Critica Sociale - Anno VII - n. 23 - 1 dicembre 1897
CRITICA SOCIALE 365 e di contenere nei voluti limiti il numero dei com: ponenti la riserva oziosa destinata ad impedire un rialzo troppo forte di salari, e si trovano di fronte, senza poterle più signoi·eggiare, ingenti folle di disoccupati che 1·eclamuno lavoro e pane. Allora, non potendo più garantire una onorevole e labo– riosa esistenza a un sufficiente numero di operai, ed ingrossatasi a dismisura la falange degli oziosi, i capitalisti, impauriti dall'ascendente marea popo• lare e vedendo che non v'è più da fidarsi sull'as– servimento automatico del lavoro, hanno dovuto ricorrere a un nuovo tentativo di asservimento sistematico. Uno dei mezzi migliori e più alla por– tata è sembrato quello di tornare all'idealismo mistico già tanto disprezzato, e così, come nelle primitive epoche storiche il terrore degli ignoti fenomeni naturali generò il sentimento religioso, abilmente sfruttato in seguito da chi vi aveva in– teresse, oggi la paura e l'ignoranza dei fenomeni sociali ha generato il risveglio del misticismo, cui alcuni per astuzia, aftri in buona fede, hanno rifatto una veste novella. li concetto della carità torna a prevalere e ad esso si affida il salvataggio delle istituzioni politiche ed èconomiche tanto gravemente minacciate. Ma coll'andare del tempo si farà ben chiara la inutilità di questi disperati tentativi. Non v'ha forza di sentimentalismi o di dialettica che possa spez– zare il circolo vizioso dentro il quale si agita e si contorce nell'ora presente l'economia capitalistica; o la carità. non supera certi limiti, e risulta insuf– ficente e perfino dannosa, od essa questi limiti ec– cede, e si assottiglia di troppo il profitto del capi– tale, impedendo l'accumulazione di quest'ultimo. li problema che affatica l'umanità. passerà superbo al disopra di tutti gli ostacoli artificiosi che po– tranno esser posti sulla sua via. Il. Un secondo esempio di affermazi_oni neo-ideali– stiche che si vorrebbero destinate a risolvere la grande questione dell'epoca, lo troviamo nelle teorie trascendentali dell'occultismo. Ecco come ragiona il Du Prel (Zukunft, n. 8 e 9 del 24 novembre e I.' dicembre 1894) sulla Filosofia dell'occultismo: « Lo spirito è nella storia ciò che nella fisica è il sole. La storia è la fenomenologia dello spirito. Mal– grado la cresciuta ed allargata cultura, la società no– stra non è sana; i delitti, i suicidii, i casi di pazzia lo provano, e il motivo sta nelle idee materialistiche do– minanti. Bisogna rendere all'uomo la coscienza di ciò che è e di ciò che deve essere. Più di tutto interessa il dichiarare se si dia, o no, uno scopo al mondo e al– l'esistenza: le religioni, le filosofie danno più e diverse risposte, lo che scoraggisce un poco; ma un concetto generale a tutti i sistemi è quello dello sviluppo, in astronomia come in geologia, in biologia come in istoria. « Ora, questo sviluppo dove conduce 1 Secondo la scienza, la vita si spegnerà. sulla terra dopo milioni di secoli, raffreddato che sia il sole, mentre un egual de– stino aspetta l'uomo singolo votato alla più irrepara– bile delle sconfitte, alla morte. Ma se l'unico rea.le è il mondo materiale, quale scopo possiamo avere? Il ma– terialismo porta al bestialisruo. « La religione combatte il materialismo, ma il dogma la fossilizza e le impedisce ogni sviluppo; e se dessa può giungere a dei risultati, ciò si deve alla sua me– tafisica e non alla sua ortodossia. Per il materialismo non avvi sviluppo progressivo; vi sono soltanto delle variazioni; ma così la vita non ha scopo, la morale non ha base. Nella stessa, guisa la democrazia sociale B1b1otec:::i 1not11arco non può avere alcun ideale; disconoscendo lo scopo dell'esistenza, ogni tendenza ideale è illogica. « La filosofia ha combattuto il materialismo; ma se in teoria lo ha vinto, non ha potuto soggiogarlo nella pratica della vita: il panteismo che fa dell'uomo una. parte del gran tutto, e nulla di più, non chiarisce lo scopo dell'esistenza. Giordano Bruno e Hegel fanno . capo insieme allo Schopenhauer e al Hartmann. Tutti questi sistemi, infatti, o negano !o scopo al mondo, o glie ne danno uno fantastico; ma la necessità. di una simile alternativa non è provata; resta un terzo con– cetlo, la cui mancanza costituisce una lacuna deplore• vole; quello che lo scopo dell'esistenza si vada via via raggiungendo durante losviluppo,e non in un ultimostato finale i e ciò può solo spiegarsi mediante la teoria filosofica dell'occultismo. E solo ammettendo uno scopo ad ogni esistenza. individuale che la mente e l'animo si riposa; ma lo scopo dei singoli non è solo tetrestre perchè l'individuo è immortale·nel suo spirito. Ciò risponde precisamente alle leggi della natura, e, in primo luogo, a. quella della conservazione della rorza, e non contrad• dice ai ratti, perchè tutti li abbraccia, mentl'e il mate– rialismo è unilaterale. « L'occultismo è la vera ed unica filosofiadella storia e la sola e vera scienza della natura. Se la metafisica dello spiritismo sarà. riconosciuta; se l'uomo si convin– cerà che scopo dell'esistenza. è l'individuo e non la specie; che questo scopo si raggiunge in ogni momento della. vita, e che, più che i rapporti esterni, occorre migliorare sè stessi, il trionro della verità. sarò. com– pleto, e i mali che affliggono la società. anderanno a sparire. » Tale è il sunto fedele degli argomenti del Du Prel, al quale lasciamo la cura di sbrigarsela colle reli– gioni positive; le quali potranno opporgli che molto di ciò che egli vuole oggi provare con metodi ed argomenti di fatto che lasciano molto a desiderare, è stato già da esse proclamato con maggior for– tuna. Quanto al concetto dello scopo da raggiun– gersi continuamente dai singoli nello sviluppo sto– rico e individuale, concetto nebuloso e confuso nell'esposizione che ne fa il Du Prel, noi diremmo piuttosto, che, mentre ci si avanza verso un mi– glioramento delle condizioni generali della specie - lo che sembra implicare uno sviluppo progres• sivo e non delle semplici variazioni, come va fan– tasticando l'autore - per via di un progressivo adattamento biologico e sociale, ogni individuo co– sciente di portare il suo contributo a questo fine trova nella soddisfazione parziale delle sue aspira– zioni, e negli effetti immedi~ti della crescente af– fettuosa solidarietà, il raggiungimento, relativa– mente completo, del proprio scopo. Questo ideale, sia pure materialistico, vale certamente assai più delle vuote astrazioni spiritiste, alle quali sarebbero logicamente preferibili le religioni dogmatiche, per quel che riguarda le masse dell'umanità. Quando poi lo spiritista assevera che il nostro scopo lo raggiungiamo in ogni momento della vita, dice una frase che non ha senso di realtà per coloro che soffrono, mentre contraddice anche all'altra affer– mazione che lo scopo dei singoli non é solo terre– stre, perchè l'individuo è immortale nel suo spi– rito. In questo si cela il solito egoistico tarlo della idolatria dell' « Io ». E allorchè si aggiunge che, pili che i rapporti esterni, occo,•re migliorare sè stessi, si fa come il medico che per cural'e le febbri malariche trovi perfettamente inutile il rendere più igienico l'ambiente; mentre, in sociologia come in biologia, l'influenza di questo sopra l'individuo è assai più notevole che non l'influenza dell'indi-
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