Critica Sociale - Anno VIII - n. 2 - 16 gennaio 1898
CRITICA SOCIALE 27 disonore appartenere ad ogni altra classe che non sia quella dei nobili o ci\·ili. E in Sicilia, come nel medio evo era riputato ignobile esercitare la. mercatura. e !"a– gricoltura, l'impero autorevole dell'opinione fa si che sia tenuta a ,•ile la condiziono dell'agricoltore e siano invece stimate lo classi oziose, viziose e parassitarie. Non c'è tra noi classe di persone, o agricoltori o ne– gozianti o borghesi, che non aspiri a.i titoli vani, ad avv:cinarsi alla classe privilegiala dei nobili! Sicchò tra di noi ò molto rrc.quonle il caso di vedere il figlio del– ragrieoltoro o del negoziante deviare dal suo corso na– turale por cercare di di,·onir nobile e potere così essere tenuto in conto noll'àmbilo del Comune! Chiunque abbia una piccola fortuna non ha. altra mira che di mandare i tigli a studiare, per farne dei medici, degli a\'vocati, dei nota.i e magari dei preti, che saranno poi le arpie e i politicanti di mestiere, o,addiritturn, la pesto dei piccoli comunelli n1rnli. La nobiltà, dal canto suo, leggere, vanitoso, rir(Jggente dallo industrie e dai commerci por non occuparsi che dello cariche di corte, o militari, o dei piaceri, o della moda, aumenta a mille doppi ')Ueili errori o pregiudizi sociali. E, se ftn poco prima dell'abolizione dei feudi « nelle adunanze, nelle resto pubbliche, nei teatri, nelle chiese istesso - come scrive il \Vinspeare - non solo si e\' ita.va la mes~olanza dei ceti cosi rigorosamente distinti gli uni dagli altri, ma niun atto di urbanità e di politezza. esterna facen. avvicinare ((Uelli a questi ., e fu vista e in una citlà. di provincia una chiesa a due porte, una. tleslinat.a. pei nobili, l'altra pel popolo .., e l'abuso dei titoli di eccellenza, d'illustre e d'illustrissimo toccò il colmo del ridicolo, e fu uso di alcuni baroni di e por· tare a piedi alla testa del cavallo il sindaco del Comune a sinistra ed il governatore n. destra, facendone tenere all'uno e all'altro le redini »-i anche oggi noi vediamo la. società nostra, trn.vagt ala dagli stessi malanni, di– battersi nollo strette dol mondo feudale, aspirante ad uscir fuori dell'aura morLa, cho le contrista gli occhi e il pelto. Chi non sa corno sia grande il bisogno in queste no– stre maestranze artigiano di avvicinarsi ai grandi sino a rinunciare ai loro Interessi di classe nelle lotte poli– tiche ed amministrative, pur di potere corteggiare da vicino il nobile barone; come sia vivo il disprezzo delle nobili ,taine per lo vili castellane; come sia grande nelle nostre popolane la smania digareggiare con quelle in abiti e pompa! E non slamo stati qualche volta spettatori tli terribili lotte tra nobili da una. parte, maestranze dal– l'altra, lotte determinate da cause ridicolmente futili, come questa, p. es.: che la nobile baronessa, sdegnando di sedersi accanto alla moglie di un maestro, abbia ab– bandonato altezzosamente il suo posto, pro,·oeando con ciò la tempesta! Chi non ,•edo superstite il medio evo nel pregiudizio pel quale ragricoltore, nd esempio, non può unirsi in matrimonio a donna d'origino nobile o civile t E non è morale sessuale arTatto barbarica questo, per la quale in Sicilia e coesistono pacificamente, tran– quillamente o il matrimonio Ioga.le, e il concubinaggio, e il divorzio volontario e lo pacifiche unioni, o la poli– gamia di fatto e talora anche la poliandria la più quieta»-! (Ari,lide Ba/taglia). Questo distinzioni o soprav,·ivenze hanno degradato moralmente gran parto della nostra popolazione. Mentre i contadini urvono, le ma.cstr&nze piaggiano: la dignità personale e lo anime altero e disdegnose sono un mito. I po,·eri temono di qualunque persona sia rivestita di autorità: e si sa come si genuflettano, quali smorfie e quali abbiezioni essi racciano per cattivarsi l'animo del temuto iddio che prende nome di sindaco, o d1 magi– strato, o di maresciallo di carabinieri. e La prima idea che in questa parte del popolo risvegliano i magistrati è il timore. siccome rodio pe· proprietari e pe'potenti è il ri• sentimento che si legge nel fondo del loro cuore.»- nasse. gnati alle più gravi offese all'onore e alla libertà perso• nalc, incapaci di concepire una lotta civile, essi sono capaci, in momenti di 1>ubbliche calamità e di convul– sioni sociali, di compiere gli atti più brutali di vendetta e di risentimento politico criminoso ( 1 ). La disuguaglianza nel grado e nel possesso della ricchezza, rompendo il popolo in mille frazioni dì classe, impedisce un perma• ncnte ele,•amento morale delle classi diseredate! ENRICO LONCAO. (I) Vedi; OAl,Al'ITI: De1crldot1e {ldle SlcWe; tomo J, pag. 387· IL GRAN DILEMMA Proprietà Individuale o proprietà collettivat <•> (Co11t1muu1one e /fne, ndl numero precedente), Che cosa dicono i• religione e la Chiesa intorno alla 1:exala QU<••sUo? Ecco: la religione e la Chiesa agirono sempl'll, quando diventarono organi di Stato, nel senso di esercitar~ ~n.a ~Iva pre;ssion~ _di~iplinare, raffre– nando gh 1stmh ed I b1sogn1 mdtviduali nell'inte– resse dello Stato: nelle antiche teocrazie l'assetto economico acquista sempre un carattere sacro, in– cutendo ai subOrdinatl un « religioso • terrore. Ac– canto alle chiese ufficiali sorsero invece le sètte e tutti I movimenti fanatici, gli scismi, ecc., i quali rappresentarono il principio opposto - la reazione cioè, dell'individuo all'assoggettamento le~ale· la storia dei cristianesimo il la miglior prova dt qu~sto fatto: ~narch_lc,odi fronte all'impero romano, di– venta rnfles!1b1le _conservatore a_pr,ena si insedia neii& sedia 1mper1aie; ed allora s1 evano continua– mente _le_ sette a rinfacciargli gli antichi principi comumst1, le regole della vita povera ed astinente, l'amore dei poveri, l'odio contro i ricchi: la bene– dizione per gli umili, l'anatema per i potenti! Ora dopo diciannove secoli di vita, questa vecchia pianta del cristianesimo cerca ancora di rinnovel– lare le sue radici, infondendole in parte nei senti– menti e nelle idee da cui germogliò: dappertutto pullulano accanto a tutte le grandi chiese ufllciali i vigorosi virgulti delle confessioni e delle sètte dis– sidenti, dove si agita tutto un fermento di riforma sociale: la Russia formicola di sètte, e fra esse sorge 'l'olstoi, l'interprete più elevato di questo nuovo evangeio slavo; ii protestantismo tedesco con Todi, Wagner, Stucker butta alle turbe l'infiam– m~~ parola del partito eyan~elico sociale ; il cat– tohc1smo romano da fuori, dietro la predicazione ardente dei Ketteler. Gibbons, ecc., le encicliche dei papa! A voler dire ii vero, io Zini poteva insistere dippiù su questo fenomeno del socialismo cristiano: una maggior disamina delle dottrine e dell'azione degli uomini di questo partito lo avrebbero forse reso dubbioso della sincerità rli questo movimento e in luogo di considerarlo come l'espressione cieli~ sètta anarchica lottante contro l'autoritarismo della chiesa ufnciaie, non vi avrebbe trovato che un abile inflngimento del pi,, cupido e fiero conservatorismo! La morale non è per Zini che la somma di tutti ( 1) Z1:,.1: P,•oprleld lndlcl,'uat, o 1;rop,·leld colletuea/ - Torino, Bocca.
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