Critica Sociale - Anno VIII - n. 1 - 1 gennaio 1898
CRITICA SOCIALE Certamente l'intensificarsi della febbre degli armamenti o le dichiarazioni pessimistiche che d'ogni parte piovono, insieme al moltiplicarsi delle ca.usodi tlissidii che re– stano insoluti, tutto ciò non giustifica le speranze degli ottimisti. Persino la fredda e riservata Inghilterra. par colpita dal contagio o, ai progetti d'aumento della giù. formidabile flotta, fanno riscontro disegni di raJ.dop– piamento o più dello milizie terrestri. Nella guerra, che si accenna. o si disegna d'ogni lato, la. Triplice è desti· nata a. rappresentare la parto principale. Ora, l'onta maggioro per la patria. nostra sari, di aver profuso il sangue dei suoi figli in una guerra che, comunque con– siderata, non presenta. nessun interesse per l'Italia. E, se l'esito della guerra sarà. favorevole alla polilica tedesca, ginmmai la reazione conservatrice avrà. cele– brato da. un secolo trionfo maggioro. Allora dinastie, che ora non sembrnno Juralure, appariranno i11erolla.– bili. E, del successo della guerra, in niente si avvantag– gerà. il nostro paese, mentre una disfatta. rovescerebbe sul capo nostro - sul cnpo dei meno interessali nel conflillo e dei più deboli - i colpi terribili d'un ,,inci– tore stupida.mente provocato. A noi, vinti o vincitori, resterà il danno o la.vergogna., e il nostro paese Jovrà. scontare con terribili penitenze le colpe dei suoi pa– droni. Basta indicare questa eventualità, perchè il dovere dei socialisti - già chiaro dall'esposizione salluaria o breve falla sin qui - appaia evidente. So noi aspeltas• simo inerli cho la triplice nlleanza muoia di mol'le naturale nel 1904, noi saremmo indegni di dirci i rap– presentanti della. classe lavoratrice. ARTUltO LAUIUOl,A. Nella tabella dei consumi, contenuta nel precedent'! articoli) di Arturo Labriola su la triplice alltm1za (numero precodenlo, pag. 37:JJ, le cifre poste sollo la rubrica Caffè dovevano andaro sollo la rubrica Zii·che,·o, e \'ice\'er.;a. Facciamo l'errata-corrige per gli sludios: ehe consenano la raccolta. IL GRAN DILEMMA P1·011ricti\ in<lil'i<lualo o proprietà collettil•a! < 1 > « In ogni tempo le società e gli individui hanno combattuto per il possesso e il godimento dei beni di questa terra. Non mai però in questa lolla eco– nomica e nella conseguente distribuzione delle ricchezze ha potuto prevalere l'idea cligiustizia, nò il principio di libertà essere rispettato. Che anzi, in ne sun altro campo della vita sociale come in questo, ebbe occasiono di manifestarsi lo spirito di egoismo o individuale o nazionale. Spinti da una tendenza immoderata all'appropriazione esclusiva 1 spesso i forti hanno espulso i deboli dal possesso del suolo o li hanno privati rlei mezzi necessarii alla esistenza: pili d'una volta i pochi, avidi di una l'icchezza eccessiva, hanno occupato il posto dei molti rendendo toro intollerabile la vita. Ciò ha costituito, durante tutta la storia umana, il ·pro– ~lema della proprietà, enigma perpetuo, che, per non aver trovato ancora il suo Edipo, continua a minacciare di frequenti crisi l'intera società nella parte sua più vitale.• Cmì Zino Zini, il giovane e valorosQ scienziato della Scuola sociologica piemontese che fa capo al Carie, propone l'obbietto della sua ardila indagine, ( 1)Z1:-.o l1:-1: P,·oprfetd lndirtduale o vrop,·tetà collettlr;a/ Ri• cerche sulle tendente economiche dl"\lesocietà moderne. -Torino, f!atelll Bocca, edit\lrl, t8'JS. (Lire 6). affrontando quel dilemma che reca su la punta due mondi, due cil'iltà in antagonismo, tutte le cupi– digie e lo speranze o i ter,·ori dell'evo nostro e una colossale rivoluzione in mezzo: - Proprietà individuale o p1·op1•iela collettiva? Non lo nascondo: così posto e sotto tal luce, il problema è forse messo men bene, perchè lascia troppo supporre che sia originato o possa essere risolto piullosto per l'aziono individuale, por il· prevalere di certe aspirazioni o di determinali sentimenti, anziché per l'obbiettivo tramulat>si delle forme della proprietà: mentre noi siamo di avviso, che non già il sentimento umano Cl'eò le forme della proprietà e spinse questa nella sua evoluzione, ma piuttosto fu la proprietà che creò e modificò i sentimenti umaui secondo le necessità. dell'appropriazione. Questa in cerio modo premi– nente importanza attribuita al fattore individuale dovrà poi certamente influire nella risoluzione del dilemma a cui verrà lo Ziui. Il quale, per altro, procede con un metodo since– ramente positivo, intendendo a svisce1·are J"a1·go– mento in ogni sua più recondita ragione. Pertanto comincia col ricercare le basi psicolo– giche del problema, a pal'lire dal bisogno o,·ganico che stimola la funzione generale (lei procaccia– mento, la ctest aristotelica, fino alla genesi del sentimento cli proprietà pe,· effetto della memoria che conserva o rappresenta allo spirito il piacere goduto nel soddisfacimento del bisogno, e per il concorso dell'intelligenza che, rappresentando alla mente il piacere Futuro del soddisfacimento dei rinnovellantisi bisogni, spiuge alla accumulazione e al 1·isparmio. Il fatto pii', interessante messo in luce da questa indagine bio-psicologica si è il progressivo distacco che avviene fra l'oggetto della proprieta e l'agente, il quale, man mano che allarga il campo delle sue ricchezze, sempre meno ha bisogno della materiale detenzione delle cose per ritene•·•ene proprietario. Dal procacciamento quasi belluino del troglodita al diritto cosi astratto di un azionista sul capitale di una società anonima, si assiste ad un costante spi– ritualizzarsi del rapporto fra la cosa ed il soo proprietario, mentre questi va man mano abituan– dosi all'idea che, non tanto la cosa, quanto il godi– mento dei frulli di essa, deve costituire l'obbiettivo del suo diritto. Que3ta conclusione viene dallo Ziui ancor me~dio lumeggiala e confortata ,Ii prove storiche nel capi– tolo dedicato alle « basi so,iologiche • del problema, che é una sintesi vigorosa delle più ardue que– stioni riguardanti le origini. Lo :lini si chiarisco come un seguace delle dottrine di Spencer e Summor Maine, combatte la teoria della confusa selvaggia 01•daprimitiva, messa di moda da una certa esa– gerata applicazione della dottrina dal'\'iniana nelle società umane, trova che, anche nello pili basso fasi della vita animale, ogni qualvolta le fo1·zedel· l'individuo sono inadeguate allo scopo che si pro– pone, allora l'isUnto stesso di conse1~vazionesugge– risce di rarcessa1·ele ostilità e di combinare invece insieme gli sforzi, indirizzandoli al conseguimento del fine comune: nel clan origioa,;io regna uno spirito forte cli solidarietà e un regime cli vita af– fatto comunitario; la necessità della pace fra i membri che Io compon{/Ono fa rispettali i primi acquisti del lavoro individuale, menlt'e. pe1' tutti i componenti il gruppo, resta libera e lecita l'appro– priazione delle cose ruori del clan. Di qui la cor– rente parallela fra la propl'ieta ·collettiva - pa– triarcale o familiare - e la proprietà individuale, la quale va rliffondendosi grado grado che si estendono i diritti della personalita a favore dei singoli membri della famiglia; ciò si dice, sebbene in Roma, a mal-
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