Critica Sociale - Anno VIII - n. 6 - 16 marzo 1898
CRITICA SOCIALE 91 DUELlBRl SUL SOCIALISMO di Saverio Merlino I. Dopo il P1·0 e con/1•0 il socialismo ('), apparso l'anno scorso, Saverio Merlino, quasi punto dal si• lenzio dei socialisti italiani sull'opera sua (non ne parlarono infatti che Arturo Labriola in questa Rirista, e superficialmente Guglielmo Ferrero nel Secolo XIX), ha rifuse le proprie idee in un re– centissimo volumetto: L'utopia colleutvisla e la c,•fsi del • socialismo scientt(lco • ('). Un titolo altisonante che ci dà quasi per morti! Pel Merlino infatti Il socialismo scientifico, che più o meno esattamente si fa derivare da Marx, non è che una delle tante scuole in cui si fraziona il socialismo inteso nel suo si11nincato più largo; e poiché la tendenza dei partiti proletari odierni ò di unificare i loro metodi e di convergere ad un medesimo 0ne, cosi il socialismo scientifico e l'anar– ch,ismo e le altre tendenze rivoluzionarie debbono spogliarsi di quanto è loro esclusivo e stringersi in un grande amplesso, donde usci1•à, non la somma di più dottrine, ma una dottrina nuova, una tendenza, un socialismo nuovo. Questo portentoso infante si chiamerà « essenza del socialismo », e l'ostetrico sarà Saverio Merlino! Non sono nuove nel Merlino queste speranze di conciliazione; ricordisi l'opuscolo, del maggio 1892, Nt!cessité et bases a·une ent,mte, dove c'è lo stesso sforzo di unificare i partiti rivoluzionari, e la stessa preoccupazione di disegnare una società avvenire da accontentar tutli i gusti. Pur troppo, allora come ora, il Merlino o sfonda porte aperte o cade egli stesso nella utopia che combatte. Non già che i libri del )lerlino manchino di ogni valore; servono anzi, da un lato, di antidoto a certi semplicismi eccessivi, filtratisi nella fraseologia del partito socialista; dall'altro lato, a mostrarci i pe– ricoli dello sdrucciolo sul quale il Merlino ci invita a battaglia. Cosi il loro è un valore pedagogico. Molti socialisti infatti si sono abbandonati a elu– cubrazioni avveniristiche. Che cosa sarà questa so– cietà collettivistica verso la quale ci incamminiamo I Comme possiamo immaginarci i suoi organi di am– ministrazione, il suo regime rappreseo1ativo1 li Merlino ha raccolte le opinioni di parecchie scuole: collettivisti, comunisti, mutualisti; ha ro– vistato i romanzi di Bellamy, la Donna di Bebel, per scovarvi le modalità del collettivismo che in– tendeva combattere, e poi ha esclamato trionfante: ma questo non è il socialismo! -. Ce1'to; ma non è nemmeno il socialismo scientifico. E bebelismo, bel– lamysmo, sono insomma vedute individuali e niente altro. Ma se Bebel (ci si dirà), se Bellamy, se Deville, !e lo stes 11 0 Kautsky, non rappresentano integral– mente l'ideale collettivista, chi dunque ne è il pon• teflce massimo! dove la bibbia, dove il dogma contro cui dirizzare gli strali della critica I Sventurata– mente pel Merlino, il socialismo scientifico è tanto in crisi che non gli può offrire nemmeno un ber– saglio. So che questa affermazione non ci avrà tutti con· cortli. Arturo Labriota, parlando appunto del primo libro del Merlino, scri\•eva: e Contro la moda assai pericolosa, dovuta in parte a neghittosità intellet– tuale, e non autorizzata da nessuno dei grandi pen• ( 1; MKRLINO: Pf"O ~ co11tt·o Il 6OClalwm,. Kspo,lzione critil':\ del principi! e dii sistemi socialletl. Milano, Trtm!1, 189; (I,. 3,~). <-1 MERL1so: J:utopla cotletlltl•ta e la e c,•111 del 1oclaU1mo ICltritì/fCO ». Milano, 1·re\'U, t8!18(I,. o. satori socialisti, meno ancora da Marx e da Engels, di riOutare ogni accenno al programma positivo del socialismo, che è il socialismo stesso, cioè la società comunistica, è tempo ornai di reagire energica– mente• ('). Il che è vero fin che si tratta di « ogni accenno», ma non lo ò più se si Yuole descriver rondo alla società comunista. I pensatori socialisti hanno accennato qua e la a quello che sar~ l'avvenire; questa tendenza nello spirito umano a prevedere e a presagire non può essere bandita da nessuna disciplina scientifica. ~la come le Ipotesi biologiche non sono la biologia, nè le previsioni di Mendeleyeff sono la chimica, cosi le congetture avveniriste dei pensatori socialisti nou sono il socialismo scientifico. E ciò è tanto vero che, mentre in queste stesse polemiche sollevate dal libro del Merlino, Al'turo Labriola cita l'opinione di Bernstein circa una attua– zione parziale del collettivismo, un'altra marxista, il Sorel, nel Devenl,· socia! ('), mostra di non con• dividere affatto l'opinione dello scrittore tedesco, senza per questo confessare una crtsi nel socia– lismo scientifico. Queste opinioni opposte nella con• cezione della società avvenire, in marxisti autentici ed autorevoli, dimostra110 come queste previsioni non siano per nulla essenziali alla dottrina fonda– mentale. Sono spassi letterari o deduzioni anche geniali, ma intorno a cui è sempre lecito trovarsi discordi. Nè Marx nè Engels hanno lasciato un piano della società avvenire, anzi, come dfrò più innanzi, nes• suna dottrina è più lungi dal detenninare il corso della storia di quella che essi ci hanno lasciata. Nella lettera sul pro11ramma di Gotha, apparsa solo dopo quindici an01, Marx enuncia che l'evo– luzione si farà in tre momenti: capitalismo, semi– comunismo e comunismo; però di tale affermazione tace le ragioni profonde, 1•iducendola cosi a una previsione senza troppo valore. Ma ecco che cosa scri\'e il più profondo dei marxisti italiani:« Marx ed Engels dissero della società dell'avvenire - data la ipotesi della dittatura politica del proletariato - non sotto l'aspetto intuitivo del come essa par– rebbe a chi la vedesse, ma sotto l'aspetto del prin– cipio direttivo della forma, ossia della struttura economica, e segoalamente in antitesi a questa so– cietà presente • ('). Tutto questo c1'ediamo servirà a mostrare al Merlino che, quando afl'erma che il collettivismo di Bebel o di Bellamy o di altri, non è il socialismo, ha fin troppa ragione. Non ha più ragione invece quando entra nella critica di questi sistemi e mostra di trattar l'ombre come cosa salda. . .. Il metodo con cui vien condotta la critica è poi assolutamente utopistico. Il Merlino infatli parte dalla definizione di socialismo, definizione che gli riesce difficilissima, come attestano le molte e di– verse che si incontrano nei due volumi, e alla stregua di queste dennizioni mutevoli ed amorfe, misura tutti i piani di riorganizzazione sociale esco• gitati fin ora. Non è a mera"igliare cosi se niuno di questi piani può l'iempir la misura: quando il socialismo si riduce ad essere e un sentimento di giustizia e di solidarietà •• oppure « un po' più di benessere e un benessere più generale », è certo che vi può entrare un pizzico d'ogni droga. Pel Merlino la concezione della società avvenire ( 1) ARTUR.o LABRIOLA: « Pro e contro Il 1oclali•mo •· In Crltlco lotiaU, 16 luglio IS97, (') Dts,enlr 1oclal: Octobre 1897. l") ARTURO l..AbRIOL\: Df•CON'tndo di 1oaiali1mo t a, /11O1O/IU nom:i, Loeecher, 1691:1, pag. mi.
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