Critica Sociale - Anno VIII - n. 2 - 16 gennaio 1898
CRITICA SOCIALE 21 ropa si apre il gran mercato di lavoro chinese, e va a cercare esso stesso, ]ungi dai rumori impor– tuni degli schiavi bi•nchi, i suoi schiavi novelli. Non sarà mestieri che le potenze europee, che ora si coutendouo i porti migliori, si annettano grandi territori: stabilite sulle coste, in vista del mare che recherà lontano i prodotti delle loro industrie, esse vedranno giungere da tutte le parti le genti gialle, recanti, non i prodotti delle loro piantagioni, l'oro delle loro minie,·e, le spoglie delle loro faune, ma un tesoro di cui gli antichi colonizzatori romani non immaginavano certo il valore: il loro lavoro a buon prezzo! . . . L'America del Nord, prima di iniziare la sua concorrenza industriale coll'Europa, ha dovuto at· tendere lungamente che si costituisse l'economia a salariato. La China invece non ha bisogno di attesa, e il capitale europeo vi troverà un salario già de– presso Ono al suo limite estremo. Il capitale, che si trasferirà in China, sarà cosi nelle condizioni migliori. non mai realizzate in alcuna colonia, per muovere subito alla conquista dei mercati d'Europa, e per suscitare, nella terra classica dell'immobilità, l'attivit,\ febbrile di un im– provviso sviluppo industriale. Ma ognun sa quanto la concorrenza delle colonie sia minacciosa per il capitalismo di Europa. Il D'E· stournelles, parlando degli effetti gravi di questo spostarsi continuo della produzione dalla Europa alle altre parti del mondo, rammentava che « l'e– sportazione generale dei prodotti britannici è scesa, da 6.738.000.000 di lire nel 1800, a 5.306.000.000 nel 189,1,ossia di un miliardo e 342 milioni in quattro anni». Ora chi può prevedere di quanto possa scendere ancora, quando la China diventasse un grande centro di produzione 1 Non è dunque dalla invasione armata della ,-azza gialla che l'Europa deve difendersi, non ò da una immigrazione di operai gialli nelle officine del no– stro continente che la razza biancA. potrà. essei· distrutla, ma l'Europa, anzi l'Europa capitalistica, deve temere da quella grande riserva di lavoro umano, che il capitale bianco potrà utilizzare im– provvisamente nella China stessa. Il pericolo, certo, non è imminente, e le « cata– strofi • stanno a disagio nella nostra concezione dell'andamento della storia; ma, poiché oggi si fa un gran parlare delfa concorrenza americana e ne discorre anche la diplomazia, può essere interes– sante notare come, nell'ora stessa in cui si accenna a~ un pericolo, se ne vada a suscitare allegramente un secondo. Proprio, la storia degli uomini non è fatta dagli uomini! lVANOE BONOMI. RIVISTA INTERNAZIONALE Lo sviluppo connncrciole. Lonara, 10 gennaio. Il Boat·d of T,.acle è uso alla fine d'ogni anno di pub· blicare un \'Olumc di sta.tistichc, fratte con minuziosa cura dai resoconti delle Ca.mero di commercio dell'In– ghilterra. e delle colonie, e dai rapporti dei co11soliin– glesi in tutte le parli del mondo; e che hanno un valore speciale, un'evidenza di dimostrazione potent ssima per due termini di confronto che esse contengono: uno colle condizioni e lo sviluppo del commercio nei paesi fuori della organizzaiion~ imperiale e commcrciule in- glcse; l'altro colle condizioni del commercio e della produzione mondiale venticinque anni or sono. Una. rapida. scorsa traverso le dense pagine della vo– luminosa pubblicazione umciale, è una vera rivelazione. Alla nitida luce dì queste cifre, a questa luce primaria, per così dire, non ottenebrala o , ·ela.ta , o colorala dai riflessi dei pregiudizi vecchi e delle teoriche novissimc, degli od.ii antichi e delle passioni recenti, la, storia. mon– diale degli uliimi venticinque anni si scopre, si rivela ignuda. colla sua ossatura e muscolatura fondamentale, sgombra delle zimarre e dei paludamenti scenici, spoglia di frangio e di frasche accidentali. Eccovi un breve riassunto di questi dati rivelatori . . .. li primo fatto, che colpis-.:e l'osser,·atoro in questo confronto fra le condizioni della produzione mondiale d'oggi e quella cli venticinque anni fa, è la decadenza lenta, ma continua del monopolio industrialo inglese. Venticinque anni or sono l'Inghilterra era ancora la grande ofllcina industriale del mondo, che assorbi,·a da tutte le parti della terra, dal continente \'icino e dalle colonie lontanissime, la materia prima e la redistribuiva elaborala a tutto il mondo, ritraendo Anormi profitti da questa sua funzione internazionale. ~egli ultimi venti– cinque anni essa ha visti sorgersi di fronte, e crescere colla rapidità. di sviluppo di figli cli giganti. parecchi grandi 1•i,·ali:a,•anti tutti gli Stati Uniti o la Germania; poi,in proporzioni minori,l'Ungheria e parte dell'Austria, il Belgio, In. Svezia, l'Olanda, il Giappone. E, infine, le suo stesse colonie: il Canaclà, l'Australia, il Capo; In. cui funzione pareva dovesse essere di preparare la materia prima e i prodotti agricoli per la madre patria., o cli assorbirne la produzione industriale, hanno scelta. un'altra strada. L'emigrante inglese, contro i pregiudizi diffusi riguardo alla colonizzazione anglo-sassone, 1>rc– ferisce la città. a la. campagna.; colla conseguenza elle le nuove lnghiltorre in miniatura sparso per• tutto il mondo finiscono per tendere a diventare esse stesse industriali e a proteggersi contro la stessa industria inglese. Eccovi alcuno cirro che spiegheranno e dimostreranno, meglio cliqualunque ragionamento, questa tendenza alla, diffusione del tipo di produzione inventato o prima ap- plicato in Inghilterra. · Venticinque anni or sono l'Inghilterra. monopolizza,•a quasi la produzione del carbono. Contro a circa sellan– taquallro milioni ~i tonnellate estratte dall'Inghilterra, gli Stati Uniti, incomparabilmerite più ricchi di miniere, non ne estraevano che ventiquattro. Una fortissima proporzione del prodotto inglese era poi consumato negli Stati Uniti stessi, e perchè1 .. Per la ragione sem– plice che la civiltà. indusll'ialo americana si sviluppò prima negli Stati dell'Atlanlico, e elio ai produttori di questi St.ati tornava meglio il conto d'importare il car– bone dall'lughilterra che di tra.rio dalle miniere dell'in– terno, fra le quali e la costa mancavano i mezzi di comunicazione. Ma questi mezzi di trasporto ora vanno sviluppandosi, mentre altri centri d"industria si vanno pure formando nei territol'i dell"inlerno, do,,o i gia– cimenti di ferro e di carbone sono contigui. E cosi l'anno scorso gli Stati Uniti hanno prodotto settantotto milioni cli tonnellate di carbono c.ontro no,•antadue prodotti in lnghilterrai mentre nella produzioP.e del re:·ro hanno superata la rivale. E siccome il costo di estrazione nelle miniere inglesi, profonde ma poco estese, cres<'e d'anno in anno, non è lontano il momento quando l'Inghilterra non potrà più lottare contro gli Stati Uniti
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