Critica Sociale - Anno VIII - n. 6 - 16 marzo 1898
CRITICA SOCIALE 03 (sempre naturalmente!) assai troppo poco per mandare l'artista alla Camera. a legiferare in nome di questo par– tito, appunto come sarebbe stato assai tro1>p0 poco tutto il bagaglio dai suoi romanzi e discorsi reazionarii, per dargli quel seggio d'estrema destra ch'egli occupa oggi a Montecitorio. Se non che, io credo che non per questo gli abbiano dato il lor voto gli elettori di Ortona a Maro: ma solo per rendere omaggio alla sua. bella. tempra. di lavoro.toro di gioie, pcrchò in Parlamento, fra tanti rappresentanti <li loschi interessi, di basso ambizioni, di parligianismi \'Olgari, di consorterie po1,. tegole, di sètto fanatiche, croseesse ancora di un'uniti\. il troppo scarso manipolo intellettuale, la troppo sottile aristocrazia dei sacerdoti della Bellezza, doll'Umanitl1, della Sapienza, dell'Ideale. Ridetet Non credete che questo elevato movente abbia indotto gli elettori di Gabriele D'Annunzio n. scrivere sulla scheda il suo nomo ph1ttosto che un altro qualunque1 Ebbene, che importa1 lo gli avrei dato il mio volo, se fossi eleltoro (io non sono elettore), ed elettore dol suo Collegio, precisa.mento per questo: e senza punto preoccuparmi delle sue pas• sa.te, presenti o futuro opinioni finanziario, militari, politiche, giuridiche, religiose, morali. S'intende, che, so avessi trovato uno d'ugual colturae d'ideo più amni alle mie, allora avrei votato por questo: ma che sarebbe andato a fare, questo, alla Camera, solo solo, a pal'iaro e a YOta.resempre contro lutti e contro tulto1 Lasciamo dunque il deputato, che non ci riguarda, che non c'interessa, o torniamo all'artista, al vero, al solo soggetto c.lclla questione. L'atto J'accusa ò questo: quando imper~L\'a il verismo, dice il Rensi, Gabriele D'Annunzio cesella.va le gemmanti oscenifa dell'Jnt,'1'• mezzo; quando dilagò per l'Europa il romanzo russo, egli scrisse Giovanni Episcopo o L'innocente,· quando la moda volse con Paolo llourget alle fine disquisizioni e ai minuti inventa.rii d'oggotti J'arto studiati nel mondo elegante, D'Annunzio ci diede Il Piace,·e ,· e quando infine s'impose brutalmente al mondo pensante la.iniqua ma forte filosofia dell'Al cli là. clel bene e del mate, ecco pronto pei nuovi gusti Le Vergini delle Rocce. B chiaro, dati questi precedenti, o dati anche certi accenni molto significanti, che il Rcnsi cita, dell'Episcopo, del Poema pa1·adisiaco, dello Odi navali, ò chiaro, egli dice, che il giorno in cui lo plebi abballeranno la famosa. «siepe» e si ordineranno a regimo collettiv1sta, noi potremo le– gittima.mento aspettarci un D'Annunzio ispirato ai po– stulali del Marx. Naturalmente, naturalmente, egregio compagno: ma., tuttavia, ad un patto: cioò che l'abbattimento della siepe si faccia in modo e1>ico,in modo estetico, in modo degno di colpire la fantasia d'un artista; o che il nuovo regime a. cui verranno ordinandosi, o meglio verranno ordinate, dall'aristocrazia del futuro, lo plebi, non neghi all'arte ed ai suoi ministri la libertà, l'indipendenza, gli agi e la gloria che loro son necessarii come all'in– dustria il ferro e il carbone e lo braccia e la materia prima.. La materia. prima, appm;to, dcll'1u·tista, non è, intanto, e non può essere, che la realtà., il fatto, reale o immagi• nario; e il socialismo non ò 1 a tutt'oggi, che una teoria, e una teoria fatta assai più di negazione, di demolizione, che di affermazione, di edificazione: ,·era o falsa, dunque, ma non bella nè brutta; materia quindi di scienza, m,1 non d'arte; tant'ò vero, che ci sono bensì dei pittori e dei poeti o dei romanzieri e dogli scultori e tlcgli ar– chitetti e dei compositori socialisti, ma che un·arte so– cialista finora. non c'è. r·ato che il socialismo si attui, O 01 I che divonti un fatto visibile e palpabile, e a.llora 1 so I sarà bello (condiziono sine qua non), l'arto, la ve1•n 1 la grande arto inspirata e spontanea, no celebrerà a gara , lo glorie cd i fasti noi suoi monumenti, noi suoi poemi, 1 nello suo tele, nelle suo musiche, come celebra ora, senza vergogna, in ciò ch'essi hanno di bello estetica– mente, la lH'opotenza e la frode, la corruzione o la su• perstizione borghesi. Andrea Sporolli, Giorgio Aurispa, Tullio llormir, Claudio Cantelmo, che con critcrii mol'ali anzichò estetici il llensi qualifica « fantocci immondi• 1 9 e marionette htscivc >, a me cho giudico da critico I d'arte e non d;1 censore di costumi sembra.no incarna– zioni ben vivo e profondamente geniali di tutta una \ modernissima psicologia superiore, fisiologica o patolo- gica ch'essa sia; o in legger le due para.bolo dello Ver– gini fatuo e delle Vergini prudenti, dell'Uomo ricco e del povero I.azaro, « coso semplicemcnto stupide• per il Rensi, io ho pl'ovato un <lii otto .oslotico molto ele– vato: o non solo noll'à.mbito circoscritto dei sensi, de· liziali dalla. perfezione squisita della forma e dalla. O\'Ì• donza plastica. delle immagini; ma pure _noi campi superiori del sentimento o dell'intelletto o dell'idealità, invasi o conquistati gl'ade,·olmente dalla. grande bellezza dello cose dette, per qua.nto immorali e false e sa.cri• I leghe possano ulcune di esse appari1'e più tardi, consi– dera.le alla fredda. e posata analisi filosofica. Invece, il Rensi fonda appunto su questi elementi filosofici il suo giudizio estetico così avverso al D'An- 1 nunzio: obbedendo cosi, in buona fede e con convi11zione sincera, a.I greve pondo morto o passivo dei preconcetti confusionisti, che in fatto d'esletica o d'arto, a.bbiamo tutli succhiato alle flosce poppe Jella scuola. ufllciale, la quale c'inghcbbiò por tanti anni di frasi fatto e di puerili sentenze da traviarci o corromperci il gusto e il giudizio per tutta quanta la vita. B così che ci accade, so por lunghi studi immediati e sperimentali non ci $iamo disinfettati ed immunizzati da questa scrofola. I tendenziosa, di confondere sempre le coso più differenti nel nostro cervello ottenebrato, e di vedere i fatti del– l'arto attraverso le lenta della morale, quelli della scienza. con le traveggole della fede, e cosi via. e Al D'Annunzio•, afferma il Rensi, e manca la con– diziono essenziale per creare dell'arto feconda e vera: quella chiarezza, quella consistenza, quella. salditù. dolio convinzioni mor,tlì, politiche, sociali che nella coscienza dell'artista devo diventare fiamma pura e luminosa.• Qui, qui sta l'cr1·ore: come voi, sociologo, siete tenuto a.d a.,·orc opinioni determinato, precise, tenaci, sul do– voro o sul diritto, sull'individuo o sullo Sta.lo, sulla proprietà. o sul la.vol'o, ma. potete senza colpa e senza onta a.vere idee assai vaglic 1 incerto e suporfìchdi in– torno alla metrica b:~rbara, alla pittura. divisionista. od al Leilmoli:;; cosi al D'Annunzio, letterato, nessuno logittimamontc può chiedere altro che belle frasi, versi armoniosi cd immagini evocatrici, nà muovergli appunto veruno perch'egli canti piuttosto e dipinga e scolpisca il bello legittimista che il petroliere, lo scamiciato cho il fashionablc, il papalino che il frammassone. Volete la prova 1 Antonio F'ogazzaro, che voi contrap• ponete al D'Annunzio come il maestro contrappone« il primo della classe•• non solo per Jiligenza ma e altrcsi > per buona condotta., allo scolaretto indisciplinato e che non sa mai la lezione; Antonio F'ogazzaro, i cui eroi « sono gli eroi dell'energia Ji \'Olontà, gli eroi do\l'im– poro della ragione sul son so, gli eroi della vittoria. sullo passioni » 1 ò di un bel po· 1110110 artista di Gabriele D'An– nunzio, uniea.uiente perchè gli ò di g1'an lunga inferiore
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