Critica Sociale - Anno VIII - n. 2 - 16 gennaio 1898
30 CRITICA SOCIALE pilare la. nota della lavandaia.• {ciò noi dira. colla nostra Milano), non v'è punto bisogno di questa supeJ'scienza sociale, chiusa alla massa del popolo, il quale non ha tempo nò modo di accedere a una scuola superiore. E che perciòl Allora dovremmo diventare tutti maestri elementari l Ma se da tutti si risente il bisogno di dar re– condo sviluppo all'ampiomo,•imento sociologico odierno, penetra.lo in vaste proporzioni anche in ftalia, sarebbe inutile una scuola, non di alta cultura., come quella vagheggiata. dal Cattaneo e attuata in certa guisa a Bru.xelles, nè a base di scienze giuridiche~economicho come quello di Parigi o di Firenze, ma come un'espres– sione rodelo di tutte quello scienze che concorsero u.lln. rormazione della sociologia.l Di tale scuola quelli del Suo partito sarebbero i primi a giovarsi. poichò ogni partito ha. bisogno non soio di apostoli entusiasti, ma di convinti dottrinari: anzi co– storo più dogli altri coll'autorità del loro nome e del loro valore scientifico accrescono il credito e il favore alla. dottrina. sociale da essi propugnala. Di ciò convinli anche molli insigni socia.listi, come il Ferri, il Ciccotti, il De Marinis ed altri non han mancato di aderire cal• do.mente nl Programma, poichè la sola discussione di un'idea gii:&.significa riconoscerne l'importanza. Ora. perché Ella « raceudo parte da. sè stesso • ha ,,oJuto colla. sua fi,liJ)pica intorbidare le acque l Forse anche Ella, ritratto nel guscio delle sue paure, teme una scienza al servizio delle classi privilegiate, se queste accondiscendono a.lit&. libertà. di insegnamento e di fre– quenza! Le parrebbe forse strano che accanto ad un Suo corso di marxismo, l'on. Negri, ad esempio, espii• casse con pari libertà. le proprie idee con quella com– petenza che gli deriva dall'ingegno so non profondo chiaro o ,,ez-satilol L'on. Negri! Ecco por Lei lo spettro di Banco! Eppure l'egregio uomo non si ò limitalo che alla. sua. adesione e ad un platonico incoraggiamento! Ma. già., intendo. Ella vorrebbe la scienza « tutta d'un pezzo e tutta di un colore », o perciò, mentre si mo• stra pessimista 1>01 presente, per l'avvenire diventa. ad un tratto ottimista., e in tono apoea.lillico predice, non altrimenti che gli apostoli il regno dei cieli, il miglio– ramento intellettuale delle massepopolari e una scienza ad uso e consumo delle stesse Oh in quanto a questo eroda puro elio vi sarà molto tempo ancora. da. aspet• tare per l'avveramento del suo verbo. Con distinta. stima mi creda .wo dev.mo F. COSE~TINl. La lettera del doti. Cos~ntini - il lettore ricor– devole ha appena bisogno di udircelo dichiarare - non sposta né 'modinca in nulla i nostri apprezza– menti. Egli, roteando sempre attorno ai concetti della sua conferenza e del suo programma, sfonda de!fli usci spalancati quando ci parla della complessità e molteplicità di cause dei fenomeni sociali (altra queslione sarebbe poi il vedere come e sopra quali cause basilari si organizzino le altre); quando in– siste sulla opportunità di uno studio obiettivo dei medesimi; quando accenna alla possibilità che uo– mini di tendenze diverse insegnino nello istesso istituto (quanto all'illuminarsi a vicenda per la con– tiguità delle aule,.. lasciamola lì!); quando intende a dimostrare che « se si vuol pervenire alla disco– verta della verità occorre esaminarla in ogni suo aspetto • (veramente. ti poterla così esaminare la presupporrebbe già « discoverta »); e che infine altro é la scienza, altro il socialismo. Noi andammo più in là: scrivemmo che le due cose hanno tutto l"interesse a non confondersi; che la scienza é la scienza e il socialismo é un fatto. li dott. Cosen- lini ci inverte la frase, ma il suo é un gioco di parole. Nell'interesse della sua scuola e della sua rivista, il dott. Cosentini può a sua posta confondere metodo critico ed eclettismo, facendo di questo la « con– seguenza • (dall'assieme del discorso pare inten– dPsse dire la condtztone) di quello. Metodo critico sta ad eclettismo. a senso nostro, come il diavolo all'acqua santa: il primo é la rivoluzione in perma– nenza, il secondo non ò che l'opportunismo del pen– siero scientifico: fiorisce (la storia lo dimostra) sulle rovine della inlerew, e del carattere suo. Ma tutto ciò non ha che un rapporto affatto In– diretto colla questione. Noi protestammo di non credere alla serietà e all"utilità dei disegno del dottor Cosentini, malgrado le migliori intenzioni sue, per due capitali ragioni: 1. 0 perché le classi dominanti italiane, quelle che sole potrebbero dare i quattrini per colorirlo, non crediamo glieli vogliano dare; 2.' perchè, in ogni caso, non permetterebbero mai che, coi quaUrini loro, si facciasul serio una propaganda scientinca che esse credono lesiva dei loro interessi. Quanto dire che la scuola, veramente « libera », ch'egli sogna, non è cosa, fra noi, praticamente ef– fettuabile. li nome del Negri ci soccorreva bene in questo argomentare, perché fu lui, a proposito del Ciccotti, che in Senato insorse contro la libertà di opinione dei professori. perfino fuori della scuola. Altro che • spettro di Banco•! li «Banco•• se mai, entrerebbe qui nel prosaico senso che gli dà la finanza. Nel faro coteste previsioni noi partimmo così poco dal punto di vista dell'interesse del nostro partito (in verità, pa,·tt,·e da un punto dt otsta non ci par cosa facile!) che, due giorni di poi, le stesse cose supergiù ripete,•a, più scettico dì noi, un giornale che non milita precisamente nelle no– stre file: il Co,.,.iere 1/ella Sera('). Esso avvertiva appunto che le facili adesioni piovevano, ma i quat– trini mostravano di voler es.~er lenti a seguirle: e notava come la pregiudiziale del pericolo di una propaganda avversa, fatta a loro spese, sì elevasse dai conservatori. Egli è che la lotta di classe non è soltanto costddella, ma, ìn Italia sopratutto, pur troppo é anche costtratta. E non solo nel resto d'I– talia, ma a Milano, che è pure dell'Italia una. Ciò noi dirà colla nosti·a Milano. avverte il doti. Cosentini. Proprio cotta nost,·a Milano: gli esempi che ci– tammo er·ano meneghini schiettt. Dal punto di vista del partito (delle anguste /inaltta <leipartì/o, scriverebbe l'egregio nostro contraddittore), dal punto di vista di coloro che pro– pugnano ctr..-ede,.tiSmo (stc) delle plebi, aggiun– ge!lfmo soltanto che, a creder nostro, nella divi– sione del lavoro sociale. i socialisti, oggi, in Italia, hanno altro e dì meglio da fare che sperperare le forze loro in accademie, alle quali la massa po– polare non può avere accesso e nelle quali essi stessi non potrebbero spiegare che un"intluen,,a in– significante. Qui il doti. Cosentini è di diverso pa– rere: egli pensa che ogni partilo guadagni a nove– rare nel proprio •eno numerosi dott1·tna1·1t (ahimè, non ve n"è dunque abbastanza!) e che i socialisti sarebbero i pi•imt a giovarsi della scuola ch'egli propugna. Dimentica dunque d'aver detto in prin– cipio che, partendo noi dal punto di vista dell'in– teresse del nostro partito ed egli da una pura esi– genza scientifica, « era evidente che venissimo (stc) a diverse illazioni. • Cita anche, contro noi, l'auto· rità di illustri nostri compagni. Ma qui non siamo nella < scuola > e l'argomento non serve. Invece che arzigogolare di supposti spettri, dì ( 1) Con questa tliff'erenu: che poi ne:raw,ial doll. CoHntini 11 diritto di replica.
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