Critica Sociale - Anno VIII - n. 4 - 16 febbraio 1899
CRITICA SOCIALE 53 A parte ciò, si svela nell'argomento surriferito la alta idealità che determina la borghesia a ri– solvere il tanto tormentato problema dei provve– dimenti per l'infortunio industriale.• Non è giusto che l'operaio, rovinato nella persona a causa del lavoro, puro senza colpa di alcuno, sia condannato a finire nella rame e nelle privazioni la vita. • Parole d'oro. « E una questione non di diritto, ma di umanit.-\. » Benissimo. E come si rimedia poi la triste sorte di questi miseri 1 In un modo assai semplice: si ruba (è la pa,·ola esatta) agli operai che patirono un infortunio pe1· colpa dell'indu– striale il risarcimento che il diritto comune ha toro garantito n,.1qui e se ne fa parte agli infortunati per accidente. E una nuova giustizia ben più pro– gredita che quella di san Crispino, il quale ,·ubava il cuoio ai ricchi per farne scarpe ai poveri - i nuovi Crispini,santi o no, fannola carit..-\ ai poveri, ma coi denari rubati ad altri poveri. . .. Cosi viene a determinarsi quella che è una delle caratteristiche del progetto, cioè che io nessun caso la iodeonit.\ ragguagli il danno, ma se ne tenga sempre di gran lunga al disotto. All'operaio in– fortunato, alla sua famiglia, non si fa. altro che pro• roga,·e di qualche tempo il giomo fatale in cui la fame viene a bussare alla porta. ti colpito da inabilitazione permanente e assoluta avrà cinque salarii annui (purché importino almeno 3000 lire). Pensate che questo trattamento i nuovi filantropi destinano per esempio a compensare il danno cli un uomo che a vent"anni abbia perduto ambe le braccia o le gambe e magari braccia e gambe. Analogamente negli altri casi. Pare egli che per una cosa tanto miserabile sia proprio da dare il fiato alle trombe, come se fosse pe1· essere inau– gurato sulla terra il regno della giustizia i E non sono ciechi o buffoni quelli che affe1·mano esse,·e la legge in discorso un pegno di pace che la classe capitalista dà alla classe laroratrice! .. Ma non ò nemmen voro quanto affermasi per legittimare il furto filantropico organizzato da questa legge a danno dei miseri, che cioè agli operai col– piti da accidente non imputabile a chicchessia non competa di diritto alcuna indenni!.\. Che ciò non sia vero qualche roca sincera e coraggiosa lo ha affermato anche in Senato e qualche volta lo ha affermato la stessa magistratura in applicazione della legge comune. « Perchè - è stato detto - il capitalista trae allo stesso modo il suo profitto dal– l'impiego delle materie prime, delle macchine e della forza di lavoro; e, come il capitalista sopporta le perdite, i danni, le avarie che colpiscono le ma– terie prime e le macchine, cosi egli si assuma i danni e le avarie che colpiscono l'altro elemento della produzione, la forza di lavoro. • Questo con– cetto è esattissimo, interpreta e rappresenta colla maggiore verità la realtà economica e le dà forma giuridica applicandole il principio di equità pro– clamato già nn dal dil'itto romano, e tuttora vivo e riconosciuto, che cllt gode il ·vantaggio <levesu– bl1·eanche Il danno, principio che uoi già vediamo inspirare quella disposizione della nostra legge ci– vile per la quale, indipendentemente da ogni colpa propria, il committente deve rispondere del male fatto dal suo commesso. Comunque, la questione, posta da parecchi anni, è molto discussa. (') ( 1) !.'estensione del testè citalo prln<:i&liodl e<1ulà Cadu• eom– n1od1P11, ecc, al tema degli lnfortunli ò ormai accettata nella glur1sprude11ia frDncese; il che spiega come In fl'rancia non si senta alcun bleo11no di leglf11rare In materia. i~o dice rA~IAlt nel IIUOi ShulU dl diritto htd11drlat,, al n. !48. Ora io credo di non andare errato affermando che è appunto contro la possibilità di un sempre più largo riconoscimento e di una sempre più larga applicazione del principio su ricordato, che il legi– slatore (cioè il complesso delle persone rappresen– tanti interessi capitalistici e che si fondono nella maestà di cotesto nome) ha voluto garantirsi colla legge cli cui di corriamo, il cui nome proprio ver– rebbe quindi ad esse,·e: legge pe1· la asstc11ra:io11c <lei pculrolli conl1·0 gli tnfortwiil <legli ope,•ai. Perché, sfrondata la legge dalle frasche o scrutata nella sua essenza, noi la vediamo ormai adempiere questo ufficio: sollevare gli industriali dal peso di quella res1>onsabilitàche già fin d'ora la logge co• mune indubbiamente commina, e p1·evenire la pos· sibilità che una nuova interpretazione della legge. conforme ai principii dell"equilà e alla realtà di fatto, aggiunga una nuova responsabilità a quella di prima. Altro che proyvedere al 1•isc11to v•·ofes– sionalc degli operai! E al ,•ischio pl'O(essionale dei padroni che la legge provvedo - e nel modo migliore: eliminandolo. . .. Queste considerazioni mi suggel'isce l'esame del progetto, prescindendo eiaaltre di dettaglio, che scom– paiono dinanzi alla per me evidente importanza delle prime. E parmi che di quesli ipocriti atteg– giamenti del progetto il partito socialista non possa non interessarsi se non altro per smascherarli. Quando il progetto venga davanti alla Came,·a, io son d'avviso che il gruppo parlamentare esprima il pensiero del partito con emendamenti informati a questi concetti: 1. 0 Qualunque sia la causa dell'infortunio, l'o– peraio ha diritto ad indennità; 2.' Questa indonnita è ragguagliata (in quanto il raggua$liarla è possibile) al danno reale ~atito dall"opera,o e non si concreta mai, io ca o d1 ina– bilitazionepermanente,nel pagamento di unasomma fissa, ma nel pagamento di una pensione; 3. 0 In caso di infortunio non imputabile ad al- ~~~o~ ;/~:~f;: !er·!~ia~:11~ai~~i! f~ r','.~ progetto; 4.' In caso di infortunio imputabile a colpa del padrone o delle persone di cui egli deve rispondere a sensi della legge comune, l'indennità è ancora pagata dalla Cassa, ma questa ha rivalsa verso l'inclustriale; 5.' In ogni caso di infortunio per colpa dell'in– dustriale, l'infortunato ha diritto ad una somma por danni morali e azione per ripeterla direttamente dall"industl'iale come credito privilegiato. A.vv . FEDERICO MAIRONI. Libera concorrenza, Sindacato eMonopolio Finom i liberisti, contro chi asseriva che la produ– zione, il commercio,nell'attualo fase economica,tendono al 1i,utaca10, al tru.tt , al cartel, al co,·ner, potevano sfoderare un va lido a rgomento. e No, ciò non ò - obietta.vano - se non il prodotto anomalo d'un'ano– ma.lacondiziono di coso. Ciò non ò possibile so non dove lo Stato ò protezionista, dovo l'industria, l'ngri– coltura, il commercio, come s"imposeroalle Assombleo Parlamentari,o, meglio, in quanto si imposero ad esse, possono costituire tanti Sto.tinello Stato, far prevalere l'interesso dogli azionisti A, B, C, a. quello di tutta la. nazione. f:, per dir cosl 1 il contagio del protezioni,mo. 1nrt1.tli qua.I è il paese dei trtut, per eccellenza, gli
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