Critica Sociale - Anno VIII - n. 6 - 16 marzo 1898

B 86 CRITICA SOCIALE deve correre, prima che spunti l'alba del nuovo sole di giustizia! Per far corto non se ne parla nemmeno nella legge; solo per incidente e senza nulla concludere, nelle dotte quanto liriche rela– zioni urnciali. Non v'è straccio di legge che venga al mondo senza uno strascico di disposizioni tran– sitorie, ma in questo caso, in cui ne era più evi– dente il bisogno, il costume è stato dimenticato. O voi, che avete al primo sorgere delle industrie paesane data l'energia dei vostri muscoli e forse il sangue delle vostre vene alla causa dell'unita nazionale, siate contenti di tanta sollecitudine di Governi - a ,•oi non è concesso nemmeno il con– forto di attendere con un ultimo filo di speranza il soccorso di Pisa. Per voi nemmeno Pisa ha soc• corsi. . . . ll andiamo avanti. Chiudiamo il cuore e la mente allo stupore ed alla indignazione suscitati da modi tanto strani e lenti di intendere e di procurare la pace sociale. Neghiamo sguardi e pietà allo spet– tacolo della vecchiezza desolata che stende la mano. l>iggiamo gli occhi nel futuro. Almeno a questo si provvedei Ilo già detto che lo base della nuova istiluzione è una illusione o piuttosto un inganno, non essendo lecito parlar di risparmio in un paese in cui si mangia meno del bisogno. Ma,dicesi, non è il solo 1·isparmio che deve afimentare il nuoYO istituto. lo quanto il risparmio facci, difetto, ecco altre fonti gettare quanto può occorrere: gli eoti pub– blici, i privati munincenti - infine, non immemore della sua funzione di protezione e di tutela, lo Stato. E allora misuriamo la porlata di queste fonti. Del concorso degli enti pubblici e dei privati ognuno vede intanto che non è da fare gran caso. I Comuni sono indebitati fino al collo, le Provincie fin sopra i capegli, le Opere pie non possono dare di qui senza togliere di là, te Società operaie di mutuo soccorso (e ne riparleremo) si reggono a gran fatica dopo la fittizia prosperità dei primi decennii. E i privati non saranno che ben rara– mente tentati di ingrossare con lasciti il capitale di un istituto, che non può prestarsi per la latitu– dine della sua sfera d'efficienza ad appagare la loro vanità, causa prima di tutti i lasciti pii. Tutto si ridurrà per questa parte a qualche centinaio di migliaia di 1ire in occasione di nozze d'argento. Lasciamo dunque le oblazioni e veniamo al concordo dello Stato. . .. Dopo che da 16 anni il Governo si preoccupa « se non con assidua cw·a, ce,·lo con costante anetto • (è il ministro che lo dice) della necessità di provvedere « una men t1"/stecondizione di vita aglt operai tnablll per tnvaUdìlà precoce o pe1· vecchiezza•(') (s'inlende sempre quelli del secoloXX: e che ora sono in rasce o non ancor nati, perchè gli invalidi d'oggi, come vedemmo, sono abbando– nati al toro destino), dopo 16 anni il Governo consacra all'altissimo e ponderoso intento niente meno che 16 milioni, meno anzi, perché all'atto dell'approvazione della legge son dati IO milioni; e col frutto di questi, arrotondato dal soccorso cli altri proventi minori che Io Stato largisce, devonsi raggiungere i 16 milioni in 10 anni. Così, con 16 milioni versati in un decennio, cioè in quel tanto di tempo in cui una famiglia di semidei parassiti avrà riscosso dalle casse dello Stato e in o,·o 100 milioni senza pregiudizio delle ulteriori riscossioni a temp.>indefinito, e i bilanci militari ( 1 ) Rdazione ml11l,ttrl11lt. avranno ingoiato 3 miliardi; con 16milioni, ripetesi, Io Stato avrà soddisfatto mmc et semper il proprio debito di protezione degli impotenti e la borghesia italiana saldato ogni debito suo per il passato, per il presente e per f'avvenire fn om.nia smcula verso la stirpe dolorosa che instancabile le va fabbri– cando il dolce miele del profitto. Ma mi sono pro– messo da principio di non fare commenti e taglio corto. Ci sarebbe a dire sulla fonte di quei IO milioni iniziali, tolti per metà dalla prescrizione dei bi– glietli consorziali, cioè 1·ubati net modo più iniquo alta poverlà ignorante, e per altra metà dagli utili delle Casse postali di risparmio, che non solo in parte, ma tutti, dovrebbero essere devoluti ad opere di carattere sociale. Invece non dirò niente. Resta slabilito che il concorso dello Stato è di IOmilioni o giù di li. Ma questi 16 milioni costituiranno, se la legge è ap1ll'ovala, entro 10 anni, il patrimonio della Cassa nazionale. . . . Il meccanismo pensato dalla legge per portare il contributo dello Stato al lavoratore è il seguente. Sul libretto di ogni iscritto, in ogni anno, quando però abbia ver,alo almeno Olire secondo il progetto ministel'iale e O lire secondo il progetto della Commissione, la C11.ssannota una somma che rap. presenta appunto il concorso dello Stato e che si chiama perciò quota di concorso. Questa è data dalla ripartizione, fra tutti gli iscritti, ver.ianti al– meno O (o almeno O) lire, del proventi del patri– monio della Cassa, dedotte le spese, la riserva, ecc. (Tanto per non m•ncare alte buone tradizioni, ecco che Io Stato s'affretta a lavarsi te mani addirittura di quelli che sono nel maggiore bisogno di aiuto. Per quelli che non possono pagare le 6 e le 9 lire, ma solo una somma minore, la Cassa infatti non ha concorso eia prestare). Premesso che la Com– missione e il minist1·0 insistono nel ritenere, o nel fingere di ritenere, che, pei privilegiati, paganti oltre il minimo, la quota di concorso annuo sarà normalmente di 12 lire, vediamo ora a quanto la quota stessa potrà ammontare in realtà. Prendiamo il capilale dopo 10 anni; son 16 mi– lioni. Al 4 • 10 (interesse prevenlivato net progetto come duraturo per lungo periodo d'anni, avuto l'iguardo all'inv eslimento in titoli pubblici garantiti dal Governo), daranno 0,10mila lire. A 12hre l'una per anno, quante quote di concorso potrebbe cosi distribuire la Cassa! 53 333 quote! Questo vuol dire che chi ha pensato alla qucta di concorso annua di lire 12, mettendola a base di tutti i calcoli, de,·e avere preveduto che gli iscritti non andranno mai olfre i 50 o 60 mila, o che al– meno oltre questo limite non andranno mai quelli che sieno io grado di versare sul loro conto, secondo i progetti, le O o ·Ie Olire. Ma allora come si ha il coraggio di venire innanzi parlando di Cassa na– zionale, istituita per venire in aiuto delle classi lavoratrici! Quando a un popolo di più di 30 milioni d'uomini, che conterà quindi nelle proprie file almeno 8 o O milioni di lavoratori tra i 15 e i 40 anni (I), si propone una Cassa nazionale per le pen· sioni cosi falla, bisogna aver perduto o la testa o la vergogna. Ecco perchb la Commissione parlamentare, che arricchisce il suo elabo,·ato di molte tavole stali– stiche, ha dimenticato quest'una - la tavola re– cante le cifre cli quelli che potrebbero per ragione di età essere iscritti alla Uassa. Se i 53 mila di– Yentino 500 mila (e questo dovrebb'essere per i (', Il cen1lmenlo dell'St porta.4."i74.(l00 cittadini dai 10ai 30anoi, • J.85:!.0CP tra I JO e I ,o.

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