Critica Sociale - Anno VIII - n. 4 - 16 febbraio 1899

51 CRITICA SOCIALE Stati Unili, cinti da una muraglia della Cina. protetio• nistica! E quale il più alieno da essit l'Inghilterra, che ,•i\•o e prospera della più grande hberti1. economica. e commerciale! a- E l'argomento si infiltrava nelle carni dei nostri ra– gionamenti, come una spina, una scheggia dolorosa. Mn, come in questi casi i tessuti suppuranti ran da veicolo alla spina o l'espellono, qui pu1·0 una lacera– zione di tessuti e di rapporti sociali doveva toglierci di pena. L'Inghilterra, il paese ucro della libertà, anch"essa, sotto la spinta. dello spirito di reazione alle richieste degli 011erai meccanici, cl ha dato una forte, tenace, cocciuta anzi, Lega padronale, che ha perduto centinaia di milioni, si ò alienata. cliont1 Importantissimi, dovrà. rorso paga.re ingenti somme por ma.ncata. consegna. di lavori in tormine, tutto ciò pur di non cedere un mil– linrntro di terreno! Non ò nncoro. il trust, non si ò questo ancora pubblicomtnfe costltuito1 Non ,•uol dire: un sindacato tanto più ò rorto quanto ò più dissimulato. Poi, chi seguì la recente lotta sa quanto la. Lega di quei padroni rosse tirannica. Ve n·era che già avevan concesse le 8 arei altri vi oran disposti fin da prin– cipioi altri, di rronte agli enormi danni, avrebbero ceduto. ~la. no! hanno do\·uto sottomettersi, tuui hanno dovuto t\\'ore una sola. volontà, un solo pensiero! Può una minoram:a. trascinare gli operai alla sconfitta, dopo cho lo casso socio.li son vuoto o i rispn,•mi individua.li disslpntl, do1>0 mesi o mesi di angoscio e di lotte, sconfltla che vuol dire la dedizione J>hi assoluta, dicci anni di conquiste perduti i ma lo. minoranza dei pa– droni non 1>uònulla ottenere, nulla rare, deve prestare man rorte a ciò, cui la sua coscienzt. e i suoi interessi si ribellano! Non c"è il sindacato? Sia! ma se una sem– plice inte,a può port3.ro a tali conseguenze, io non so a che si giungerà quando il h·ust sia cosLiluito. Perché credere che i padroni inglesi dopo la vittoria gette– ranno lo armi con cui ,•insoro, o non so ne serviranno quanto volto i loro interessi lo richie(lano, ò aver lroppo moschino concetto di quegli industriali che seppero da.re nll'Jngbiltcrra il posto cho lìeno attualmente. Tutto ciò conrerma. questo pnradosso: La libera con– correnza. giova alla società solo in quanto crea il mo– nopolio. Ptrchò la libera concorren1.a è utìle? perché permette a chi produce in migliori condizioni, o a miglior prezzo, di dare cosa egunlo n. minor prezzo, o a ugual prezzo cosa miglioro; onde un continuo inci– ta.monto a. migliorare il mllcchinn.rio cd i prodotti per non eRsor vinlì nello. lotta conunorcialo. Ma e rotrctto di questa tenzone? il passaggio da un periodo di oscil– ltu:iono a uno d·equilibrio, rappresentato dal 11Mnopolio di ratto di quello o quegli industriali, agricoltori, ccc., elio sono nelle condizioni necessario per vincere in quel dato momento. ia quindi rog11ne protezionista o liberista, si arriva sempre al monopolio. Senonché qui i liberisti rimbeccheranno: « sia pure! ma <1ucsto 1 se volete, monopolio, nella libera concor– renza, ò esso slesso instabile; iii trattt)rebbe, so mai, di una. vicenda di periodi di lotta o e.li n itri di mono11olio ad inlorvalli brevissimi, perchè I vinti d'oggi faranno ogni sl'orzo per essere i vine tori di c.lomani. Appunto porchò i vincitori son tali unicamente per determinale condii ioni di produzione, ecc., chi arrivi a sorpassarle, non potrà. non esserne il successore •· Or questo ò bensi nro sinché la produzione è a baso di piccoli esercizii e il mercato è ristretto. :\la il pro• gresso meccanico e dei mozzi di trasporto, rendendo lntornlUionale la concorrenza, mondiale il mercato' e racendo la lotta sempre J)iù accanita rra gli industriali (ai quali per giunta le preteso degli operai concorrono a. scemnre i profitti), hn, cont'ò noto, per effetto cho la. piccola e la media produziono vanno inghiottite nella grando produzione, noi gra.ndo commercio. A questo punto, se la concorrenzt1. continuasse, i vnntaggi sa– rebbero certamente grandissimi: i miglioramenti nei prodotti o le diminuzioni nei prez.zi che può portare la. concorrenza. tra una diccina. di industria.li o di grandi Societ..\, producenti colle macchino e coi metodi ph't perfezionati, sarebbero infinitamente superiori a quelli che può dare la concorrenza (che spesso neppure esiste) tra. migliaia di piccoli produttori, muniti di strumenti lmperrotu. Certa.monto .... se quella diccina. di industriali o di ociotà. rosso cos) gonza da. dilaniarsi in famiglia. poi vantaggio di uno o duo di essi, quando tutti pos– .sono godere dei boneflcii di quolru110 in pace ed accordo! L'unione ra la forzai motto vecchio, ma sempre nuovo; o so l'han capita, in parte, gli operai rhe portano sulle spalle una eredità. di millennii di ignoranza. e di servaggio, non ,·atele che In. comprendano coloro, che, per la. loro condizione sociale o individuale, son messi in grado di uedere e di 1entire tutto il male che loro verrebbe da un diverso atteggiamento! V1TTOIUO RACCA. LA QUESTIONE AMMINISTRATfV a Torino .... e altrove La Commissione incaricata dal Partito socialista torinese di studiare il bilancio municipale e di rare proposte opportune in armonia col nostro pro– gramma minimo. dopo aver ratto sutropera delle amministrazioni borghesi un magnifico lavoro di critica, che dovrebbe esser rallo per tutti i Comuni italiani, si è proposta il seguente problema: « Date le attuali tristissime condizioni del bi– lancio municipale torinese, data la attuale legi•la– ~ione italiana, che cosa si può rare per amministrare ti Comune senza gravar la mano sul proletariato!• Posto il problema io questi termini, era naturale che la Commissione venisse avaoti con proposte, che qualunque partito borghese mediocremente in• telligente e onesto potrebbe rare; è naturale che la Commissione, come dice Il •rurati, invece di co• varo racquilotlo socialista, abbia covato un sem– plice pulcino democratico. Ma, dati i termini, nei quali era impostato il pro– blema, era possibile raro altrimenti I A voler ammi– nistrare i Comuni secondo le leggi vigenti, il nostro Partito o deve rarsi piccino piccino, come vuole la Commissione torinese, e perdere ogni carattere so– cialista, oppure deve rinunziare, come vuole li ambucco, alla conquista del Comune, cioè deve abdi– care a qualunque azione pratica immediata, per prepararsi alla palingenesi finale, alla cooqmsta del Governo centrale, dalla quale deriveranno come corollarì le riforme vere, le riformo utili le l'i– rorme per le quali sole torna conio lavÒrare e battor'Sr. Via di mezzo non c'è. Quolli che criticano le pro– poste della maggioran1.a della Commissione torinese e le rifiutano, senza risaliro ai termini primi del problema, fanno opera perrettameote vana. Voi re– spingete la tassa progressiva, che non è socialista e p1-oponetela municipalizzazione dei servizi pub~ blici. Ma potrete voi municipalizzarli questi servizi

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