Critica Sociale - Anno VIII - n. 2 - 16 gennaio 1898

CRITICA SOCIALE 29 Come si uscirà da questa stretta I Col feroce individualismo inglese e tedesco della applicazione p11ra e semplice della gladialoral lheory o{ e,rtslence? No: perché ninna società vive solo di lotta: questa ne disgregherebbe tutli gli elementi, rendendone impossibile l'esistenza; del resto le leggi della biologia non trovano applica– zione precisa nel campo sociale. Col collettivismo di Stato! Neppure, perchè questo soffocherebbe gli istinti discentratori dei singoli, nell'adorazione sta– tolatra della collettività. E allora 1 Allora la via d'uscita ci è indicata dal senso nuovo della giustizia sociale, che va diffon– dendosi dovunque, permeando tutte le classi : per esso viene allargandosi il concetto del benessere individuale fino a comprendere il benessere altrui; diffondere il godimento dei beni della vita è il vero problema moderno; essere felici della felicità degli altri per un superiore adattamento degli interessi egoaltruistici, ecco l'ideale da raggiungere; si è compreso oggi che la salute di ciascuno dipende dallo stato igienico di tutti : ciò che è della salute fisica, può anche dirsi di quella morale. La nostra felicità è una parte della teliciL~ di tutti: il giorno che gli uomini saranno riusciti a comprendere questa verità semplice e profonda, la vita sociale cessera di essere l'opera del caso e offrire lo spet– tacolo d'un circo, per diventare il risultato di sforzi liberi ed armonici. Così - nobilmente - conclude Zini il forte e geniale libro suo - testimonio di buoni studi - generosamente illudendosi di avere vinto< il gran dilemma ». Ma vinto esso non è - e rimarrà an– cora - sfinge inesorabile - ad aspetlare, per ar– rendersi. l'audacia ribelle di una risoluzione più radicale! CLAUDIO THEVES. Per la « Scuola libera meriore ~i scienze sociali » li dottor Francesco Cosentini, della cui iniziativa di una Scuola libera di sociologia in Milano ci occupammo nel numero precedente, ci comunica le seguenti sue osservazioni: SIGNOR DIRETTORE, Partendo da. <li verse premesse era evidente che ve– nissimo a. Jiverso illazioni. Ella parte dal punto di vista. dell'interesso del suo partito, invece nel Programma. di una e: Scuola di scienze socia.li • si prendevano le mosse da.Ila de3ignazione di un'esigenza e di un indir~zzo scientifico. Lu. sociologia ò ancora una scienza vaga ed incerta, appunto porchè si presta. mirabilmente a quello spo1·t scientifico, che anche Ella. deplora. La ragione di ciò, credo, sia stata ben notata dallo Steinmetz, il quale nel secondo Congresso di sociologia. a Parigi osservò che i sociologi si reclutino fra coloro che non han ri– cevuto una educazione scientifica. seria e a base di fa.tti. Ora tanto per por freno al dilagare di questo dilet– tantismo, quanto per indagare la legittimita. dei molte– plici indirizzi, che procedendo per distinta. via con ten– denze opposte ed irreconciliabili rendono la nuova scienza indeterminata noi suo obietto, malsicura nei suoi metodi, è necessario, ò indispensabile un savio me– todo Cl'ilico. Critica. vuol dire limitazione, onde compito dell'indirizzo critico sarebbe quello di assegnare a cia– scuna tendenza sociologica la sua. legittima. srera di azione, di impedire che ad una. funzione sociale si as– segni un esclusivo predominio sulle altro, e quindi. di tenore in debito conto tutti i fattori dell'evoluzione so- ULC, IV eia.le , determinandone le azioni e reazioni reciproche, e tenendo conto di quel che gli inglesi chiamano inler– fe,•en:a di cause. Conseguenza di tale criticismo è evi– dentemente lo spirito ecclettico, perchè quando si vuole pervenire alla discoverta. della verità, occorre esami– narla in ogni suo aspetto, ricorrere a. una molteplicità. di elementi esplicativi, ciò che ò inevitabile, quando si tratta di fenomeni sociali, che risentono l'influsso di tanti e tanti impulsi diversi. Se tale eccletticismo è necessario dal punto di vista. scientifico, è ancor più necessario dal punto di vista politico. Comprendo anch'io benissimo, che sia.dittlcile, trattandosi di scienze sociali, rimanere estranei alle in– fluenze dei vari partiti politici; ma. f~lla converrà con me che altro è impartire un corso cli lezioni a scopo di propaganda. e con etncace apparato oratorio, altro ò enunciare scientificamente una teoria qualsia.sì: altro è, a mo· di esempio, tener conferenze per diffondere il socialismo, altro è spiegare in tutta. la sua mirabile connessione logica. il sistema. di Marx. Quindi anche appartenendo a un partito si può rimanere nell'ambito dell'investigazione ~cientiflca. E se si consideri che questa benedet!a scienza umana mai con alcun sistema ha formulato un ultimatum della. ragione; se si consi– deri che ogni scuola., ogni dottrina può avere il suo fondo di vero e contribuire più o meno efflcacemente alla. costruzione clell"ediflzioscientifico, qual ragione vi è, che in un istituto libero non si possano e non si debbano esplicare l'uno accanto all'altro, anzi in oppÙ– sizionc all"altro, i molteplici indirizzi politico-sociali 1 Ciò no:-:.condltrrebbo a. quegli ibridismi, che nella vita pubblica. sono funesti per l"inflaccbimento dei caratteri e per le transazioni opportuniste; ma ridonderebbe a. vantaggio tanto dei fautori quanto degli avversari di una dottrina., rendendoli meglio consapevoli della ra- . gione storica, del valore e delle conseguenze dello varie teorie sociali che essi accettano o condannano con so– verchia fretta. e senza una chiara. e precisa conoscenza. Nè valo il dire che essendo a Milano tanto accanita la cosiddetta. lott&.di classe, non potrebbero stare insieme ad insegnare uomini di diverso colore politico; a Pa– rigi il contrasto è certo piU ·:ivo, il movimento sociale è molto più <lenso, oppure proprio quest·a.nno ò stata. possibile l'istituzione di un « Collège libre Jos sciencos socia\es> noi quale si espongono le dottrine più opposte da.i più convinti fautori, come il Lafargue marxista. 1 il Guyot liberista, o persino il rev. De Pascal socia.lista cattolico. Lo stesso non Le pare possibile anche a Mi– lano, ove le ades;ioni son venute da. ogni parte della cittadinanza.i Tutto sta. a.d elevarsi dalle angusto fina– lità di un partito a quello più alte e comprensive della scienza..Mala scienza. ò scienza, Ella.dirà, o il socialismo è un fatto. Ebbene, le pare legittima quest'antitesi 1 Il socialismo non è pure esso una dottrina scientifica? E viceversa la scienza non ò ossa. pure un fatto 1 Sicuro, il socialismo ò a:-::cheesso una. dottrina scientifica., e come tale appunto destinato a trasformarsi e ad a~su– mere vario formo e ad offrirsi a quelle innumerevoli divergenze che si sono effettuate in a.Itri sensi nella sociologia. D'altra. parte anche la scienza. ò un rlltto, perché anche essa. agisce come forza.viva, trasformando uomini e cose, e ap:>ortando i suoi benefici, diretta– mente o indirettamente, a quelle plebi diseredai.o, di cui Ella con tanto feJ'\•ore propugna. l'irredentismo. Ella mi osserverà. a. questo punto: « In un paese, dove il 50 per cento del popolo è analra.beta e del re– stante 50 per cento novo decimi sanno a.ma.la.pena com•

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