Critica Sociale - Anno VII - n. 23 - 1 dicembre 1897
356 CRITICA SOCIALE dell'amministrazione cinese, dicendo che essa. è patriar– cale o deprimente nello stesso tempo: patriarcale nella protezione dei piccoli, deprimente contro qualunque tentativo di sviluppo. Il Governo di Pechino, debolissimo fl sospeLtosissimo, vuole avere sotto di sè un popolo di bimbi, moralmente ed economicamente. La ricchezza è in Cina una spada di Damocle sospesa sul vostro capo: e il Governo ne tiene il sottilissimo filo. Per queslo tutta. la civiltà. cinese, materiale e morale: idee, senti– menti, organizzazione economica e finanziaria, si è svi– luppata, per così dire, sulla linea. del minimo srorzo e del massimo risparmio; e ciò su uno dei territori i più fertili della terra, rigurgitante di ricchezze minerali ancora. inta.tte dopo migliaia di anni di civiltà. Ora, è egli ma.i possibile cho lo avido società. eu!'opeo ed americane, colla. loro passione della produzione e cielconsumo colossale, colla loro Furiosa.avidità. dolla ric– chezza e del dominio, abbandonino per sempre queste ricchezze, questi tesori nascosti, fra le mani di bimbi precocemente invecchia.ti e che non sanno farne uso? La grande razzia. europea sulla Cina. verrà indubbia– mente, come è venuta per tutte le altre parti del globo. 1' .. orse essa non sarà. iniziata nè con una conquista, nè con una partizione diplomatica; si avrà. avanti tutto una lenta infiltrazione di intraprese industriali, che sarà. accompagnata o seguita da quelle misure di pro– ter.ione dei proprii sudditi, che le potenze europee ap– plicano con tanta disinvoltm·a di fronte alla impotenza. ed alla insipienza dell'amministrazione di Pechino. Gli europei introdurranno così il lievito che gonfierà e sol– leverà. l'intera. massa, facendo screpolare e scoppiare da tutlo le parti l'organizzazione di cartone dei man– darini. E, per evitare l'anarchia. 0 1 naturalmente, per il bene del paese stesso, secondo i precetti biblici popo• ~~~;a 1 ~~!:il!i!~:~:~!~:.li ~uropei ne prenderanno in O. M. LA TRIPLICE ALLEANZA Chi l'ha voluta? (A p1·oposilo del libro del senat01·eChiala} (t) Come e sulle spalle di chi pesi fìnaoziariamente la triplice alleanza, vedemmo nel numero scorso; ora è tempo di rispondere al quesito: chi l'abbia voluta, per aprirci la strada alla questione finale: qual sia il dovere dei socialisti di fronte ad essa. Cel'to noi potremmo rispondere alla domanda scritta in testa a questo articolo con un semplice mono– sillabo, preceduto da un articolo determinato ma– scolino, se alla procura regia non pensassimo affatto e se con Ja esposizione imparziale degli avvenimenti, come si trovano, ad esempio, raccolti io questa per– spicua ed assai utile pubblicazione del Ghiaia, non si giungesse alla stessa conclusione. La quale può esse,· poi suffi•agata da questo giudizio del Crispi, in data del giugno 1884: « Che cosa abbiamo noi ricavato dalla famosa politica delle alleanze coi grandi imperi 1 Voi vi siete messi al disotto delle piccole potenze europee: l'Inghilterra non vi cura, la Germania non vi stima .... » Cht, infatti, ha vo– luto l'accessione dell'Italia alla 'l'riplice, probabil– mente ha secondato un interesse personale e di fa– miglia, certamente però ha condannato l'Italia alla servitù internazionale. (I! I.UIOICll!ALA, La trtpttee l!l la duJ)llCl!l auea11.;a. -Torino, Houx e J'rassati ed., tS'J7, o e n o Per un cumulo di circostanze stol'iche, alle quali fortunatamente non abbiamo partecipato, l'Italia si trova esclusa dal grande ed intimo conflitto che travaglia le viscere dell'Eu,·opa, dalla bocca del Tamigi alle sponde del Bosforo. Noi sottrasse la posizione geog,·afica alle furenti gelosie della Ger– mania e dell'Austria contro 1a Russia e la Francia; noi, il passato storico, ad ogni interessamento im– mediato nella questione d'Oriente. Sventoli su Co– stantinopoli il rosso ed azzurrino vessillo inglese o il giallo drappo dello Czar, sia austriaca la Mace– donia o ritorni alla Bulgaria o si partisca tra questa e la Grecia, come questi saranno assetti provvisori e soggetti a revisione, l'Italia, i cui figli viaggiano verso altre terre, può restare indifferente, perchè su quelle contrade non vanta diritti, nè esercita influenze. L'esito del conflitto fra la Germania e la Russia le è, almeno per adesso, indifferente. Lo sforzo portentoso della Russia a sfondar le bal'riere occidentali e ad allagarci dei suoi figli non sarà vittorioso per adesso, nè sta per entrare proprio ora nella sua fase decisiva, e a noi importa di non sacrificare ad un pericolo assai lontano ed indiretto vantaggi reali e p,·ossimi. Un interesse momentaneo noi abbiamo invero a non aiutare la Germania contro l'Inghilterra nella lotta inaudita intrapresa dalla prima contro il commercio di quest'ultima, ma assai male noi secondiamo questo interesse, asservendoci completamente alla Germania('). In una parola, i nostri interessi mediati ed immediati dovrebbe1·0 tenerci lontani dal pigliare una parte anziché un'altra nei conflitti ardenti dell'Europa contemporanea. Diceva Tayllerand che delle baio– nette può farsi tutto, fuorché sedervicisi sopra, o almeno occorre mettere di mezzo dei cuscini. Fuori metafora, questi cuscini - la potenza econo• mica - li ha la Germania, .li ha l'Austl'ia, ma certamente ne difetta l'Italia. E perciò che l'Italia, assai più della Germania e dell'Austria, ha sentito la trafittura di quelle baionette, le quali non furono ordinate in così gran numero ai fini esclusivi della difesa nazionale, ma pe1• addossarci la difesa di interessi non nostri, anzi in opposizione coi nostri. fnfatti la convenzione militare, ch'è il complemento tecnico della stipulazione diplomatica, con gli Imperi centrali, determina l'ammontare dei corpi di eser– cito che in una guerra contro la Russia l'Italia dovrebbe mettere a disposizione dell'Austria, e di quelli che dovrebbero invadere la Francia, violando o no, come si disse, la neutralità della Svizzera. Per quanto negata quest'ultima convenzione, essa non è meno reale. li Rudini protestò, a suo tempo, sdegnoso contro una tale affermazione; ma allora ci si dica perchè tutti i ministri della guerra non possono fare a meno di mantenere i dodici corpi di esercito, e son costretti a ritirarsi, come é av– venuto due volte al Ricotti, allorché non trovano corrispondente alle condizioni del bilancio la spesa che essi importano 1 Al disopra della volontà del paese, espressa con i segni apparenti delle votazioni politiche e delle agitazioni antifìscali; al di fuori dei poteri costitu– zionalmente attivi dello Stato, vive ed agisce un altro potere la cui opera occulta riesce ad uno scopo sicuro ed immancabile, perchè sua è la forza maggiore dello Stato. ( 1) Gitta una curiosa luce sulla perspicacia politica di F. Criepi l'inbr.latlva da lui presa per un'alleanza con l'Inghilterra, e la proposta, da lui fatta contemporaneamente agli Imperi cen\rall, di completare le alleanze politiche con una specie di Zollveret11 Internazionale fra di loro. Egli ha mostrato dì ignorare com– J>letamente la natura esaenziale dell'an1agoniamo fra l'lnghìllerra e la Germania, che è un antagonismo e&~lual\•amente economico. Come mal poteva l'Inghilterra accedere a patti di alleanza con l'Italia, quando essa si era cucita a doppio ftlocon la Germania!
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