Critica Sociale - Anno VII - n. 22 - 16 novembre 1897

Critica Sociale RIVISTA QUINDICINALE IJEL SOCIALISMO SCIENTIFICO Nel Regno: Anno L. 8 - Semestre L. :I - .illl'E8tero: Anno L. IO. Semestre L. 5,oo. Lettere, vaglia, cartoline-vaglia all'Ufficio di CRITICASOCIALE - MILANO:Portici Galleria V. E., 23 (2, 0 plano noblle) Anno VII - N. 2:?. ]!ton si ven<le a, ntunm·i sepwrati. Milano, 16 novembre 1897. SOMMARIO Attualità. La lotta per la Cltilltà tn Jnyhfltena (Yll.ll'PO TURATI). l,a fl,ne dell'lnquist.:to11e (ILI,E f':00), il domtctlio coatto: IX, Un. altro paladino (Noi). Rtvtsta fnrerna::tonale: /,a QW!stlone del .1.Yiger; dve imperi co– lOHtali ar,·tcant; l' fnghllterra e là F,•a,-icta nella colonl.:.:a– ::loae (O. M,). Studi sociologici. r,a ti·tpllce auean:a: quanto costa e cM l'ha pagata (ARTURO l,ABR\01,A), 1l pa,·wo socialtsta francese e la piccola pt·oprtetà (F1rnEIUCo Mi'-lltONl). Da scten:a e la "tJttanel secolo XIX; Il (nne) (ENR.1co Jl'RRRI). Il p,·oblema mluta,•e per H partito socialista; I e II (W.1.1.T1w. Moccm). M"Q()mentt nuovt in polemica vecchta {GJUSEPPR D"ANO-E1.o). Pane a buon mercato ((, t.), LA LOTTA PER LA CIVILTÀ IN INGHILTERRA F'ors0 1 quando queste pagine usciranno alla ìuce, la grande battaglia che si combatte da ormai cinque mesi, al di là della Manica, fra un esercito di lavoratori meccanici salito a 83.000 e la coali– zione dei rispettivi imprenditori, avrà. avuto una soluzione. Gli ultimi telegrammi infatti ci annun– ciano che non solo gli imprenditori hanno finito per accettare - spinlivi cel'lo e dalla pressione della pubblica opinione, che in Inghilterra è vera– mente regina, e dai danni immensi che loro cagiona una resistenza assai più vasta ed accanita ch'essi non prevedessero - quell'arbitrato del Ministero del Commercio, che poche settimane fa, accettato dagli operai, essi avevano altezzosamente ricusato; ma che .una prima adunanza preparatoria fra il segretario della Società. amalgamat~ dei meccanici, Barnes, e il rappresentante della Società degli im– prenditori, per fissare le norme. procedurali del Giurì, avrebbe avuto buon esito. E dunque tempo di riassumere a grandi linee le fasi della lotta e di lumeggiarne il significato. Abbiamo detto male che la battaglia è fra gli imprenditori stretti in lega e 83.000 meccanici. Questa cifra sarebbe già molto grande, poiché, colle rispettive famiglie, vorrebbe dire mezzo milione di lavoratori lanciati sul lastrico; senza contare il con– traccolpo che uno sciopero così vasto rimbalza sovra una quantità di industrie, anche non affini, che a poco a poco si veggono private dei mezzi meccanici per proseguire l'esercizio. Questa previ• sione, insieme al danno che il Governo stesso co– minciava a provare pel ritardo della consegoa di navi militari in costruzione, reputate necessarie alla difesa dello Stato, è altro dei motivi per cui il Governo stesso propose il proprio intervento, e non si sarebbe forse limitato a proporlo, ma avrebbe anche finito per imporlo, come gliene dà il diritto, malgrado il dissenso di una delle parti conten– denti, la legge sulla conciliazione approvata l'anno scorso. Probabilmente questo proposito del Governo ebbe molta parte nel decidere gli imprenditori a rocedère un poco dalla loro inh'ansigente cocciu– taggine. Ma, come stavamo dicendo, la lotta supera .,rmai, nonché i confini di uu'iuùu:,tna, quelli di un paese. Essa è diventata non più soltanto un epi• sodio della lotta di classe, ma la sintesi palpabile ed acuta di tutta la lolla di classe nel campo indu• striale; sono tutti i lavoratori d'Inghilterra, sono tutti i lavot·atori organizzati e coscienti del mondo, che lottano contro un manipolo di padroni, per la difesa delle condizioni di esistenza e di ordinato progresso dell'intera classe lavoratrice. Infatti non soltanto le Trades Unions hanno di– chiarato la loro solidarietà colla Amalgama/ed dei meccanici; non solo gli operai al lavoro nelle val'ie industrie inglesi ver~ano settimanalmente le cinque e le sei lire a testa per sostenere gli scioperanti. Ma dalla Francia, dalla Germania, dal Belgio. dal– l'Australia, dall'America, persino dalla misera Italia, ò una gara commovente nel ceto operaio per man· dare l'obolo della fratellanza ai lavoratori britanni che, lottando per sè stessi, lottano in realtà per la difesa comune. L'importanza della contesa, l'alta idealità che assiste la dife,a operaia, attrae nel– l'orbita di questa anche elementi preltame11te bor– ghesi; e si vedono esemp'ì come quello del grande costruttore londinese di navi, Hills, che. dopo avere per suo conto concessa la settimana di 48 ore ai suoi . operai, presta alla Società dei meccanici 6 milioni e mezzo di lire, senza interesse, per la resistenza; come quello del quacchero Cadbury, che regala per lo stesso scopo 12.500 franchi ogni settimana. Questa gragnuola benedetta di aiuti permette alla Società amalgamata - una delle più forti r,·aaes Unions, che conta un centi11aio di migliaia di soci e che aveva in cassa, pei •a\·i: suoi scopi, al principio dello sciope:·o, 7 milioni e mezzo di franchi, tutti con– vertiti in munizioni da gu01·ra per lo sciopero stesso e ormai completamente distrutti - le per– mette di continuare ancol'a per dei mesi la resi– stenza, pur dovendo versare un milione di franchi in sussidì alla settimana, in ragione di 7 a 14 e a 20 lire per scioperante, secondo che si tratta di unionisti, di non unionisti o di semplici brac– cianti. Cifra spaventosa, se pensiamo alla miseria delle nostre organizzazioni operaie italiane, le quali, quando avranno fatto il loro massimo sforzo inviando a Londra, poniamo, una diecina di mi– gliaia di lire, avranno con ciò concorso a prolun– gare la resistenza appena di un'ora - il che, s'in– tende, non scema punto. anzi eleva, se possibile, il valore morale del sacrificio! E non è per amor dell'iperbole che scriviamo trattarsi qui della difesa delle condizioni stesse del· l'esistenza e del progresso della classe operaia. La

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