Critica Sociale - Anno VIII - n. 6 - 16 marzo 1898
92 CRITICA SOCIALE si doduce « studiando i sentimenti, le inclinazioni, i bisogni degli individui o i modi con cui si possono meglio organizzare i vari loro interessi ,, ossia riferendoci a dei bisogni assoluti e ad un meglio assoluto, cioè a delle entità metafisiche. Da cui come logica conseguenza, posto che « il socialismo non è un sistema determinato, il Collettivismo, il Comunismo, il ~lutualismo od alti-o analogo :+, ma « è l'essenza comune di questi sistemi >, il Merlino si sente autorizzato a propol'ro un 71iano tutto suo, del quale « egli è il p1·imo a riconoscere la incer• tez1.a dei contorni e dello linee secondarie, ma che gli sembra più vicino d'ogni altro alla vera solu– zione del problema sociale >. Noi non abbiamo certamente bisogno di ripro– durre qui le linee fondamentali di questo piano, e neppure le ragioni per cui il collettivismo, che egli ha tratto fuori dalle affermazioni spa,·se qua e là negli scritti o nei romanzi socialisti, non può soddisfa,·e alle definizioni dell' • essenza del socia– lismo ,. Per noi Pi la concezione e il metodo ideo– logico della critica che intendiamo combattere. Che cosa v'è infatti di più impalpabile della defi– nizione di un fatto che dh·iene! Che cosa è questo oiuslo ed ingiusto, alla cui stregua il Merlino mi• sura i progetti avveniristi di questo o di quello scl'ittoro I g pcrchò deve il suo piano contenere più olusl/oia che non gli altri e rispondere meglio di essi a una definizione aprioristica? Il materialismo storico non è affatto la storia spiegata grettamente col determinismo economico. In Italia, dove gli studi marxisti, specie ad opera di Antonio Labriola, di Honedelto Croce, di Filippo 'l'urati, sono tanto inoltrati, questo errore non do– vrebbe apparire possibile. Noi non ~appiamo formu– lare una previsione esatta dei fatti storici futuri, perchè i cosi detti fattori della storia si intrecciano, si combinano, si elidono, in maniere così impreve• dute ed imprevedibili da non consentirci affatto il mestiere di profeti. Donde la nessuna possibilità di da,·e una immagine della società socialistica, all'in– fuori, s'intende, di una immagine schematica. Poi per noi non c'è questione di giusto o di in– giusto, di perfetto o di imperfetto. l,a storia è quello che è, non quello che vogliamo; o meglio è quello che le condizioni in cui si svolgono tutte le fo1'Z8 sociali, impre\•istè e molteplici, vogliono che sia, o non quello che Bellamy o ,\lerlino prosumono di volere. Può darsi che la societ.\ futura, la società ctri ci conducono i fatti (anche l'azione d'un partito è un fatto) sia meno pe,•fetta, dal punto di vista cli una perfezione ideale, cho muta da pensatore a pen– satore, di quella che Merlino traccia nei suoi libri. E che perciò 1 Gli uomiui 11011 sono soldatini di piombo da allinear·e a capriccio, cif1·e da aggrup– pare giusta una formola p,·estabilita; sono volontà che si ribellano anche alle buone intenzioni degli astrologi. Perchò i socialisti scientifici - pare si chiegga il Merlino - non si preoccupano di risolvere in un gran Congresso se la formola dell'avvenire sarà: a ctascw,o secondottsuo tavo,·o; oppure: a ciascuno secondo t suoi bisogni? tn verità tutto ciò non interessa neppure l'indi– rizzo della nostra attività di partito, e, quanto alla previsione del futuro, non è affa1• nostro. Il socialismo scientifico, come concezione positiva, ò il materialismo stor·ico, ossia è una concezione che bandisce le idee di giustizia assoluta e di pro• grasso, sulle quali si fondava il socialismo utopi– stico, e vi sostituisce la realtà delle forze sociali; come concezione avveniristica, è il trionfo del pro– letariato, di cui constata la forza immanente. Dato l'angolo visuale della nostra dottrina, noi non pos– siamo intendere la storia passata se non con quei '-' IV L., dati uomini. con quel dato ambiente, con quelle dale forze sociali; riguardo alla futura, non pos– siamo che presagire le energie prevalenti e, fino ad un certo punto, gli effetti che esoe eserciteranno sulle altre e sull'ambiente. Credere, come il Merlino, che si possa fin d'ora, in virH1 di certe armonie economiche, prevedere, per esempio, che la concorrenza determinerà. il va– lore delle merci, è volere con un'idea astratta e snbbiettiva riempire una lacuna della nostra cono· scenza scientifica. E il Merlino saprà certo a quali pericoli ci si esponga con questo metodo erroneo. · La fo,·,a della dottrina marxista è in ciò: ch'essa non fissa piani di rinnovamento sociale, non traccia un binario alla storia, ma scinde ed analizza le forze sociali per misurarne, il pili parcamente possi• bile, la potenzialità ed il destino. Per questo è essen• zialmente critica, per questo si riallaccia a tutto il movimento filosofico moderno, per questo supera di gran lunga la sterile elaborazione di ricostruzioni sociali di stile più o meno puro, onde si compiace– vano gli utopisti della prima metà del secolo, e delle quali il Merlino, architetto eclettico, ci ha dato, spol'iamo, un ultimo esempio. l\"A?-l"OEBONOMI. (/"" A11eal JJr088;mon1m1t,-o). NATURALMENTE! lVariazioninuoveaullavecchiacontesadell'arteper l'arte). « Vi mera.vigliereste voi se vedeste domani Gabriele D'Annunzio, l'illustro difensore dei diritti politici cd estetici della «siepe•, il montagnardo del conservato– rismo, passare al partito socialista.1 Io no dav,•ero. • Cosl Giuseppe Rensi cominciava recentemente un suo molto vivace arlicolo nella Rfoi1ta Popolare del Cola• janni. E soggiungo,•a: e Fato che do1uani il socialismo prenda impron•isamento un nuovo e più intenso vigore; fate cito esso ponelri cf llcaco monte nella leltcraturo. 1 spccialmonlo francese; fn.to che l'estetismo di John Ruskin e di ,viltiam Morris (il quale ha nel socialismo il suo presupposto o la sua integrazione) si diffonda. nei pac!:li latini; e, in fede mia, voi vedrete Gabriele D'Annunzio di,•entar socialista.• Ed ò qui che mi eruppe improv,•isa l'interruzione avverbiale ed esclamativa, con cui Ilo intitolato queste cartello d'ossen·azioni e d'appunti sull'argomento. Naturalmente! E perchù mai si donebbe meravigliar· sene1 Non è dunque un nrtista il D'Annunzio? E gli artisti, i veri artisti, furono ossi mai altro, come tali, che gl'interpreti e i banditori della bellezza, <lo,,unquo ossa brilli ai sensi loro squisiti, al loro spirito vigile1 Ed ò dunque il movimento socialista cosl sfornito d'ogni bellezza ideale ed umana, che si debba.stupirsi se anche un artista. abituato a gustare, e a studiare, o a. cantar le bellezze capitaliste ed aristocratiche, giunga a sentir finalmente quest'altra più nuova e diversa bellezza O.Jlptmto quando, inv8.Si i sensi, od i cuori, e le menti, e lo anime di tutta una razza., anche l'artista. debba respirn1'1a nell'..iria, sentirla. nello ,·oci del popolo, tre· marno leggendo i libri dei t1aggit Giacchè, quando il Rensi parla. di « diventar socia• lista • o di « passare al partito socialista», io non credo ch'egli voglia intendere questo espressioni nel loro si– gnificato politico e positivo; lrattando~i di un artista, esse non possono significare altro che questo: e met– tersi a. scrivere, a. dipingere, a scolpire, lo belle par• vonzc, i grandiosi fenomeni, le visioni ideali di cui il movimento socialistaòcapace:.. Nient'altro. Il che sarebbe
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