Critica Sociale - Anno VIII - n. 4 - 16 febbraio 1899

CRITICA SOCIALE 57 le leggi vigenti o in modo da migliorare, per quanto queste leggi lo permettono, le condizioni del prole– tariato, non dobbiamo pensare solo a questo. a.• Andando nei Consigli comunali noi dobbiamo anche servirci di essi come cli buone posizioni per lottare col potere centrale e obbligarlo a concedere quelle rirorme, di cui il nostro Partito ha bisogno per procurare l'utile del prol~tari~to _meglio che non gli sia concesso dalle leggi oggi v1gentt. 4_•Andando nel Con,igli comunali, noi dobbiamo tenerci pronti a ricevere gli assalti del Ooverno centrale e rispondere ad essi eoe1•gicamente con altri assalti. . .. La discussione, che intorno alle proposte della Commissione torinese s'è ratta, mi pare che abbia girato sempre intorno a queste Idee senza coglierle mai nettamente. E lo deliberazioni prese nell'as– semblea ciel Partito a Torino (') mi pare che pec– chino di questo stesso diretto. Si respinse l'ordine del giorno S•mbucco, che proponeva l'astensione net campo amministrativo; e si fece bene, perchè l'astensione amministrativa sarebbe la morte del Partito; ma non si notò che il Sambucco aveva torto non nel ~roclamare l'astensione, ma nel par– tire dal principio che il Comune debba adattarsi passivamente allo leggi ratte dal Governo centrale. Questa idea sbagliata, dalla quale emanerebbe la necessità dell'astensione, si h'O\'ainvece implicita– mente non solo nell'ordine ciel giorno Sambucco. ma anche negli altri due ordini m83Si in votazione. L'ordine del giorno Treves, respinto anch'esso, acco(!lie il plano 0nanziario proposto dalla Com– missione e come espressione di un semplice punto di partenza verso una finanza giusta e onesta, io omaggio alla necessità della continuazione dell'Am– ministrazione •· dichia11l che quel piano non è punto un prog11lmma minimo socialista, che è an– co11l da elabe11lrsi - e fin qui mi pare che il 'l'reves parli benissimo -; ma subito dopo butta pe1•aria il piano della Commissione, affermando che prima di ricorrere a nuove tas e bisogna au– mentare i recidili Cilmunali con l'applicazione della socializzazione dei servizì pubblici - opera, questa, non ancora studiata, e dirficilissima in sè e per le opposizioni che troverà nell'autorità tutoria -; e finalmente, invece di proclam•re di fronte agli elettori l'impegno da parte dell'amministrazione socialista di servirsi del potere municipale per pro– vocare dal Governo le riforme nece:1sarie al beneJ• sere del proletariato, si contenta di « 1·iconosccre• che l'applicazione di un ve1·0 prog1,.mma mrn1mo socialista non sarà possibile che mediante la con– temporanea couquisia del Comune e del Governo per opera del proletariato organizzato in partito di classe. E intanto? Aspetta cavallo! Finalmente il terzo ordine del giorno, approvato dall'assemblea, respinge tutte le nuove tasse pro– poste dalla Commissione, perchè 11011 hanno carat– tere socialislA; accetta la rerezione scolastica e l'abo– lizione del dazio sul generi di prima necessità, che a differenza delle tasse sono proprio riforme socia– liste autentiche (1) e significano per il Comune la perdita di 750.000 lire; a ~iempire il vu_oto_ di_questa perdita, accetta le economie e le abohz1on1 d1 spese pmposte dalia Commissione, che rencterebbero solo 120.000 lire; e a riempire il vuoto delle altre 624.000 lire non ci pensa nemmeno. Comesi vede, l'assemblea, por paura di apparire troppo democra– tica, ha preso deliberazioni quasi couserva~ri~i e ha rinunziato al senso comune. La Comm1ss1one ( 1) Vedi corrl11>onden,:4di\ Torino nel 1upplemento settimanale all'Aranlf/ del 6 rebbralo, e Grido del Popolo del 5 febbraio, I aveva dato un piano di riforme, se pure non so– cialista, almeno organico, e aveva proposte eco- j noinie dannose alla borgho3ia e nuove tasse, che, se non avrebbero portata la (!iustizia assoluta sulla terra, avrebbero almeno mi(!horate in qualcbe modo le condizioni del proletariato aggravando quelle della borghesia. L assemblea, invece, promelle di regalare al proletariato 024.000 lire senza sapere donde prenderle o rinunzia a p1·enderle dalle ta•che della borghesia per mezzo di nuove tasse. li com– pilatore dell'ordine del giorno capi l'assurdo delle sue proposte o por questo vi aggiunse una coda, che porta l'a•surdo al massimo grado: « non es~lude • l'appoggio del Partito a q~ei p1'0!vedimenti, _che in avvenire possano apparire ubh al proletariato - il che vuol dire rar delle promesse indetermi– nate, proprio come fanno i democratic! ~: . « si riserva • di provocare e vole1·e(!) la mun1c1pahzza– zioue dei servizi pubblici - senza dichiarare se, a questo proposito, il Partito ò pronto ad entrare anche in lotta con l'autorità tutoria -; e intanto - qui poi si 0nisce col perdere addirittura la bus– sola - promette « la massima imposizione sulle classi capitalistiche parass_ital'ie 0no all'estrem~ limite permesso dalle leggi •, che è come dire 11 ritorno puro e semplice a tutte quelle nuove tasse, che erano oroposte dalla Commissione e che prima l'assemblea aveva respinte. E tutte queste assurde delibe,:it~ioni prese d!- un Parlito, della cui coscienza e solidità nessuno d1 noi dubita, hanno pe1· origine_ 1'~1·ro1'8commesso. d~I Par!ito s!esso nel proporSI 1I problema amm1ut~ strativo. Per noi questo p1'0blema non deve conSl– stere nel domandar solo: • in che modo il Comune si può amministrare secondo le leggi in modo da migliora1'8 la condi~iono del J!roletariato! »; a qu~ta prima domanda 001 ne dobbiamo aggmngere subito un'altra: e in che modo il Partito socialista deve servirsi ~ei Comuni per sollecitare la trasrorma– zione del.o leggi vigenti in senso utile al proleta– riato!• Se i socialisti torinesi avessero riconosciuto nel nostro problema amministrativo questa natura bi– ciptte, avrobbe1'0 alla prima domanda rispos_to_col– l'accettare tutte le proposte della Comm1ss1one - p1'0mettcndo, cioè, t»tanto alle classi capitali– stiche-parassitarie la massima imposizione noo al– l'estremo limite permesso dalle leggi - ('); e alla seconda domanda aHebbe1'0 ris\>OSto: I.' impe– gnando il ruturo Consiglio socia ista a convoca1'8 un Congresso per a\•visare ai mezzi per obbligare lo Stato a modiOcare la sua politica correlatlva– meuto ai bisogni dei Comuni i 2.• proclamando il p1·iocipio della municipalizzazione dei servizi pub– blici come piattaforma sulla quale provocare lo tato alla lolla e costringerlo ad affi'Onta1'8final– mente la riforma degli ordinamenti amministrativi italiani. In questo modo eia una parte _si sarebbe, co~e voleva il Treves, reso « omagg10 alla necessità della continuazione dell'Ammin,.trazione »; dal– l'altra si sarebbe formato un vero programma minimo socialista, che, senza l'inuoziare ai miglio• ramenti dell'oggi, tiene sempre l'occhio fisso alle lotte di domani; e finalmente il nos!ro Partito avrebbe rallo nello stesso tempo opera di evoluzione e cli rivoluzione e si sa1'8bbe nettamente distinto dai democ,·aticl, senza cadere nell'assurdo della tattica anarchica sambucchiaoa. ,.a feWwalo 1808. UN TRAVET, 11> Anebbero JlOIU.lO mag.1rl modlftcare la graduulone della t:\•ta progreulu In modo da far udere Il peso Coltodall~ 1palle del prolel11rJ1.tonon 1ulle 1p1lle della media, ma 1u quelle del.. l'alta borgbealrt.

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