Critica Sociale - Anno VIII - n. 2 - 16 gennaio 1898

26 CRl1'1CA SOCIALE altro non fosse se non l'aperta ribellione de i feuda tari alla Corona per i molteplici diritti che questa esercita.va sui feudi, come ad esempio: il diretto dominio che rendeva i feudatari semplici utilisti; re,•ersiLilità. dei feudi alla Regia Corto in mancanza dei successori in grado; neces– sità. del consenso del principe a. quei feudatari che, privi di beni allodiali, volessero dotare figlie o sorelle con beni feudali; tributi alla corona; diritto regio di designare al feudatario pupillo un tutore, chiamato Dalio; d&\'O· lozione del feudo al regio fisco. quante volte il barone tentasse alienarlo, ecc.; por l'abolizione dei quali diritti e restrizioni i baroni avevano lungamente combattuto contro la Corona ( 1 ). Mi studierò invece di illustrare le condizioni morali, politiche ed economiche, in cui versa questa disgraziata. plaga. della. terra. E dicendo condizioni moi·ali non intendo quelle che, come il delitto prop1·iamente detto, ricadono nella cerchia dell'antropologia criminale, ma tutte l'a.ltre che si riallacciano all'ambiente sociale, istinti, pregiudizii, costumi, che i singoli gruppi e ceti e partiti vengono via \'ia rormando COll'adatlamenlo a. dati regimi e a date condizioni materiali di esistenza. Per ben conoacere i co11tumldi un paeu 111 togliono etamln:\re le di– verse oh.SIii, che lo eo!'lipongono, e le loro Jlrerogath·e. GALANTI: Ducrl::. delle stcme; \'ol. I. Un triplice ordine di a"venimenli storici spinse la Sicilia nelle vie del regresso: la caduta di Costantinopoli nelle mani dei Turchi (1453), la scoperta delle Indie oc– cidentali, la cacciata degli Ebrei (1494) dalla Sicilia ad opera del re Cattolico. Queste tre date segnano la rovina economico-civile della Sicilia. La caduta di Costantinopoli, chiudendo all'Europa il mercato d'Oriente, rimbalza,•a. un rorte contraccolpo sulla vitalità. economica della. Sicilia, già l'emporio di quel commercio i la scoperta d'America poi, trasportando il commercio dal bacino del Mediterl'aneo alrAtlantico, se a\'eva scosso la. potenza delle grandi repubbliche in– dustriali italiane, a fortim·i do,·eva essere fatale alla Sicilia, che sul campo della concorrenza economica rap· presentava la parte del coro nella. tragedia antica: mentre la cacciata degli Ebrei, sottraendo alla. Sicilia un vistoso numerario ed elementi preziosi di rigogliosa vita economica, la ricacciava ratalmente e per sempre negli artigli del reudalismo, arrestando il graduale ele– vamento morale della massa. li reudalismo, invero, ò l'assenza di ogni potere sociale; in esso il potere è diviso fra i campioni pitì arditi e forti della società. Un tale regime essendo, più che al– trove, restato 8&.ldonell'isola dalla quale scri\'iamo, tolse alla nazione siciliana di assorgere tutta a dignità. eli popolo. Una parte e forse la maggiore, ,·ebusipsis dictan– litnu, rima.se plebe. I grandi rivolgimenti politici del ·10, (I) • Continua lotta t1bbe luogo in Sicilia tra il sonano ed l feudatari; quello a rico■durre le rt!ud:\11cose nel limiti, che egli preterl,.eva, e que1ti a ,•olere e11ercltl\re diritti e poteri al di là delle coneeHloni. • liJANCIIINI: Storia economico•clr;lle di Sicilia, Parte Il, voi. I, par. tt8. • Non •I saranno più, dice la Coatitutlone, gli attributi reudali di aenldo militare, d·in•e1tlture, di relevlo. di devolu1:lone a ruore del n,co, di dttc1ma e tari reudall, di diritti di gruia e di men'annala e di altrl, di qualunque denominazione, Inerenti al reudl. • E lotto dopo: • Ceaaando la natura e rorma del reudl, tutte le proprietà, dlrhU e pertinenze reudall, rimaner deLbono, rluata le riapetti,-e eooceaaiool, in proprietà allodiale prcsao da• ,cu.n po11e111ore. • del '12, del '48 e del '60, se commossero i primi str ati so– ciali, non arrivarono però a. sconvolgere gli ultimi s tra.ti, a quella guisa che le grandi tempeste non arrivano mai a perlurbare le prorondità. del mare. E ciò perchè quelli, a nostro ".edere, non rurono moti di plebi, o di sen•i, ma reazione della nobiltà. feudataria alle pretese della monarchia. In Sicilia gli abusi foudali come la libertà. ci vennero dall'alto i a quelle rivoluzioni la gran massa rimase affatto estranea. Perchò ciò 1 Ci pare, per due ragioni. L'una, che in Sicilia manca.va un terzo stato vigoroso e potente, che potesse tener rronle alle esorbitanze incomportevoli dolla feudali1à. e chiamare alla riscossa chi era già.ras– sogn•lo alla ser,·itù doli• glob•: l'altra, che quella non ru una ,·era rivoluzione economica. La feudalità. in Si– cilia non si era logorate, non ave,·a elaborate in sò le condizioni necessarie della produzione borghese: essa non raceYa che mutare vesto. Ma di ciò altrove. Gran parte della popolazione era dunque tuttora im• bevuta di lutti i pregiudizi dell'etlL di mezzo. Che spe– rare da quei servi della gleba, in dipendenza immediata della natura e del temuto signoret Qual percezione po– te\'ano essi tffere della loro situazione storica e sociale, della loro missione nelle grandi lotte umane, se le loro cognizioni si limitavano a quelle, che loro offri\·a la natura, e la toro educazione era tutta religiosa, ratta di credo e di domma, Avulsi dai centri più popolati, dovo a\'rebbero potuto estendere le loro conoscenze su uomini e cose e costumi e 1>artecipare della civiltà. che ivi si addensa.i assorbiti tutto l'anno in (accende ru– sticho; servi C'onrusi rra. mandre di servi, tremanti del maniere baronale, tremanti dei terrori d'oltre tomba. mi nacciati dal prelei in qual modo la loro morale poteva essere pari a quella dei baroni rivoluzionari del '12 e der601 Il Parlamento del 1812, se decretò l'abolizione dei reudi o dei fedecommessi, fu misoneista per eccellenza quando si trattò di cancellare ogni ricordo reudale. Stabiliva esso inratti che ogni ramiglia conservasse I titoli e le onorificenze. « Ognuno - dice la Costitu– zione - conser,·erà. i titoli e gli onori, che sinora sono stati annessi agli in avanti reudi e dei quali ha goduto, trasferibili questi a' suoi successori. Ciò s'intende ancora per 1uei titoli non inerenti a· di già. aboliti feudi "· Ora la funzione sociale dei titoli nobiliari, in tutti i tempi e specie nel medio evo, fu di sostenere il privilegio, di perpetuare le odiose distinzioni di classe, cristalliz– zando nella coscienza popolare quel sentimento di in– roriorità e di sommissione servile, che è cosl sviluppato nella piccola psiche dei contadini del nostro la.tirondo. Fasto, orgoglio, lusso, prestigio dall'una parte; umiltà e servilismo dall'altra: onde gli inchini profondi e le scappellate, che facevano i contadini e gli artigiani medioevali al passar del nobile feudatario; il sentimento di paura cho dovevano inspira.re all'umile servo della gleba i ritratti della famiglia del suo signore, di quella gente « che spirava ancora terrore dalle tele • come direbbe il Manzoni. Or noi, da questo lato, viviamo come un secolo fa. Il titolo di barone, di marchese, di conte, tuttora. circondando l'uomo di un'aureola di superiorità e di prestigio, non può non rar sorgere, in cervelli deboli e atavica.mente usi a non discutere i fenomeni sociali, il senso del timore. Poi, anche quando i nostri r.onta• dini volessero competere con i loro padroni, come lo potrebbero se essi di(ettano di nome, di ricchezza, di potenza, di istruzione, di aderenze t Quindi quelle false opinioni di «rango» e di prerogative, per cui si ha a

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