Critica Sociale - Anno VIII - n. 1 - 1 gennaio 1898
f 11 CRITICA SOCIALE qualche suo collega sfogheranno le loro lucubra– zioni. Niente di malo 1 ma niente, neppure, pe1· cui ci si debba riscaldare. Oppure, se 11ueisignori (che sono I soli a poterli dare) daranno i fondi necessa1·i, lo faranno a patto che la nuova scuola, sotto apparenze di modernità, riesca un'altra accademia, poco dissimile dalla vecchia: chiusa alla massa del popolo, chiusa all'a– lito potento dei tempi nuovi. Non Cacciamola terza ipotesi: che la scuola libera riesca il rirugio e il confortatorio dei bocciati della cattedra urficiale, dei bocciali per ragioni niente affatto politiche o.... sociologiche. Sappiamo bene cho il pensiero di una scuola li– bera di cultura superiore moderna, simile a quella disegnata dal Cosentini, ball ò al cervello di uomini eminenti, f,·agli altri, se ben ricordiamo.di Carlo Cat– taneo. Ma quelli eran altri tempi: la lotta di classe uon s'era ancora affacciata nettamente agli spiriti; la bo,·ghesia pensava, in buona fede, che la propria emancipazione potesse essere un po' l'emancipa– zione, almeno intellettuale, so non proprio ecouo– mica, di tutto il genere umano. Essa non si e .ra ancora ritratta nel covo delle sue pauro, e le odierne viltà non le imaginava neppul'e .... La grettezza di spirito, l'odio di ogni ideali!:\, il misoneismo feroce sono il contrassegno - gli stessi con ervatori intelligenti lo ammettono - dell'epoca in cui vh•iamo, ossia delle classi che ancora le danno la propl"ia impronta. Vogliamo un esempio tolto eia un campo, se non identico, affine? Ancora io .\lilano, nell'istituto, cosidelto di studi, il più de– mocratico cho il'i esista - il Circolo filologico - si combatte da molti anni, ad opera di una mino· l'anzn che non riesce a cessare di esserlo, per l'ammissione delle donne alle salo di lettura e ai corsi di lingue. L'entrata di una donna, in mezzo a quei gio\•ani, studenti. commessi, impiegati, p1·0- fcssori, ecc., che non tutti crediamo abbiano fatto voto di casti!,\, sembrerebbe - tanto o tale è il medioe,•o incombente - qualchecosa come un fatto rh·olu1.Aona1·io. La consegu~nza è questa: che in una città, dove le professioniste, lo insegnanli, lo commercianti, ecc., si contano a migliaia, esse non hanno un ritrovo do,·o sian loro offerti g·ornali, riviste, \ib1·i r·econti: se non siano milionarie, sono perciò sequestrato da ogni possibilità di coltura! Tale l'ambiento onde la nuova scuola dovrebbe trarre succo di aiuti, di inlel'essamento, di simpatie. 01· dunque 1 Dovremo noi altrav6rsare un'im • presa sulla sincerità dei cui iniziatori, ripetiamo, non eleviamo alcun dubbio, e cho si proverebbe, appunto, a fare un po' di reazione a tanto codarda apatia 1 Non giova, ad ogni modot lasciarla tenta1•e? E quando essa av'"\ allignato - data la perretta obietlivi1à scientinca, l'imparzialit:\ politica, ansi l'a– VOlilicfsmo assoluto che essa si propone, non po– tranno anche gli uomini nostri, i più dolli, i pill valenti, farne lol'o prò, portandovi dentro le cor– renti scientifiche del nostro pensiero! Noi non diciamo che si debba attraversarla e gua,~larla in cagnesco. Soltanto siamo troppo scet– tici sui r·isullati per impegnarvi la minima delle nosti·e forze o, sia. pure, delle nostre speranze. Quanto all'intervento di uomini nostl'i, quanto al frutto che lo nostre idee ne potranno cavare, anche questa ci pa1·e una dorata illusione. I nostri uomini - salvo scarse eccezioni - sono tutti troppo impe– gnali in altre lotte assorbenti, per potersi cledica,·e a quello che oggi sarebbe per essi uno sport scientifico. I contadini, gli opo1·ai,il proleta1·iato economico e intellettnale che ne attende la parola o l'opera, non han tempo nò modo di accedere a una Scuola supe1•iore, per quanto libera ed eclettica essa si p1·oponga di essere. Nella divisione del lavoro so- ciale •- ò giocororza riconoscerlo - la coltura degli studi astratti, i teoreticismi eleganti e sottili, la callcd1·a insomma, sono, e saranno per del tempo ancora. iu pogsesso di gran lunga prevalente, se non in monopolio, delle classi e dei partiti che ci temono e che ci avversano. Essi hanno, per questa funzione, gli uomini, it tempo, it denaro. Altre forze stanno con noi - e si esercitano su dh·e1'Saarena. Essi perciò possono Ogurare di a,rere seco la maggior parte della scienza - la quale, massime in ma· tel'ie sociali, non è proprio una cosa medesima colla verità. j,; perciò che, sotto apparenza di perfetto eclet– tismo, imprese, come quella di cui disconiamq, si risoh•ono sempre - per forza di cose - in conati socialmente inconcludenti, quando pure non siano apertamente o velatamente reazionari. L'a1>oliti– cismo, l'assenza di finalit,\ politico•sociali, finisce por di\reutare una ipocrisia. Già, in un lavoro so– ciologico un po' complesso e vasto. che si elevi al disopra della semplice ricerca statistica e, quasi di– remmo, di laboratorio, esso è pressoché inconcepi– bile. li tema stesso vi si ribella. In cotesti ambiti ed ambienti fauno la parte di « l'ivoluzionari scien– tifici> coloro che ardiscono affermare, per esempio, che la legge della proprietà privala non è dogma immutabilo, che la famiglia, le religioni, gli orga– nismi polilici subiscono delle 8\ 1 0lu1.ioni - e altri simili luoghi comuni. Xoi conosciamo molti. in Jtali:1, di cotesti so, 1 verlitori da gabinetto o da sa– lotto, e abbiamo imparato ad apprezzarli al loro valore. Volete di più? Ouardate ai nomi degli aderenti alla istituzione cosentiniana. Lasciamo stare quelli destinali a fBl'e da semplice quanto immancabile decorazione: i No\'icow, i FouillCe, ed altrettali, cho stanno troppo in allo, per poter rinutarc la loro benediziono n iniziath·o consimili, e troppo lontano pe1· a\·e1•vi una innuenza qualsiasi. Ebbene, ac– canlo ai nomi del Pilo, del Ciccotti, del Oroppali, di A. r.oria, del Dina, del ~lorselli, dello Schialta– rella, uomini di idee o di tempra ve,·amente mo– derne, persino dell'avvenirista e scoppiettante nostro amico Vale1·a, trovate i nomi del Rolando e del Negri, al quale ci pare già di vedere riserbata la presidenza dell'islituzione - sì del «filosofo• Negri, che proclama la ,·eligione buona pel popolo basso, o ollecita, nelle elezioni, i roli fraterni dal cardinal Carland1·ea. Che modernità, che rinnovazione di studi, che libertà e, ag~iungiamo pure, che since,•ilà di carattere e di fisionomia potrete attendere da cosi fatte miscele! Tempo verr:l che le nostre forze di azione e di propaganda lasceranno dei residui attivi. L'am– biente sar:\ migliorato: il bisogno di sapere sarà aumentato nelle masse popolari o nella stessa media borghesia, meno schiava dell'ignoranza e dell'in– teresse malinteso di classe.... Allora non avremo bisogno di caldeggiare ibride accademie: faremo le nostro scuole. Qualche cosa di simile spunta già, per esempio, in Belgio: do\•e fi01•iscouna lfniversllè nou,vellc, nella quale inse11nanoil Reclus, il Doni~, il Degr_eef, il VandervoldA, 11 Ferri .... Ma, lo 1·1pehamo un ul– tima l'Olla: l'Italia 11011 è ancora il Belgio: essa ò soltanto .... la pagna. LA CnrncA. AI PROSSIMI NUMERI: Dt1·l/U ciel (eudala>'il in i;icllia di ENRICO Lo,cAo; Adttllei·to e mat,·tnumfo di 01usErr.: llf:ss1; e un copioso Bollett/110 btbliog.-afico.
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