Critica Sociale - Anno VIII - n. 2 - 16 gennaio 1898

CRITICA SOCIALE 23 un regno di Memo,· (Raffaele de Cesare), libro pieno di fatterelli, di aneddotini personali e di un gran numero di nomi appartenenti alle alte classi borboniche, resta impressionato dal fatto , che quasi tutti quei nomi e cognomi si ritrovano oggi nell'alta magistratura, nel Parlamento. nell'esercito, nelle case civili e militari dei nostri amati sovrani, insomma nei punti più alti della presente te– trarchia. Il solo clero e poche famiglie dell'aristocrazia si mantennero fedeli ai vecchi principi; ma queste eran poche; e quello, combattuto e disprezzato da tutti, abbandonato da molti f,•a i suoi migliori elementi. intellettualmente parlando, che buttaron via la to– naca ed entrarono nella burocrazia massonica ; in– capace a comprendere i tempi nuovi; fini di eser– citare qnalunque influenza sulla vita politica e sociale della nazione. Che importanza, che significato po– tevano avere le lamentele dei predicatori cattolici sulla corruzione del secolo, sui danni della miscre– denza, sugli inganni e sulle fellonie del liberalismo, quando per le strade trionfava il carnevale libera– lesco e tutti erano convinti che mai non s'era stati 1 cosi bene come allora e che meglio ancora si sa– rebbe stati in avvenire I Il meglio, che potevano fare i pochi cattolici rimasti fedeli alle loro teorie, era di rinchiudersi in una cerchia di ferro e iso– larsi dal resto della nazione vivente. L'astensio– nismo cattolico, quand'anche non fosse stato procla– mato dalla parola di Pio IX, sarebbe stato imposto dalla stessa impossibilità di un'azione cattolica. Frattanto i (urori liberaleschi srumavano preci– pitosamente; l'avvenire, che prima appariva roseo, si riempì di tempeste ; il malessere prodotto da una politica, nella quale non si sa se rrevalga la delinquenza o il cretinismo, s'impadron a poco a poco di tutti gli strati della nazione, e in questi si diffuse largamente una corrente di opposizione contro il regime vigente. In che senso doveva in– canalarsi questa nuova corrente? Da una parte c'era il socialismo colla sua critica al liberalismo e a tutta la costituzione economica, che al liberalismo serve di sostrato. Dall'altra il clero, che continuava a predicare contro la corru– ·zione del secolo, sui danni della miscredenza, sugli inganni e sulle fallacie del liberalismo; e le sue parole non eran più, come prima, colpi nel vuoto, ma trovavano corrispondenza e conferma nelle ro vine, che da ogni parte ci attorniavano; i preti stessi cominciarono a capirle meglio le loro declamazioni e a metterle in relazione coi ratti concreti ; e la loro parola, che prima era vom clamanus tn de– serto, a poco a poco risonò nell'aria come tromba che invita alla battaglia. I nemici del libe– ralismo han preso la strada cattolica o la socialista, secondo la classe sociale a cui appartengono, la loro educazione, la loro costituzione psicologica. Il proletariato industriale e intellettuale si è gettato al socialismo; i proletari agrari han se~uita la prima voce di opposizione, che è arrivata a1loro orecchi, socialista in un luogo, cattolica in un altro. La massa dei piccoli proprietari contadini, dissociata per la campagna, lontana da qualunque contatto che non sia quello del prete, avversa del resto per istinto a noi, è entrata nell'opposizione clericale; e con essi si uniscono i piccoli borghesi cittadini, incapaci a intendere la soluzione socialista ; la bor– ghesia industriale uso Prinetti, che sente vacillare il terreno sotto i liberali; buona parte dei lavora– tori improduttivi (burocrazia, professioni liberali), che si preparano a lasciare i padroni morituri per i padroni nascituri; e tutti quei giovani attivi e onesti, che, malcontenti delle porcherie liberali e aspiranti a qualcosa di meglio e rifuggenti dal so– cialismo rivoluzionario, credono di trovare il bene ec'i 1. ,no n ar e nel partito che combatte liberali e socialisti insieme. Aggiungete a tutte queste persone l'antica aristo– crazia clericale, uscita all'ultim'ora dai suoi pa– lazzi; e av,-ete il partito cattolico. Un grande eser– cito, in cui accanto al nobile marchese milita il vile contadino e accanto al droghiere pacifico il giovanotto attivo e battagliero; e, da cemento fra tutti questi elementi diversissimi per abitudini, per idee. per interessi, per educazione, funziona il clero con tutte le ricchezze e tutta la secolare organiz– zazione <!ellaChiesa cattolica. Di fronte a un partilo di questo genere, pretendere di cavarsela con quattro insulti pili o meno triviali, come fanno gli anticlericali, o coll'eterno aforisma: « i preti sono alleati della borghesia •• può esser molto comodo e sbrigativo, ma è anche contrario alla realtà e inefficace. Chi non è avvezzo a conten– tarsi delle fràsi fatte, e si accinge a studiare con coscienza e senza preconcetti il partito cattolico, deve subito riconoscere che esso è tutt'altro che un'accozzaglia di pretacci imbroglioni e ipocriti. Certo, in esso le canaglie e gli idioti non mancano: ma, a parte il ratto che nessun partito pnò libe– rarsi dalle compagnie «. malvagie e scempie », il carattere di un partito non è determinato dagli elementi peggiori, ma da quelli che col loro in– gegno e colla loro buona fede fauno da propulsori del movimento. E fra questi p1·opulsori troviamo giovani pieni d'entusiasmo, che non hanno nulla da invidiare per sinceri~\ e per buona fede ai no– stri migliori propagandisti; troviamo uomini d'in– gegno come il 'l'oniolo, il Talamo e il Petrone, che ogni partito si onorerebbe di contare nelle sue flle; troviamo riviste magnifiche come la Rivista inte1·– nazionale ai sc!en:e socialt e discipline ausiUarie, che può benissimo sostenere il confronto con le migliori pubblicazioni estere e, di fronte alla quale, la stessa liberale Nuova At1lologia farebbe la fi– gura di un vecchio slombato innanzi a un giova– notto sano e vigoroso. In nessun giornale italiano, per esempio, sono uscite recensioni del Socialismo e scienza positiva del Ferri e del Materialismo sto,.. ico del Labriola, che possano competere per urbanità e profonditi. con quelle pubblicate dalla detta Rivista; e pochissimi in Italia, anche fra i socialisti, conoscono il marxismo come, nei suoi splendidi articoli, mostra di conoscerlo Monsignor 'l'alamo. Certo, le teorie sociali dei •cattolici - delle re– ligiose non torna neanche conto parlare - sono, a parere di noi socialisti, la negazione del1ascienza e della civiltà moderna, e la loro attuazione signifi– cherebbe un regresso nella dolorosa via che il prole– tariato deve percorrere per arrivare alla sua eman– cipazione; ma che importa 1 Quegli errori sono so– stenuti da molli, se non da tutti i cattolici, con forz::te con sincerità non' minori di quelle che noi mettiamo nel propugnare le teorie da noi credute veri li\; quegli errori trovano migliaia e migliaia di uomini, che li seguono e credono di trovare in essi la felicità e il bene, che noi crediamo si trovi solo nelle verità nostre. Di fronte a questo movimento non si può anche noi usare il dilemma, che i ben– pensanti adoperano tante volte contro noi : « o fur– fanti o imbecilli -. ; il meglio che si possa fare è di prenderlo sul serio, di riconoscerne la onestà e la buona fede, e di rendersi conto delle sue forze e delle sue debolezze,per poter sopprimere le prime e approfittare delle seconde. E le forze e le debolezze del partito cattolico si possono riassumere in poche parole: sarà un par– tito invincibile e si arricchirà ogni giorno di un numero mag~iore di proseliti, finché resterà par– tito d'opposizione e di critica; appena passer-à dal– l'opposizione al Governo e dalla critica all'azione.

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