Critica Sociale - Anno VII - n. 21 - 1 novembre 1897
326 CRITICA SOCIALE discussioni critiche, le maravigliose giostre di dialettica intorno alla. misteriosa rocca del plus-valore, in cui tanti giovani paladini italiani si sono splendidamente ed inu– tilmente distinti 1 E nessuno, o quasi, di loro s'invo– gliava intanto ad una gita avventurosa, per esempio, nelle steppe aride di dati e cifre da cui si doveo. trarre la coscienza esatta delle condizioni reali Jel nostro proletariato agricolo, del nostro artigiano e delle classi medie; nessuno s'arrischiava nella selva selvaggia della. nostra legislazione finanziaria per scoprirvi il segreto profondo di questo formidabile sfruttamento italiano, ben diverso da quello studiato dal ?\fa,rx sulla Inghil– terra industriale: tanto diverso, che l'Inghilterra. ne è diventata il più ricco paese del mondo, e noi ne siamo stati estenuati sino alle ossa. Le osservazioni che precedono, troppo brevi e rapide per una diagnosi di quesla speciale malattia. intellet– tuale della gioventù. studiosa italiana, sono intese ad indicare il carattere della rivista. che mi propongo di fare. Lasciando a parte il passato e l'avvenire, due ostina.te preoccupazioni dell'anima socialista, essa se– guirà i fatti del giorno, ne studierà i caratteri, cercherà di darne di tratto in tratto m1a.spiegazione; ma insi– sterà sopra.tutto nel precisa.rii e nel moltiplica.rii. L'esperienza. della vita all'estero dà interessanti e profonde rivelazioni sulle deficienze de!la propria vita nazionale. Or bene: uno dei fatti che ha più colpito la mia osservazione è stata la profonda. indifferenza., la nessuna curiosità. che in Italia si ha per la vila inter– nazionale; il che presenta uno stranissimo contrasto colla curiosità. viva, coll'ansia con cui in Inghilterra invece si seguono tutte le commedie che si svolgono su questo mediocre teatro della storia: da una crisi italiana ad uno sciopero russo, da una rivoluzione sud– americana ad una riforma finanziaria cinese. Questa indifferenza. è già un brutto segno sul passato e sul presente: essa significa che la vita nostra. è isolata, distaccata. in una. specie di isolotto di conservatorismo, di immobilità. sonnolenta, fuori da.Ile vaste e rapide correnti, dai tlussi e riflussi della grande marea della vita e della storia. Questo isolamento esiste già: basta confrontare le relazioni internazionali, di tipo finanzia.rio e commerciale, dell'Italia, con quelle, non dirò dell'In– ghilterra, ma della Francia, della Germania., dell'Austria, della Russia, del Giappone, del Belgio, per esserne con– vinti. Ora, se di fatto siamo distaccati, tagliati fuori dalla grande corrente regale della vita moderna, noi dovremmo sforzarci di seguirne il corso almeno ideal– mente; perchè solo un vivo interesse ideale può man– tenerci le informazioni, la. coscienza necessaria, che ci rendano possibile di preparare le condizioni per le qua.li potremo rientrarvi. Dunque con questa rivista cercheremo di introdurre nella Critica due elementi: una ricca raccolta di fatti e ciò che nei giornali quotidiani si chiama la rassegna estera. Se non che la nostra. corrisponderà a quella di un giornale quotidiano, tanto nello spirito quanto nella forma., appunto come la Critica in generale corrisponde al tipo medio del giornale. La rassegna estera., quale è concepita e fatta. nel giornalismo quotidiano, è sopratutto, o meglio unica– mente, politica: essa ci dà il fatto, non quale è in– timamente, ma quale appare alla superficie: piccolo intrigo di partito, piccola agitazione di uomini, avve– nimento drammatico, colorato, ma passeggiero. Anche nel suo tipo migliore, quale ci è presentata da quattro JI IU d l,;U o cinque giornali inglesi, francesi e tedeschi, essa è sempre parziale e rrammentaria, perchè non segue che una. sola delle v(trie correnti della nostra vita. Ora, la vita politica ha. avuto nel passato una impor– tanza storica ed effettiva immensa.mente superiore a quella che ha nel presente; a dimostrarlo ba.sta l'affer– mazione che i fatti propriamente politici: guerre, in– vasioni, conquiste, tratta.ti, ecc., rurono nei secoli scorsi, che pure in tutto il rest.o appaiono assai più poveri di attività e di vita, di gl'an lunga più frequenti che al presente. Il nostro secolo, con un mondo venti volte più vasto, non ha che qualche dozzina di guerre da opporre a.Iledodicimila combattute nei secoli Xlii e XIV. Ma c'è di più: il fatto politico nel nostro tempo, oltre essere spora.dico, ha perduto quasi interamente la sua antica forza determinatrice. Una conquista della Francia da parte della Germania, come quella del 1870,chi può imaginare quali profonde conseguenze, che si sarebbero fatte sentire per un secolo o forse per sempre, avrebbe avuto, avvenendo cinque o sei secoli fa 1 Invece essa non ha la.sciato dietro sè che una traccia lievissima, un nulla in paragone al formidabile sforzo che quella. guerra ha rappresentato. Ora, se i fatti politici anche massimi, come la conquista di un popolo di quaranta milioni, hanno cosi leggeri effetti sulla vita moderna, ciò significa che le trame fondamentali di questa vita sono tessute di altra materia. E noi lo sappia.mo . La base fondamenta.le del mondo moderno è la vi la economica, colle sue varie esplica– zioni della produzione industriale, del commercio, della conquista. finanziaria, della colonizzazione. Mentre i personaggi della commedia politica, vestiti delle zimarre smaglianti tratte dalle guardarobe della storia passata, si agitano alla ribalta credendo ancora di recitare le prime parti, non s'accorgono che l'intrigo del di·amma procede per altre vie misteriose, e che nella vita mo– derna un banchiere va.le più di un ministro, un'orga– nizzazione finanziaria più di un Governo, un trattato di commercio più dì un'alleanza. sacrosanta a vita e a morte, un grande mercato commerciale più che un campo di battaglia. E i paesi che hanno cominciato a realizzare questa verità, l'Inghilterra, gli Stati Uniti, e in parte la Germania. e la Francia, stanno a.Ila testa degli altri; ed a quale distanza! L'Italia si trova invece, peggio di qualunque altro, sotto l'allucinazione del pas– sato: tanto è vero elle noi spendiamo un ottavo del nostro reddito e ci roviniamo a fa.re la rappresenta– zione politica: vi spendiamo quasi come paesi che hanno un reddito cinque volte maggiore. Dunque il carattere proprio, l'originalità di questa rassegna, in perretta. corrispondenza. col carattere del giornale almeno in ciò se non nei giudizi e nelle inter– pretazioni speciali degli avvenimenti, sarà di studiare i fatti del giorno sopra tutto dal punto dì vista. econo– mico, di fotografare il continuo e complesso intrecciarsi delle fila della politica finanziaria, commerciale e co– loniale, di svelare come esse stanno al .fondo, come cause determinatrici, della politica propriamente detta. Alcune volte da.remo una semplice, ma organica rac– colta di dati: altre volte tenteremo la spiegazione sin– tetica di un gruppo di essi. E cominceremo nel pros– simo numero appunto coll'analisi di uno dei maggiori fenomeni storici di questo momento, del nuovo impe– rialismo inglese, di cui si sa così poco all'estero in ge– nerale e in Italia specialmente, non ostante che ad esso sia.no connessi tanti dei nostri interessi fondamentali. O. M.
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