Critica Sociale - Anno VII - n. 22 - 16 novembre 1897
CRITICA SOCIALE 349 generale lo sviluppo della vita sociale, politica e in– tellettuale », e che è pienamente d'accordo coi dati del naturalismo evoluzionista, poichè la condizione economica di ogni società in qualsivoglia epoca è la risultante delle energie della razza nell'ambiente tellurico. E mentre Comte vedeva nell'intelligenza la forza motrice e direttrice dell'evoluzione sociale,eSpencer, accostandosi meglio al vero. la vedeva nei senti– menti, Marx la indicava nei bisogni, che stimolano l'uomo. a tra~formare col proprio lavoro forza e ma– teria, affine di provvedere alle proprie condizioni di esistenza, variabili da epoca ad epoca, da luogo a lungo. · 'È questo il principio che fu chiamato « materia– lismo storico»; formula poco felice, perchè lascia sospettare che si tratti di un materialismo nel senso empirico della parola, poi quale, come lo si è già rimproverato a torto al socialismo, ogni questione sociale ed umana non sarebbe che una questione di ventre. No. Quando si dice che non è la coscienza del– l'uomo che determina il suo modo di vivere, ma questo che determina quella, nou perciò si disco– nosce che, con lo stomaco e dopo di esso - che è il bisogno primordiale della vita, come riconosce la stessa preghiera cattolica che domanda innanzi ogni altra cosa il pane quotidiano - l'uomo ha eziandio il cuore e il cervello, cioè a dire che, coi bisogni della vita organica e dopo di essi, vi hanno pure i bisogni della vita psichica. Ecco perchè, con la legge del determinismo eco– nomico, non si disconosce del pari, che tutte le forze politiche, giuridiche, morali e scientifiche, de• terminate dalla struttura economica, hanno a loro volta uno sviluppo relativamente autonomo, pel quale esercitano una innegabile influenza sulla vita individuale e sociale e possono anche reagire sulla struttura economica, senza tuttavia acquistare mai una forza decisiva in opposizione a questa. Per modo che questa legge sociologica, la quale, secondo me, è la parola finale della scienza e della vita nel secolo XIX, ancora una volta, come in tutto il naturalismo evoluzionista, non è se non la rina• scenza dell'ideale vero e umauo, che non scende più dal cielo vitreo e freddo del misticismo, ma che sgorga palpitante e vigoroso dalle realtà della vita. Persin l'arte, poichè essa non è che la espres– sione estetica di una società, segui nel nostro se– colo, una evoluzione parallela a quella della vita e del la scienza. Invero, dopo il rigoglio individualista del roman• ticismo giocondo e impulsivo. l'arte seguì la via dischiusa dal grande Balzac. Malgrado le deviazioni contemporanee del neo-misticismo, essa tende sem– pre piì1, come lo insegna Edmondo Picard nei suoi studi estetici e giuridici. ad accostarsi alla vita reale e palpitante, rormulandone gli spasimi attuali e le aspirazioni ideali. Eccoci dunque in presenza alfine di quella unione sincera e completa della scienza e della vita, che ci dà la for,i:a di una fede fiammante nei destini i pii\ nobili e i più felici della umanità. novella. E infatti quPsta la nostra religione, la religione dei liberi pensatori: questo solidale amore per l'u– manità che lavora, sia nei campi solitarii o negli abissi sotterranei, sia nelle officine delle industrie· o in quelle della scienza. E questa religione ci dà questa incrollabile rede, che, da una parte, revoluzione naturale si misura con una progressione sempre più accelerata; poi– chè i milioni d'anni, necessarii alla formazione di un sistema solare, si riducono a centinaia di migliaia per i periodici geologici, a migliaia soltanto per le grandi epoche storiche, e non sono più che secoli 810 10eca I.J no n1arco ed anni quando le trasformazioni economiche e so– ciali della vita sono spinte a grande velocità. dalle scoperte e dalle applicazioni scientifiche ognor più numerose e più rapide. E, d'altra parte, abbiamo la certezza che questa unione della scienza e della vita sul terreno della sociologia socialista avrà i medesimi effetti benefici ch'essa ebbe sul terreno dell'industria umana. Le forze fisiche sono altrettanto sfrenate e ma– lefiche allorché non le conosciamo, quanto docili e benefiche dopoché ne abbiamo acquistato la cono– scenza scientifica: l'elettricità, che uccide e rovina colla folgore, diventa uua energia prodigiosamente feconda, disciplinata dal pensiero scientifico. Parimenti le forze produttive della vita sociale, oggi ancora abbandonate al disordine empirico - che sembra ordine solo a coloro che godono privi– legi o ne hanno l'abitudine interessata - sono al– trettanto malefiche, colle loro crisi periodiche e coi . loro tuoni alla Borsa, o coi magazzini riboccanti di prodotti, accanto a gente che muore di fame, quanto saranno feconde per tutti gli umani, tostochè di– ,•erranuo fuG.zioni sociali, regolate dal pensiero scientifico d'accordo con l'esperienza della vita. Con questa fede nell'ideale comune della vita e della scienza - il quale, ne son certo, raggia pure nelle coscienze di voi tutti, maestri e studenti, fra. telli d'arma intellettuali - ho l'onore e il piacere <li venire a prender parte un'altra volta ai lavori della nostra cara Università nit.ava, con questo motto per divisa: Colla scienza, per la vita rnigliore dell'urnanità ! ENRICO FERRI. ILPROBLEMA MILITARE PER ILPARTITO S Cli\LISTA Due 1•arole d'introduzione. Nell'ultimo Congre~sodi Bologna, e precisamente nella Commissione del Prog;-amma minimo, una discussione mi colpì vivamente: quella relativa alla .Nazione ar– mata. A me parve che dai concetti espressi dal relatore a quelli sostenuti da Claudio Treves, che i primi combat– teva., se1·peggiassero in tutto il dibattito molti gravi equivoci. Filippo Turati - 'partendo da una serie di articoli relativi all'ultima campagna greca, comparsi su questa stessa Rivista, o ritenendo esaurientemente provato che le milizie cittadino sono condannate alla sconfitta di fronte a.ti osecrciti professionali - non dubitò di chie– dere che dal nostro programma fosse cancellata l'aspi– tazionc alla nazione a1·mata, e fosse sostituita con una diminuzione dei corpi a·esercito, con la 1•iduzione della ferma ad un anno e col 1·eclutamenlo terl'it01·iale. Prima di giungere però a queste conclusioni, egli avrebbe dovuto dimostrarci: a) che veramente la. sorte delle armi, e non tutto un abbominevole tra.nello diplomatico o dinastico, abbia fatto sconfiggere la Grecia; b) che, nelle battaglie perdute, la inferiorità. nume– rica. delle forze greche, metà di quelle turche, e le loro tristi condizioni mora.li . dipendenti dalla certezza. cli sa.porsi tradite o ma.I guidate, non abbia.noavuto alcuna. parto; e) che il grande valore perdonale spiegato dai sol– dati turchi, vera ragione di vittoria, sia dipeso dall'or– ganizzazione professionale dell'esercito invece che da. ca.use 1·eligiosoe morali;
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