Critica Sociale - Anno VIII - n. 5 - 1 marzo 1898

CRITICA SOCIALE 71 nieri, non esistono. 'rutti i cattolici sono democra– tici, cioè vogliono combattere l'azione usm·aria del capitale e sottrarre gli scambi all'impe1·0assoluto della leggedell'oll'erta edomanda,e considerano il commer– cio non come libero campo per la lotta degli egoismi individuati, ma piuttosto come una delicata funzione sociale da regolarsi in vista del bene comune. Tutti i cattolici ammettono che la questione sociale non si può riso I \'ere colla sola carità, ma bensì ricono– scendo (Ili tmpl'eSCl'itu/Jili dt.-ltli della giustizia. « Qui le gradazioni non sono ammissibili.» Chi non ammette questi principii non è cattolico puro, ma è ancora sotto l'influenza delle idee liberali. I dis– sidenti dal programma democratico cristiano « non formano una gradazione del cattolicismo, ma piut• tosto del liberalismo >. Come si ,·ede, è questo un mezzo molto comodo per dimostrare che i cattolici son tutti democratici nella questione sociale: i cat– tolici che non sono democratici non sono cattolici perfetti; quindi tutti i cattolici pe1-fetti,cioè demo– cratici, sono d'accordo fra loro. Però non sappiamo quanto saranno contenti di questa nuova specie di scomunica il conte Soderini e il cardinal Zigliara. nove il Chiusano ammette, bontà sua, che il dis– sidio esiste, è nella questione politica e sul metodo della lotta. Pe1· questione politica i cattolici non intendono la questione di Roma; di Roma non parlan m~liin modo che si sappia qnel che vogliono: forse non sanno voler nulla. Per questione politica i cattolici intendono la questione se si debbano o no conser– vare le forme rappresentative. I democratici cri– stiani vogliono a questo proposito « una maggiore e più reale partecipazione dei cittadini all'anda– mento della pubblica cosa; e vogliono soslituil·e all'attuale governo di fittizie ed inorganiche mag– gioranze, il regime rappresentativo sulla base del regime corporativo (rappresentanza degl'iuteressi); al parlamentarismo il governo del popolo organiz– zato ». Rispetto al metodo, la democrazia cristiana ,•uole « realizzare il proprio programma politico e sociale appoggiandosi essenzialmente alle classi popolari. Dopo aver per lauto tempo iovocato iu ogni guisa, illustrato e ma~niflcato il compito mo!'ale delle classi superiori, 1 democratici riconosconoche, allo stato delle cose, non è più possibile l'affidarsi esclu– sivamente al beneplacito di queste classi •· Come si vede, la puzza di socialismo ò forte abbastanza! Queste idee così chiare e così giuste, si lamenta però l'autore, « sono avversate dalle persone più venerate e più care •, le quali « respingono il programma politico della democrazia in omaggio al ricordo degli antichi regimi feudali o monar– chici; o il programma metodico democratico per vagheggiare il bello ideale di una redenzione di classi inferiori inconscia e passhre,effettuato uni– camente per virtù delle classi potenti •· Pare di sentire il nostro Bissolati discutere col Luzzatti sulle « alte idealità > della bo1•ghesia. li trovare fra gli antidemocratici « le persone più venerate e più care » non è, mi pare, un fatto che confermi molto l'all'ermazione del Murl'i che le discordie fra i cattolici abbiano poca importanza, come io 11wstro di credere. A dimostrare,poi, sem– pre meglio che tutti i cattolici so110democratici, valga il fatto seguente· che apprendo dallo stesso I.' numero della Cultura sociale. Un giornale cri– stiano democratico genovese, Il popolo italiano, - anche nella terminologia i democratici cristiani si vanno sempre più avvicinando ai democratici liberali - aveva proposto che si tenesse uu Con– gresso democratico cristiano italiano. Questa idea fu accolta, dice il Murri stesso, « con entusiasmo da molti, con riserve da altri, silenziosamente dai più •· A dar ragione ai più, che, non essendo de– mocratici, suppongo non sieno cattolici perfetti, e a dar la doccia ai.1noltt. è venuto, a quel che pare, il papa stesso iu persona, che ha vietato il Con– gresso. Senza commenti! . .. Ma veniamo alle idee, che, secondo il Murri, sa– rebbero divise dalla gran maggio!'anza dei cattolici. Ognuno vedrà da sè quanto queste idee sieno lo– giche. e più specialmente quanto siano pratiche. I cattolici« ammettono comunemente la divisione di classi nella società, che lo Stato deve rispetta1·e o concorrere anzi con provvida legislazione a ren– dere stabili • - e finora pare che parlino i con– servatori; - ma viceversa i cattolici riconoscono anche e che le forme di questa divisione di eia si sono in gran parte storiche e mutevoli, e che questi mutamenti, i qualiavvengono talorain forma rivo– luzionaria, possonoesser resi necessari » dalla scom– parsa in alcune classi della loro ragione di oosere; e queste classi potrebbero essere oggi l'aristocrazia terriera, il capitalismo (credo che il Murri per ca– pitalismo intenda solo l'alta Banca, magari sola– mente l'alta Banca.... giudaica) e q~elle classi che vivono sull'enorme bilancio dell'accentramento bu– rocratico e del militarismo. ll Murri, dunque, am• mette un po' di lotta di classe a scartamento ridotto contro quelle classi che, secondo lui, han perduta la loro ragione di essere. l<'ra queste classi ci sa– rebbe l'aristocrazia terriera, la quale - l'argomento ò di attualità - in quest'anno ha guadagnati pa– recchi milioni per i dazi sul grano. Che cosa han ratto il Murri e gli altri cattolici quest'anno per combattere i dazi sul grano, tanto utili all'aristo– crazia terriera e tanto dannosi al « lavoro ma– nuale :. di cui essi vogliono far « crei,..scero il va– lore », Banno fondato le cucine economiche, alle quali i conti e i marchesi, p1•oprietaridi terre, dando cento lire, han creduto di legittimare la trull'a dei milioni perpetrata coi dazi di confine nelle tasche del proletariato. Queste classi, di cui il Murrl e i cattolici am– mettono e non ammettono l'esistenza, hauuo bensì il diritto di godere della loro proprietà; ma questa proprietà impone loro dei ,1ove1·tsociali. Anzitutto il proprietario de,•e rispettare la giustizia - l'e– terna giustizia! - nelle sue relazioni coi lavo– ratori; inolt,·e, quando i proprietari si souo se1•– viti della proprieta per soddisfare i bisogni 101·0 e delle loro famiglie, secondo le esloen::e <li un .-etio app,·e;;amento del toro u,·ado, alIora il ce– lebre quoa St<J)el'eSt ricade sotto il diritto sociale, cioè dev'esse,·e impiegato in vantaggio della società. Se non che al Murri e ai cattolici si può doman– dare: con qual criterio si poll'à fare « il retto ap– prezzamento del grado> di ciascun proprieta,·io, per determinare le sue giuste esigenze I E se un miliardario ha tante esigenze, che non gli superest più nulla per la società, del diritto sociale che cosa succederà mail E questo dovere sociale dei pro• prietari dev'esse,·o solo un dovere morale, oppure anche un dovere giuridico? Sonroliamo su tutte queste domande, perchè ci siamo imposti di esser brevi in questa postilla. 'l'utte le classi sociali debbono, secondo il Murri e i cattolici, tenersi in equilibrio fl'a loro; e alla conservazione di quest'equilibriodeve vegliare lo Stato. A proposito dell'azione dello Stato, il fa– migerato programma di )!ilano, ponzato da due proressorid'università, da due conti e da un mar• chese, proclamava che « in condizioni normali della società non si devono esngerare le funzioni civili economiche dei poteri pubblici;• ma, dato l'odierno diso,·dine e i pericoli di una immane con·

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