Critica Sociale - Anno VII - n. 22 - 16 novembre 1897
CRITICA SOCIALE 345 Ora, se il partito socialista nelle città. può non darsi pensiero del piccolo commercio e della piccola indu– stria, già quasi scomparsi e che non rappresentano un elemento di vita politica, mentre noi campo politico su di loro va ogni giorno più elevandosi, in modo da som– mergerli, la marea proletaria, per le ragioni sopradctte il partito socialista non può non darsi pensiero della piccola proprietà. campagnuola. Essa costituisce un eser• cito, disposto a vender cara la vita pro ai·is et focis; intorno ad essa, nulla che possa esserle buttato contro, perchè, salve eccezioni e tolta.ne appunto la piccola proprietà, la campagna è ora, e sarà dio sa per quanto, il deserto intellettuale. Allo grandi masse dei lavora– tori incoscienti della gleba non può giungersi che o d'a.ccor<lo con questo esercito o attraverso e sopra di esso. Alla <lomantla pregiudizia!o io credo si debba rispon• dere: sì; è bene che il pa1·tìto socialista si occupi della piccola proprietà. fondiaria, perchè non è una quantità trascurabile o bisogna decidersi ad essere o con essa o contro di essa. . .. Secondo la relazione del Sambucco, a quale partito, ira questi due, si appigliano i compagni di Francia1 Al primo. Il programma francese al proposito può essere formulato cosi: « Nel mondo capitalista la vita è ormai divenuta impossibile alla piccola proprietà fondiaria: dolori, lagrime e morte, ecco in compendio questa vita. 1fa. nel mondo socia.lista le condizioni della piccola pro– prietà sarebbero ben diverse, perché essa non è in– compatibile (tutt'altro) coll'assetto socialista. Chi vuole la salute della piccola proprietà, lavori per l'avvento del socialismo. » Questo discorso potrà. lusingare le orecchie dei Pie• coli proprietarii di corta vista, potrà. magari aprire la campagna, fin qui tanto ostile, ai propagandisti del par-- ~~: :~s~i~::z\:::~ fors'anco su5cessi _elettorali, ma è Per dimostrarlo occorre che io sciolga una riserva fatta fin dal principio di quest'articolo. Ho accettato di adoperare fin qui il nome di piccola propi·ietà, perchè il ben precisarne, se possibile, la portata, non era fin qui indispensabile al discorso, ma non si può in questa indeterminatezza procedere oltre. Che cosa si intendo per piccola prop1·ietà fondia1'ia, quante vo!Le si discorre della tattica agricola del par– tito socialista1 lo conosco varie forme di possidenza alle quali tutte si attaglia questa qualifica di piccola proprietà, nel senso che non sono nè la grande proprietà, nè il latifondo. Abbiamo il podere coltivato direttamente ed esclusiva– mente dal contadino proprietario e dalla sua famiglia; abbiamo il podere coltivato dal contadino proprietal'io e dalla famiglia sua, ma col concorso del lavoratore sa– lariato (e in questa forma abbiamo un duplice sottotipo, secondo che il lavoro salariato rappresenta un concorso alla produzione, superiore o inferiore al lavoro padro– nale); abbiamo infine la piccola proprietà. abbandonata direttamente al lavoro del contadino non proprietario, salariato o mezzante. Nel Piemonte credo che la. pic– cola proprietà si presenti sopratutto in quelle due prime forme; nella parte collinosa della Lombardia è invece frequentissima la terza forma. E evidente la assoluta diversità. della natura econo– mica di questi tre aspetti della piccola proprietà. Nel primo noi non abbiamo lo sfruttamento diretto del la• b , uL~c I..Jlno 01a o voratore salariatò; lo abbiamo nel secondo, e molte volte feroce, non essendo ignoto ad alcuno come sia opprimente e aguzzinesco il dominio del piccolo pro– prietario contadino sul proletario, obbligato a ven– dergli il proprio lavoro; lo abbiamo pure nel terzo e tanto più intenso in quanto il piccolo proprietario, che non partecipa alla lavorazione del fondo, pretende cavarne assai spesso non già solo un supplemento al reddito famigliare altronde procacciato, ma addirittura tutta la propria sussistenza. J~ quindi un gravissimo errore, perchè in contrasto colla più palmare realtà, il confondere queste tre forme. Potrà discutersi quale debba essere l'atteggiamento del partito socialista ri· guardo al!a prima; non è possibile alcuna. discussione quanto alla seconda e alla terza. Se è vero che il par• tito socialista si propone la emancipazione del la,•ora– tore e se è vero che questa non è possibile fino a quando il lavoratore sia obbligato per vivere a vendersi, i! partito socialista non può non proporsi di combat– tere, gridandolo alto, queste duo formo di proprietà, come le altre tutte che rendono possibile, anzi si con• creta.no nello sfruttamento dell'uomo . . . . È a.dunque la questione limitala a quel primo tipo, che, secondo lo ,Jaurés, citato dal Sambucco, sarebbe non una forma di capitate, ma una forma di lavoro. Anche di questo io nego cho esso sia compatibile con un assetto economico socialista per tre ragioni de– cisive: 1. 0 Perchè la terra, che al principio della gestione socialista si trovasse regolata con questo primo tipo di proprietà, non potrebbe chiudersi in esso; 2. 0 Perchè si avrebbe, in società socialista, una vera classe (piccoli proprietarii) in conflitto <liinteresse colla comunità.; 3. 0 Porchè, la proprietà. individuale importando la facoltà di indirizzare la produzione secondo l'unico cri– terio dell'interesse individuale del proprietario, si a• vrebbe, in assetto socialista, conservato e consacrato lo sconcio più grave dell'attuale organizzazione della pro– duzione. . .. Supponiamo che, allo spuntare sospirato del nuovo sole, parto del territorio della nazione si trovi diviso tra famiglie di piccoli proprietarii, che attendono di• rettamente e senza concorso di lavoro salariato alla coltivazione del suolo; piccoli proprietarii di quel primo tipo. Queste famiglie non possono durare così come sono in eterno, e nemmeno in eterno possono du– rare fra i loro membri immutati i rapporti originarii e nemmeno i rapporti loro col mondo esteriore. Ne– cessariamente avverrà quel che cosi facilmente im– maginano gli avversa.rii nostri di mala fede che vanno tra le plebi combattendoci come O.J)OStoli della spar– tizione. L'indomani della spartizione dicono (ed è ve– rissimo) saremo da capo. E così nel nostro caso i padri vorranno trasmettere ai figli; i comproprie– tarii vorranno trasmettere l'un l'altro le quote ri– spettive di proprietà.; vi sarà chi l:wora e chi prefe• risce cambiare occupazione o anche non lavorare con– sumando; o colla comunità o coi singoli singoli questi proprietarii non potranno non contrarre rapporti giuridici di carattere personale destinati a concretarsi poi con effetti reali. Tutto ciO è inevitabile. E allora non è egli evidente che le altre due forme clipiccola proprietò., che noi abbiamo a ragione dette senz'altro incompatibili colla società socialista, dovranno necessariamente tor-
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