Critica Sociale - Anno VIII - n. 5 - 1 marzo 1898

70 CRITICA SOCIALE Dante da luogo di riunione per la più parte di quclh che som·ono nella presente società e non possono rih-ovare altra causa ai loro mali aldilà della causa prossima « liberalismo»; se noi, per la no• stra potenza o pc,· lo sviluppo inoltrato delle forze prod_uthve, potessimo sperare una conquista im– med1aL, e dumtura di tutti gli organismi della società moderna; sarebbe assurdo aspettare· e quan– d'anche volessimo aspettare, non potre~mo. Ma pl'lma che nol siamo in grado di muovere all'as– salto con sicurezza di vittol'ia, ci vo,•rà del tempo. Fratta~to il_meglio _che possia,_no fare è provo– care I es_er~•locattolico_ ad uscu·e dalle posizioni vantagg1os1ss1me 111cm s1 trova, o obbligarlo ad e,porsi tutlo, senza riparo, al fuoco delle nostre artiglierie col pretesto di lasciar conquistare da lui 1I potere, che noi non possiamoconquistare pel' ora. Per ottenere questo intento, saremo obbligati a fare qualche sac,·incio; in attesa del paradiso so– ciaHsta, bisognol'11che ,•iviamo nel purgatorio cat– tolico; ma, se saremo abili e prudenti, i sacrinzii saran pochi e il purgatorio cattolico durerà lo stretto necessario. Per spiegare questa idea, supponiamo da capo che dopo Abba Oarima fosse successo quello che non successe. Novantanovesu cento, noi ci saremmo ubbriacati del nostro insperato trionfo, avremmo cred~ta eterna_ la nostra conquista, ci saremmo messi: nel Jl.Or•ododel Oo1•eruo provvisorio, a fare e a _d1s_fare 11.mondo a furia di decreti; e poi, a el_ezion1comp_1ute,trovandoci di fronte a una mag– gioranza cler1cnle conservatrice, non avremmo vo– luto arrenderci alla necessità delle cose, e Milano c1 a1•rebbe dato lo seconde giornate di giugno, e Cavalletti sarebbe stato il nostro Ledru-Rollin. Ora tutto questo sarebbe stato male, malissimo. Noi non avremmo dovuto po,~lere la tesla, noi non avremmo dovuto perdere il sentimento della lhnitaziono delle nostre forzo e della Impossibilità d1 uno lato socialista in questa Italia semifeudale e semicr·etina; noi per il breve periodo. che sa– remmo restati al potere, av1•ommodovuto solo pen– sa1·ea prepara1·0 ai nostr·i successori clericali il mag_gior numero di difficoltà possibile: quindi non abolire lutto o parte dell'esercito, come vuole il nostro ridicolo programma minimo; perché togliere questa seccatura ai clericali I in1•ece man tenore l'esercito o abolire il dazio consumo, e cosi non far tro\•are ai clericali il denaro necessario a man– t~ne,· l'esercito, per obbliga1·1i o a intaccar l'eser– cito e provocare dei pronunciamenti,o a rimettere in vigo,·e il dazio consumo o dichiarare il falli– mento del loro p1·ogramma di rifo,·me sociali. Non proclamare, con una serie di decreti une,più matto dell'altro, la nazionalizzaziono del suolo ma abolire semplicemente i dazi sul grano; non 'perdere il tempo a discutere cogli anarchici sulla forma dello Stato, ma proclamar subito l'autonomia comunale. Intanto spin_gere avanti ene1·gicamente l'organizza– z1one Gpera1a,sciupar poco tempo in dimostrazioui e in chiacchiere inutili, stare ben attenti alle ele, zioni, e, senza la pretesa di conquistare Ja mag– giomnza, uscirn_e più forti che fosse possibile. Il po,, dopo le elez10m. che avi-ebbero dovuto avvenire al più preslo pe1·chèil fe,·ro fossobattuto quand'era caldo, consegnare di buon grado la castagna bru– ciante i1.1 mano dei clericali, e riprendere con lena raddoppiata e con tutti i noslri uomini al completo la nostra opera di critica e di aspettazione. Ayre~mo noi seguita quest~ tattica se dopo Abba 9a~1ma ti ~m'!lendator Mussi non avesse perduti 1 c1!1que mrnuh f Non credo. La seguiremo iu av– vemre1 Non so. La sibilla cumana ha finito di parlare. UN 'l'RAVET. l t::S POSTILLA. .Questo lavoro, anzi più specialmente il cap. V d1 questo laNrO, ha dato luogo a una lettera ciel sacerdote R. Murri nel n. 3, testé uscito della Cullw·a sociale di Roma, diretta a Filippo' Tumti o intitolata: 11v,·ogramma sociale dei callolfcl. . Il ~lurri anzitutto dichiara che egli al Congresso d.' Padova, lungi dal combattere l'imposta progres– siva, come io dico nel lavoro, la di rese vivacemente· ma riconosco che rer1·ore non ò mio, bend dell; lltvlsta tntenia:ionale di Mr. Talamo, in cui si tro,•a 11resoconto del Congresso e dalla quale io ho presa la notizia. Dopo tale rettifica, il Murri fa una specie di di– cluarazionedi principi i, e esponendosommariamente alcune sue idee ~ e e notando che l'esser esse sue n_on ~uol dire no':1valgano a esprimere appros– s11nahvamente le idee generali dei cattolici o al– meno di molti cattolici •· Le idee sono democra– tiche anzi che no; ed è nalurale che Io scrittore '? _creda ,Iivise d~lla gran mag~ioranza dei catto– lici; u!1 democratico, che_,non sa creda seguito da lutto 11 mondo, non è p1u democratico. In questo 10 credo_che il Murri abbia torto; ma può essere che 10 sia perlato ad impiccolire di molto la forza della correnle democratica cattolica dalle mie lenti socialiste, come il ~furrl la ingrandisce colle sue Ieuli democratiche. L'avvenire ci dirà quale delle n?st"? due l~nh è falsa. Se però usciamo fuori d !~,ha e _and,a\nO nel Belgio - il grande labora– lor10 sociale d1 questo secolo - il 1'Iurri vorrà, spero, riconoscere .con .m~ che in cotesto paese, dov~ la dem~crn~ia cristiana pareva chiamnta ai suoi magglo1·1 h·1onfl, ossa finora ha lasciato pa– droni del campo i cattolici conservatori col Woeste · e nell'aulunno passato non ha esitato a sacrincare al partito conservatore l'abate Dacns che volova essere democratico non solo a chiacc'hiere. E la es_pul_sione del _Dacu.s è stata por i democratici cri– sha~, del llelg10. pe'ggi_o eh• una. battaglia perduta; tantè vero che 111ù111olo non esitò a disapprovarla nella Rivista tnlcnia.tonale. Che se il Murri non vuol e~sero neanche in questo ~·accordo con me, vuol dire che anche ora è questione di lenti. ('J Del resto il ~lurri riconosce che e è vero, pur troppo, che fra i cattolici ci sono discussioni • che e divergenze ci sono e gravi, e pill gravi a:1che saranno forse il giorno cho i cattolici dovessero p~priamente scendere in campo »; ma non sono po, cosi gravi e sostanziali come io most,·o di cre– dere (perché mastro 1 ma io ci credo sul se,·io !J· e_« sono, almeno in gran parte, pili di metodo ch0 d1 sostanza, ~ !alora, più che sociali, politiche •; e r1:~ democratlcte conser,•atorila questione consi.sle, Pili che altro, ~lo_ nella parola clemocra~!a, che, e bene o male, d1sp1acea parecchi •· Se non ci fosse dunque la parola «democrazia», tutti i cattolici sa– rebbero ... democratici. . .. Qu~sta idea ~el Murri è confer~ata perfettamente dal signor Lu1g1Caisoth d1 Cl11usa110 in un no– tevole articolo: 1 t,·e aspetll <letta llemocra:ta cristiana, del I.' numero della Cuttu,·a s,,c!ale. L~ scrittore alrarma che fra i cattolici, sulla loro azione socia!~, non c'è e non _ci può essere dissidio; val quanto dire che le questioni sul salario sulla imposta progressiva, sull'azione dello Stato' e su tanti e l~nti ~ltl_'iargomenti,_ di cui sono giornal– mente p1em I g1oroah cattolici, specialmente stra- ( 1 ) Intanto il ..-ucovo di Gand ha vietato all'abate D1cn1 di ri.. presentar1i candidato alle elezioni Jioghl:ttln del luglio proulmo. (Nota della CRITICA).

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