Critica Sociale - Anno VIII - n. 7 - 1 aprile 1898

CRITICA SOCIALE 101 a dire che non co la siamo meritala; certo verità, per quanto crude, bisogna dirselo senza reticenza e senza riguardo; questo ò il primo rimedio al male e questa è la più bella prova dell'onestà o dolla sincerità del p u·tito socialista italiano. All'epoca dei Fasci, che contavano da due a trecen• tornila soci inscritti, si lasciò intendere che la Sicilia era alla testa del movimento socialista nostrano. Ma che socialismo d'Egitto! Svanita ora ogni illusione, i fatti nella loro nudità dimostrano bene che in Sicilia non c'è stato, non c'è e, almeno per qualche tempo, non ci può essere socialismo di sorta, nè quindi un par– tito socialista propriamer.te Jetto. Che è rimasto, in• fatti, del grande movimento fascista1 Monoche niente. La reazione lo spazzò via 1 Ma. so ciò ru possibile, fu perchò si trattava di tutt'altro che di socialismo; perchò si trattava - como dice il Barba.lo - « di un senti– timonto di ribellione impulsiva, che fa dei proletarì siciliani i candidati perenni alla sommossa. > Altrove, infatti, la stessa reazione non ottenne lo stesso successo. Mentre in Sicilia non rimase traccia di un movimento che parve meraviglioso e cho diodo tanto a sperare, altrove, invece, individui, nuclei e gruppi, non solo h3.nno resistito alla tormenta reazionaria 1 ma hanno anche prosperato, come lo provano ogni giorno gli scioperi bene organizzati, le leghe di resistenza molti– plicato, l'aumento dei voti, la conquista di alcuni Co munì o l'accresciuta rappresentanza politica del partito. Il proletariato siciliano, se proletariato può qualifi– carsi, ò - diciamolo francamente -quanto di più idiota o di più vile si possa immaginare. Composto com·è di lavoratori analfabeti, rozzi, impulsivi, ladri e bigotti, esso ò il prodotto congruo di un ambiento feudale, ritenuto da tutti concordemente saldo ed incrollabile; questa « massa caotica> - come la chiama Barbato - ha tutti i vizi e i difetti di una popolazione semibar– bai-a o retrograda., cho ha. por suo precetto favorito: tu. .rceccu':zoppu si godi la via, un provdrbio fra. i più vili della terra. Non bisogna mai dimenticare, del resto, che là., dovo manca. la grande industria, non ci può essere vero pro• lct.ariato. In Sicilia, è risaputo, l'industrialismo diretta completamente; i pochi fumaiuoli, che si scorgono, de– signano pochi stabilimenti, che la durano dio sa come, quando non sono in mano di stranieri. Basti dire che questo ò il paeso dei latirondi (ex-reudi) e dove si pa– gano ancora lo decime ecclesiastichl'. A scanso di altro disillusioni, persuadiamoci una volta e por sempre, dunque, che i!l Sicilia siamo in ritardo almeno di un secolo e perciò in pieno feudalismo; le popolazioni siciliane, rimaste plebi, non banno saputo o potuto assurgere alla condiziono di proletariato mo– derno. Su questa terra, bella. quanto disgraziata, la grande Rivoluzione francese non ebbe alcuna azione diretta. Sia per la sua condizione insulare, corno cre– dono alcuni, sia pel carattere servile do"suoi abitanti, come erodono altri, rallo sta che, dopo più di un secolo, la scarsa aziono indiretta doi principii dell'S9 non riesce più a sconvolgere le condizioni feudali di vita che vi perdurano ancora e chi sa por quanto. Nè esitiamo a dichiarare falso !"apprezzamento di coloro che stimano il siciliano un tipo fiero e rivolu– zionario. Sembra tale una frazione che in città ed in campagna vil•o di commercio o di furto col coltello e la carabina sempre alla mano; ma. è una fierezza. sel– vaggia e sanguinaria, propria dei popoli semibarbari e che si riaffaccia nella mala vita della malfia o della ome,·/à. Ma rivoluzionariot oibò! rivoltoso forse ,·o– gliono dire: ma qual ò la plebaglia la più animalesca, che non si rivolti per la. fame! Ed in icilia, mentre le masse sono rimaste sempre estranee alle vere rivolu· zioni, cioè alle politiche, matura.te in alto, le rivolle sooo state provocate sempre dalla fame; lo asseriamo men– tre ad Alcara, a Siculiana, a Troina, a Modica, ecc., pochi carabinieri con alcuno fucilato bastano a mettere in fuga migliaia. e migliaia di lavoratori che si sbandano per la campagna, lasciando sul lastrico i loro fratelli morti o roriti, e lasciandosi poi arrestare o malmenaro come tante pecore. Davvero che qui - come dice il Loncao - « nobiltà, fierezza, carattere, sono note psi• cologiche sconosciute completamento dalle così dette classi inferiori; .. la dignit.\ personale e le anime altero o disdegnoso sono un mito>. I lavoratori siciliani, buoni a tumultuare, a devasta.re , ad incendiare, come le orde randagie, non sono buoni ad organizzarsi, chè questa è virtù di popoli civili. La forma equivoca e tumultuaria dei J?asci, che il partito si proponeva. di rirare, se la reazione crispina. non ce ne a.vesso liberato, ne è una. prova troppo evidente. Nicola Barbato, dunque, grida invano: Laooralori sici– liani, unitevi ed organizzalevi ! Costoro, corrotti ed abbrutiti come sono, non sentono e non intendono; ossi cç>i Fasci marciavano - come predisse Napoleone Co• lojanni nel suo discorso di Marsala - o verso la rivolta o verso la disillusione; peggio ancora, ossi marciarono verso l'una e verso l'allra allo stesso tempo. E inutile, alle nostre popolazioni ò intrinseco un sen• timento d'inferiorità e di sottomissione; nelle nostro plebi sono impresse le stimmate della. schiavilll e della servitù, cui per tanti secoli fu assoggettata questa isola; nel loro organismo perdura la infiltrazione purulenta lasciatavi dai dominatori d'ogni razza o d·ogni tempo, cho fino ad ieri ci tennero in soggezione. Molti, socialisti e non socialisti, s'illudono ancora, ma lo stesso Governo italiano ha un'esatta percezìono di tutto ciò; esso tratta. la Sicilia come terra di conquista; della Sicilia osso ha f1\tto la terra. di relegazione dr' suoi funzionari più catti\·i, e per tutto ciò « la società. nostra apparo - dico bono il Loncao - como una. colonia di schiavi me– dioevali nel grembo della civiltà. borghese>. . . . Simili constatazioni riescono !Ompre incresciose o noi non le abbiamo fatte di lieto animo, sapendo le anti• patio ed i risentimenti che sogliono seguirle. Molti, certo, non la pensano come noi o qualcuno si leverà a con• traddit·o. S. Camruarori Scurti, anzi, può dirsi che ci abbia pro,·enuto, difendendo la Sicilia dallo accuse che la stampa indipendente mosse in occasione dei recenti rosteggiamenti ratti all'imputato Francesco Crispi. « Lo. grande massa delle popolazioni di Sicilia - scrive il Cammareri - consta di gente buona e semplice, nella quale persistono quelle costumanze primitive che ono– rano la nostra razza, o che fin dall'antichità. rurono cantate dai poeti. Il senso dell'onestà. e delronore vi è <1ssaisviluppato, o piglia anzi formo rudi e violenti: eccede, non manca >. Alla enumerazione di queste virtù noi vorremmo ri– spondere: non tanto! ma. ce no asteniamo, perchè il Cammareri stesso ne confessa l'indole patologica. col- 1·occesso dello fo1·me rudi e violenti. Manca dunque 1'equilibrio in quello virtù che infine sono tutte .... ne– g11ti,·e.Quanto alle lodi dei poeti.... anche le tribù can- 11ibalihanno i loro poeti. Ad ogni modo, lodi di poeti anlichi, sia; ma lodi di poeti moderni 1 oibò! La Giu•

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