Critica Sociale - Anno VIII - n. 4 - 16 febbraio 1899

CRITICA SOCIALE 59 Stante la piU "foa altualiM tlell'm·licolo di UN TR.. \.YET 1u Lu. questione a.uuulnistrn.t.iYa, t·iman– diamo al prouimo nw1u1·0 la fine ciel ,uo ,tu.dio ,op,·a L'u.v·vouh•e del purtHo cnt.t:olico; a prtr po,ito del qual, il dil-eUor, della Cultura Sociale di Roma, 1ignor R. Murri, ci indiriz:a alcune cnserta• zioni e rellt/fche, delle quali, pure nel pro1simo numero, gli da1·emo allo. ADULTERIO E MATRIMONIO Se è vera l'opinione del Carlyle, giusta la quale « tutto l'affare dell'amore è una cosi miserabile futilità che in un'epoca eroica nessuno vorrebbe darsi la pena di pensarvi e tanto meno di par– larne », bisogna dire che ben raramente, o non mai, l'umanità si sia trovata in epoche eroiche. Non si vede infatll un altro soggetto che abbia occupato una parte piit larga e importante di que~to « affare dell'amo!·e , nel .l?e•)sierodegli u~– mim, e che abbia sollecitate a p1u 1ngegnose sotti– gliezze le loro facoll.11 intellettuali; e se noi risa– fiamo la via della evoluzione mentale, noi vediamo questo argomento risorgere ad ogni tratto, formando come una serie di pietre mili~ri, l'ultim_adelle quali: che sia ancora nettamente v1s1b1le,è 11 Convito d, Platone. l\la, certo, l'età nostra è di gran lunga la meno eroica, perchè non mai si moltiplic.}rono,come ora, Je disquisizioni intorno all'amore. E. in questo no· stro secolo, una serie ininterrotta, dalla Fisiologia del Balzac e dalla Psicologia dello Stendhal, giù giù, attraverso L'anww· del ~!ichelet e l'llomme– Femme del Oumas, flno all'altra Fisiologia del Bourget e all'altro Amo,·e del ))e-Roberto, e fino alle produzioni dell'oggi, a q~egH . lmo,'i pu,-e_~el De-Roberto (che sono a cosi dire le pezze, p1u o meno giustiOcative, della precedente esposizione teorica), a quell'altro Amo,·e ciel Mantegazza (11 quale, inorridito, sembra, dalla repubblica di 'l'u– razia da lui intravveduta nel loulano orizzonte del– l'anno tremila, ha pensato bene di riparare nel regno di Cupido),e finalmente a quei due dei quali intendiamo parlare, e che hanno aspetto ~ conte– nuto pio strettamente scientifico, cioè all'Adulle1•io del Oambarotta e al ua,.iage di Tillier. . . . Non possiamo pretendere di trovare nel libro del Gambarotta (') una perfetta maturità di concezione, nè una completa e profonda conoscenza della let– teratura dell'argomento impresa a trattare, perchè questo libro ò una tesi di laurea, e il suo autore ci inrorma di aver avuto anche diminuito il tempo della preparazione dalla sua partecipazione alla guerra greco-turca. ~la, tenute presenti queste due avvertenze, bisogna riconoscere che questo lavoro è assai suporioro 1,>0rorza e larghezza di vedute alla media delle dissertazioni per laurea, e attesta ampiamente dell'ingegno dell'autore e della sua capacità a darci opere interessanti in materia di filosofia giuridica positiva. Precedono dei l'rotcuoment cho contengono la teoria fllosoflca dell'autore, ci danno la fo,·mula, in base alla quale egli, come il pretore romano, giudicherà poi I fatti. !)autore accetta il mater,a– fismo storico, ritenendo che tutti i fattori del di– ritto si riducano all'o1·iglne economica e che il principale fattore economico sia l'utile della classe ( 1) OcOLIIL)fO 0,UIB,U,OTTA: L'ad1dterlo I la ,~orlC'I dd dlrltU ,u:c~11ari. - Torino, Pratelll Bocca, editori, t898 (L. $). dominante, di cui Il popolo subisce il giogo, per (come direbbe il Pareto) ofelimità. Fa un_aesatt~ critica alla Gittstl:ia dello Spencer rn cm questi, ammettendo una società completamente evoluta, dove possa imperare una morale assoluta, rin~ega la sua teoria dell'e,•oluzione; la quale osservazione era stata fatta anche dal \'anni nell'introduzione alla versione italiana della Oimli:ia. E finalmente redige la fonnula: la sua massima di giustizia è e l'utile collettivo avente per limite una neces– saria e uguale liberti\ per ogni individuo •· ni qui, per salvaiiunrdare questa_ libertà, i di,•ilti ne– cessa1'i, quelli cioò che la biologia riconosce ne– cessa1·i all'organismo umano corrispondentemente ai bisogni fisiologici dell'organismo st!l5SO, ~, sui quali l'utile collettivo non deve poter mai empIete1·. Entrando poi a trattare particolarmente del suo tema l'autore dimostra che v'è bensì una fedeltà coniJgale (pii, o meno lnirga) che trae la sua genesi dalle leggi bi?logiche, 9uel_la cl~ò che _ha la s~a ragione nel bisogno fls1ops1colog1co dell amore, bi– sogno superglt1 uguale nell'uomo e nella donna; ma che non ò quesla la fedeltà che la legge abbia mai protetto. La leg~e puni l'adulterio come una violazione alla proprietà ciel marito, e perchè la donna era una t·es del maschio. L'autore lo prova mostrando che l'adulterio del marito non fu mai, o soltanto molto leggermente, punito; e che le_pene che colpirono l'adulterio muliebre furono, ne, varì P.Opoli,uguali, o assai simili, a quelle che punirono 11furto. Tale tesi è suffragata dalla preistoria, che attesta la quasi identità di t,·attamento dei due reati nel Messico antico, nel Perù, tra i Pelli1'0Ssi, io Egitto (che f!•a paren\esi ò, e, se non_erriamo, e~a anche in antico, non rn Europa, ma rn Arrica), 1n India, in Persia, in Arabia, in Abissinia, ecc. ):'ella evoluzione giuridica. questo caratte,-e dell'adulterio– furto e della donna-,·es si attenua, senza scompa– rire, e permane ancora nelle legislazioni. mod_er~~ (specialmento nolla francese) per le co_nd1z1001 p111 gravi richieste p~•· l'aclul,terio del marito e per_la pii, severa penahià stat111ta cont,·o la moglie 111- ledele. Dopo ciò, in\'ocata la formula dei dt1•ittì neces– sai-1, t,·a I quali primeggiano la li~rlà e l'amore! l'autore dichiara nullo ipso Jtwe 11 contratto d1 matrimonio, perchè viola l'uno e l'altro di quei diritti (« l'uomo - uomo o donna - ha diritto alla propria liberk~: e, fluito l'amore coniugale, ha an– cora diritto all'amore•); e perchè in esso contratto mancala libertà nei contraenti, essendo la donna, eco· nomicamenle, inreriore all'uomo. Ma poichè questo pseudo-contratto di matrimonio, per ragioni di utile collettivo più o meno rettamente interpretato, è sanzionato dalla le~e della società attuale, cosi l'autore reclama il rt1vorzio e per una ragione di diritto pubblico, non di diritto privato •• cioè come unico mezzo per saivare i dlI·tttt necessa,.i delle due parti contraenti. . .. Noi pensiamo che all'aulore non farebbe male un tuffo più p1-olungato io quella corrente del mate– rialismo storico di cui non sembra (nonostante ne accelti formalmente i principi) essersi sufficiente– mente imbevuto. Cerio, allora, gli sarebbe apparsa la necessil!\ di parlarci (sulla traccia di Lacombe, Mo,•gau, llugels) di quel periodo della preistoria in cui fa donna non era già una t·es del marito, ma occupava anzi il posto pili eminente nella famiglia; vogliamo dire del periodo del matriarcato. D• ciò, e dal decadere successivo della condizione della donna, fino a diventare una .-es (decadere contem– poraneo al formarsi delle prime grandi proprie!:\ rndivicluali in mano dei maschi) avi-ebbe potuto

RkJQdWJsaXNoZXIy