Critica Sociale - Anno VII - n. 21 - 1 novembre 1897
CRITICA SOCIALE 331 bero cosi bene il dominio del contadino che egli non potrebbe proiettarvi ia sua. e silhouette• miserabile sotto questo sole che più non rischiara. se non la sua spo• liazione •· Quali sono a.dunque le riforme che i socialisti fran– cesi, senza farsi troppa illusione sulla loro efficacia di salvare la piccola proprietà. agricola, pure, in conse– guenza delle promesso che ,~bbiamo esposte (della rite– nut..'Lcompatibili là., cioè, della piccola proprietà. agricola con l'ordine socialistico), 11ropongono in aiuto della piccola proprietà~ Essi propongono: la riduzione pei piccoli prOJ>riolari del servizio mi– litare a quella stessa durata, alla quale è ridotto per i Uiplomati e per i ftA.voritidella borghesia.; l'abolizione dell'imposta fondiaria; l'istituzione di un credito agricolo nazionale; acquisto da parte del Comune di macchine agricolo e loro locazione a prezzo di costo ai piccoli proprietari. Ed ai piccoli proprietari si estendono anche quelle delle riforme che furono chiesto pei proletari dei campi e che loro possono applicarsi i quale la rappresentanza proporzionale nei Consigli agricoli. Jaurès infine, rilevata. l'insufllcionza ùel protezionismo e del bimetallismo a risolvere, in qualche maniera, la crisi agraria, esorta i lavoratori dei campi - conta.clini obbligati, contadini disobbligati, mezza.d1·i,piccoli fitta– voli, piccoli proprietari - ad istituire sindacati agricoli, se vogliono, malgrado la resistenza della classe dil'i– gento, malgrado l'inerzia involontaria o volontaria del Parlamento, ottenere dapprima qualche riforma e poi la trasformazione della società.. Ma devono ancora, i lavoratori dei campi, fare causa cumune coi lavoratori della città.; poichè mai i contadini - e la storia insegna. - hanno potuto da soli compiere un grande movimento sociale. (Torino). CARLO SA:'!IIIUCCO. L'INDENNITÀ A I DEPUTATI (I) Nell'ultimo nostro Congresso nazionale fu chiesto al Gruppo parlamentare perchè non avesse ancora presentato un disegno di legge per l'io1ennilà ai deputati. Se i nostri deputati, come spesso ed a ragione vantiamo, non sono che i mandatarì del proletariato cosciente, era forse più giusto domandar conto, prima, al partito della sua inazione e del suo disinteressamento in proposito. L'indennilà ai deputati, come ad ogni altro uf– ficio rappresentativo, da troppo tempo fa nel nostro programma la parte del personaggio che non parla delle vecchie commedie. Forse è riforma di poco conto! 'l'utt'altro: dell'utilità sua nessuno disputa - ed è appunto forse perciò che nessuno ha l'aria di ricordarsene. Aggiungi che cotesta riforma - come, del resto, moltissime altre del programma minimo - fece parte già del programma di altri partiti - repubblicano, radicale, sinistra storica - ed ebbe perfino il Crispi tra i suoi caldeggiatori più ardenti (s'intende fioche militò all'opposizione): e non v'è donna onesta che non scapiti nel credito ( 1 ) Pubblichiamo tanto piil \'Olonlieri questo arlìcolo, dacchè ripetute notizie del giornali ci avvertono che l'indenn,t.i al de– putali sarà probabilmente proposta tra bre\·e da deputa.ti di di• versi gruppi. (Nota d~llci C RITICA}, o lj se si lasciò corteggiare da un farabutto. I formalisti dell'intransigenza penseranno forse: che ce ne fac– ciamo di cotesto riOuto dei programmi borghesi I Eppure i fatti dimostreranno presto ai socialisti che i motivi pei quali essi debbono volere l'inden• uità sono affatto diversi dai motivi borghesi. Per la borghesia propriamente detta, otte11ere l'indennità è un piccolo e tarJivo episodio della lotta pel potere combattuta contro il feudalismo. Nel regime feudale, come ben dimostra il Lflria, ogni membro della classe dominante doveva eser– citare direttamente il potere politico sulle vittime del suo parassitismo: le Diete, più che di Parla– menti, aveau colore di Congressi diplomatici, ove ciascuno portava un interesse proprio, una propria giurisdizione; di rappresentanza nazionale o di rap• presentauza di classe non v'era neppure la finzione. Parlare a quei signori di indennità. sarebbe stato tanto assurdo quanto parlarne oggi a un negoziante che viaggi pei propri affari, o, per tenerci al campo politico, a uno di que' uobilastri deputati delle no– stre Vandea, brutte copie dell'aristocrazia inglese, che tengono il Collegio come un feudo e si se1·vono del mandato politico per assicurar meglio l'opera di sfruttamento sugli abbrutiti loro contadini, o per varcare a 1;1.utesinecure diplomatiche od am– ministrative, ma si terrebbero disonorati ricevendo l'onesto salario del lavoro legislativo: odiano anzi una riforma, che potrebbe suscitar loro temibili competitori nel Collegio che considerano come fide– commesso della loro famiglia. Altro è il caso della borghesia vera e propria, nel cui interesse appunto l'indennità potè essere adottata da gran parte degli Stati costituzionali. Questa borghesia, per lo sviluppo di quel processo di differenziazione che ha illustrato lo Spencer, non esercita il potere direttamente; essa non ne ha tempo e modo, assorta nelle proprie speculazioni agricole, industriali o mercantili, e, per effetto della forma automatica dell'e~onomia a salario, non ne sente affatto il bisogno: al contrario, essa trova fra i lavoratori dell'intelligenza elementi più atti a mantenerle le condizioni dello sfruttamento, avvo• cati della sua causa più abili, piU astuti ed intri• ganli, che non sarebbe essa stessa. Questi tosatori di seconda mano sanno bene spesso pagarsi le loro prestazioni con ogni sorta di Panama e di Panamini, ma. non è perciò che sdegnino il soprappiù di una indennità fissata per legge. Questo, ben più delle fanfaluche che i dottrinari adducono a giustificare l'iudenuità ai deputali, il motivo reale che la rende accetta anche a partiti borghesi. Invero non è certo da credere che l'in– dennità. preservi dalla corruzione parlamentare, la quale ha cause ben diverse e pit1 profonde, e si vede allignare in paesi dove i deputati godono l'indennità (Francia, Stati Uniti) più che in altri dove l'indennità è ancora sconosciuta (esempio la moderna Inghilterra). Neppure ci possiamo illudere che l'indennità guarirebbe l'indolenza dei deputati, la sterilità legislativa, la deplorata mancanza di numero legale alle sedute: se le leggi che più in• teresserebbero Ja maggioranza della nazione, le leggi sociali ad esempio, non trovano mai il loro turno nell'ordine del giorno della Camera, non sa– rebbe l'indennità che vi rimedierebbe: esse hanno, del venir cosi lente, altri e ben più gravi motivi. . .. I socialisti guardano la cosa da tutt'altro punto di vista. Già più volte, massime in questi ultimi tempi, si lamentò nella Critica e altrove la sca,·– sezza, nel nostro Gruppo parlamentare, dell'ele– mento operaio. Mentre in Austria, per quindici deputati socialisti, ben dodici escono personalmente
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