari,. cho altra volta vennero nume– rosi ai Fasci,· per costoro si può tentare l'organizza– zione agi·icola. Ma in qual modo! Egli non osa dirlo chiaro i ma. quando allude agli intenti pratici, come il mutuo soccorso, le cooperative, l'assicurazione i quando aggiunge che a tale scopo ò necessario in Sicilia un pa1·tilo sociali1ta autonomo, chiaro emerge ch'egli non vuole più il socialismo, ma il radicalismo; ,,uole sosti• tuirci al partito democratico che manca. li De Luca prevede la facile obbiezione e la ribalte in questi ter– mini: e ma se il ritardato sviluppo economico-sociale della. Sicilia. cosh'ingc noi socialisti a. fa.re del radica– lismo borghese, che possiamo noi conh'o la dura ncccs• J>iU~ dei ratti 1:. QuaniJo non si può fare il meglio, caro compagno, non c'è ragiono di faro il peggio; noi, <1uindi,possiamo 1 anzi dobbia.morestare quelli che siamo: socialisti. Se la nostra. aziono ò ineflicace come tali, corno radicali non lo sarebbe meno. li radicalismo è l'espressione politica. del liberismo industrialo i ora, se da noi la grande in– dustria manca, mancherà. anche il partito radicale e mancherà. il partito socialista, ch"è l'ultima espressione politica della grande industria. Ed allora perchè masche– rare con falsa etichettta. la nostra. convinzione! percliè tradire la nostra funzione! So non possiamo gettarci fra le masse, organizzarlo, guidarle alla. conquista. dei pubblici poteri, alla demo• lizione doi privilegi e dei monopoli, diffondiamo con rede i germi della nostra dotlrina; questi germi, Che ora sembra Yadano perduti, alla prima. occasiono pro– pizia germoglieranno e fruttificheranno, anche dopo se• coli, come il seme di Salomone. Nella storia si son visti popoli civili ricadere nello. barbarie e popoli barbari assurgere alla ch·ilt.\; noi, che forse siamo stati troppo pessimisti e troppo severi, au– guriamo alla Sicilia un allro di questi ricorsi fortunati, come ò avvenuto per altre regioni italiane. (Ca.rtelutrano). G. DoNAGIUSO. DUE LIBRI SOL SOCIALISMO di Saverio Merlino < 1 > Il. Una questione che tocca assai da presso l'essenza del movimento •ocialista contemporaneo è pure discussa nei libri del Merlino. La concezione marxista è essenzialmente catastro– Oca i il socialismo ha bisogno di questa catastrofe r. er attuarsi, oppure diviene per una evoluzione enta a cui concorrono tutte le classi sociali! Teniamo distinte a bella posta le due domande per aver mezzo di discuterle più chiaramente. (') tn una nota della prima parte di questo articolo, cltandosl l'autore del libro Di8con·e11ao dl 80ClaU8mo ecc., fu lllani1)ato Arturo 1n,•ece di Atttonto Labriola. I lettori hanno certo corretto da. 11è l'involontario svarione. (l'.'ota dtlla Cn1T1CA.).

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