Critica Sociale - Anno VIII - n. 5 - 1 marzo 1898
72 CRIT !CA. SOCIALE nagrazione, lo Stato, « in via eccezionale e transi• toria, con intensità propo1•ziooata ai bisogni del- 1'01·ganismo sociale in dissolvimento •,de\·e la\orare alla « 1·estttutio in inleg1'l<m del dl,·illo sociale•· L'o,·ologio sociale s'è sciupato; tocca allo Stato fa,· una volta tanto da orologiaio; e poi l'orologio and,·à a meraviglia. li Murri mi pare che abbia sentito il ridicolo di quest'idea, e quindi non solo vuole cho lo Slato faccia la i-esttlttlio tn tnleg,·ttni, ma vuole anche che vegli a consernre ciò che ha re– stituito. Ma che cosa è lo Stato dei catlolici ! li Murri ha capito perfettamente che uno Stato astratlo non è mai esislito e che lo Stato è ciò che vogliono che sia, quelli che dominano in esso. Perciò non è ca– duto nel puerile errore dei socialisti di Stato e dei l iropugnatori del così detto« Stato etico•• che par– ano di uno Stato morale, difensore della giustizia e del buon diritto. Il Murri vuole invece« un re– gime di vita costituzionale - ne parli un po' ai padri della Civiltà callolica e dell'Osse,·valore ro– mano - su basi possibilmente larghe • - e se non sarà possibile averle larghe, le prende,·anno strette; - il regime costituzionale dev'essere fon– dato« sulla rappresentanzadegl'intoressi •• e quindi in esso « una larga e vera parte sarà fatla alle classi infel'iori nelle rappresentanze politiche •· La ,·ap– presentanza degrinteressi è quella stPssa organiz– zazione elettorale, che il nominato Michele 'l'orraca va da qualche tempo domandando nel Corrie.-e della Se1·a. Si trova in Austria. Ora il Murri vuole fo1·se che gli inte,·essi siano rappresentati come sono oggi in Austria, cioè in modo che gl'interessi borghesi abbiano una schiacciante pr·evalenza sugli inte1·essi proletarì? oppure vuole che il proletal'iato abbia la prevalenza sulle classi, che avrebbero perduto Ja loro « ragione di essere», Nel primo caso, io non so che differenza c"è tra lui e il nominato Mi• chele 'l'ot·l'aca; nel secondo caso, io sono pronto a diventare democratico cattolico .. provvisoriamente. ~la il Murri non conta solamente sulle rifol'me politiche e sociali; cont,a anche< sul progresso mo· raie e intellettuale•· E il famoso spirito sociale cl'istiano, che servirà a tappal'O tutti i buchi della futura società cristiana. Per o!'a nel Belg io, do ve i cattolici hanno il mestolo in mauo, pare cl.te lo spil'ilo cristiano di buchi ne abbia tappati poc hi. taremo a vedere. . . . Nello stesso numero della Cttllura sociale, mentre il Murri dimo•tra il mio errore sul programma sociale dei caltolici, il Chiusano sullodato mi risponde a proposito del programma politico. to nel IV capitolo del mio lavoro dico che i cat– tolici italiani di fronte alle due questioni: I.' Che cosa raranno di Roma1 2. 0 Quale costituzione in– tendono dare alla prossima futura Italia clericale 1 non sanno dare nessuna risposta determinata. Il Chiusano alla prima domanda fa le viste di rispon– de,·mi, dicendo che la questione romana non èpo– ltlica, ma unicamente 1·eligiosa, e chi non vede questa verità è cieco, e zitto là. lo non faccio questione di parole; e anche per non apparire cieco, riconosco, se cosi piace a\ Chiusano, che la questione non è politica, ma reli8'iosa. Bene. Ma come la risoll'erete la questione religiosa! Che cosa intendete fare di Roma! E dato che a questa do– manda rispondiate: vogliamo restiluirla al papa; in che modo intendete risoll'ore tutte le altre que– stioni - diciamole pure religiose - di indole in– terna e internazionale che si riconnettono con la questione principale! - Se la Culltwa sociale mi fa il favore di rispondere a queste domande sem– plicissime, senza discussioni teoriche e senza ciarle indeterminate, io gliene sarò gratissimo. « Date lu,nen. Cfl'CiS ! ;t Alla seconda questione sulla forma costituzionale della futura Italia clericale, il Chiusano risponde rimp,·ovemndomi di aver trascurato il fatto che tutti i cattolici italiani e stranieri sono ,l'accordo nel vole,·e la forma costituzionale col sutr,·agio 01·ga– nizzato, da non confonderei col volo plttrimo, come io ho fallo. Riconosco che questo rimprovero in parte è giusto: il suffragio organizzato è spessissimo invocato dai cattolici come toccasana della presente corruzione parlamentare, e io avrei dovuto occu– parmene, quantunque mi sembri di poter essere scusato dal fatt0 che in un saggio per Rivista è impossibile trattare di tutte le particolarità di un a1·gomento, ma bisogna contentarsi di toccare le pii, importanti. Pero alla mia mancanza riparerò con un altro lavoretto sul suffragio organizzato, se i lettori della Critica non si sono troppo annoiati di questi miei articoli. Per ora mi contento di notare: in primo luogo, cito io ho parificato il voto plu1·tmo al sutr,·auto 01·gantz:alo, non perché li credessi la stessa cosa, ma perchè hanno gli stessi effetti pratici, come cercherò di dimostrare a suo tempo. In secondo luogo, nego che il ruff,·agto 01'ganlzzato sia desiderato da tutti i cattolici; ma il Chiusauo stesso nell'altro suo articolo sopra citato riconosce che esso ha contro di sè « le persone piU venerale e più care »; e i catlolici belgi, quando di fronte alla minaccia della rivoluzione estese1·0 pe,· vau,·a (') il diritto elettorale, non pensarono al suffragio organizzato, ma al voto plurimo. Ma a parte le questioni secondarie, di fronte a questa nuova forma di suffr•a3io,noi socialisti pro• poniamo ai cattolici democratici il seguente dilemma, al quale ho poco fa accennato occupandomi del Mul'l'i, che vuole« le basi possibilmente larghe•: O voi la rappresentanza degli interessi la orga– nizzate in modo che nel vostro parlamento le classi capitalistiche abbiano un maggior numero di voti delle lavoratrici, come è oggi in Austria, e allora siete più conservatori dei liberali. Oppure volete che nel vostro parlamento le classi lavoratrici sieno rapp,·esentate in modo da aver la prevalenza sulle capitalistiche, e allora dite in che modo supererete la opposizione che i capitalisti faranno alle vostre rifo1·me, e io che modo impedirete che i lavoratori. divenuti prevalenti, si prendano più di quanto voi stessi democratici non c1·ediate giusto. Voi mi potete rispondere: non vogliamo la prevalenza nè degli uni nò degli altri; vogliamo l'equilibrio. Ma che vuol dire l'equilibrio! vorrà dire, suppongo, che i due gruppi sociali av1·anno la stessa forza numerica nel vostro parlamento. E allora, dite, in che modo nelle questioni, ri– guardanti un conflitto d'interessi fra i due gruppi, potr,\ il Ooverno cavarsela! anzi sarà mai possibile un Ooverno con un parlamento diviso in due parti pel'fettamente eguali! A queste domande il Chiu– sano farebbe forse bene a rispon1ere. (') A propo1lto del ,oto plurimo belga, sarà bene notare che nello sleaso n. 3 della C'ttllura •oclalt Il elg. Giuseppe Mlchell ne c11.ntn le mf!raviRlie, dicendo Cr:t 1·a1tro che il ropolo belga ha ftducln « In quel go,•erno ciHtollco che g\1111. d1\lo il dlrillo del 1urrrnglo '"· I~ dire che Il go,erno cutollco que1to diritto lo dttte J>•rpnurA! Par di leggere In alorll\ dello Statuta 1a1·11uodnlma• u11a111mo Carlo Alberto, quando 1ft rl•olutlone del 'of8 era alla porta col UHi. - Duidererel poi sa.pere dal Mlchell quali sono le gnndl rirarme attuate finora dal g01erno callollco belga In fuore del J3.,•oratorl.Appena pochi mHi addietro, in un giornale lng\e1e, un veacovo caltollco, Mr. Crawford 1 dlc•va, de1crlnndo le cond!ilonl del Relgio, che Il 1>arlitocattolico dne essere glu• dlcnto non su quello che ha fatto, ma au quello che senza dubbio far;\. Cou ne dice il Mlchell t
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