Critica Sociale - Anno VII - n. 20 - 16 ottobre 1897

L CRl'l'ICA SOCIALE 313 nel quale l'ullimo resto di schiavitù sparirà. dal lavoro e si 1>otrà. cl re veramente che il lavo1'0 nobilita. > Ora.,quale socia.lista. marxista. non sotloscr;verebbo a. duo mani, e non &'inchinerebbe di fronte ad una reli• g:onc sentita. in tal modo, o elio vi trasporla veramente agli entusiasmi comunistici dei primi tempi tlell'òra cri• stiana 1 Allorchè la sostanza, la llberaz·onc dalla schiavitù capi!alistica. o la proprietà. socializzala, è per r:iggiun– gersi, che cosa. importa. se il trionro si ottiene sotto il riflesso apparente di una. ideologia mistica, o nella piena coscienza. dello svolgersi dello forze produttive1 Non pare alla Critica che, in tali condizioni, non solo si possa colpire insieme, ma che possa avverarsi anche it caso di dover camminaro insiome1 LUIGI NEGRO. Facciamo tutte le nosll·e più prudenti riserve circa le previsioni, per quanto dubitative, con le quali il nostro collaboratore chiude il suo articolo e sulle quali provoca espressamente il nostro parere. Ab– biamo segnalato con laconici punti inte1Togativi alcune frasi dell'articolo suo che non ci sembrano in armonia con la verità; ma in complesso sti– miamo noi pu1•e che. mentre la Chiesa cattolica c1·ede di attingere nuove forze pel suo dominio nell'occuparsi delle questioni sociali, sarà invece lo sviluppo delle questioni sociali che roderà alla fine quel dominio, scindendo prima le forze cattoliche in due segmenti opposti ed avversi, separati sempre più dal cuneo della lolla di classe, e producendo di poi l'inevitabile asso1·bimento della cosidetta demo– crazia cristiana da parte del socialismo democratico. Il pericolo è av\•ertito fin d'ora da una parte co– spicua di prelati e di militanti della Chiesa, i quali avversano della democ1·azia cristiana la parola e la cosa, e non si ristanno dall'ammonire i più ferventi fra i loro adepti a moderarsi negli slanci e nelle espressioni, a non pigliare troppo alla lettera gli insegnamenti di Cristo e la 101·0 missione di apo– stolato. Lo spettacolo è dei più curiosi ed interessanti e noi lo seguiamo con la maggiore diligenza, appunto perché è l'espressione - nel seno stesso della Chiesa - di quella lotta di classe e di quel materialismo economico che la Chiesa pone tanto studio a negare ed a rinnegare. Siamo ancor noi convinti che il SO· cialismo cattolico - malgrado la inanità delle sue Cooperative e Casse rurali, che si rid11cono(come bene osserra il Piccarolo in un recente articolo dell"alessandrina Idea nuova) ad un nuovo srrut– tamento e ad un esercizio di usura collettiva, e malgrado la sua mira di fare dei contadini un gregge più o meno ben pasciuto, ma sopratutto rassegnato e fedele al pastore - tultavia lavora pel socialismo, preparandogli il terreno laddove, per condizioni economiche e morali arretrate, sa– rebbe ancora troppo difficile a noi il dissodamento. Ma tutto ciò non ci autorizza per ora - almeno in Italia - a parlare di possibili alleanze o con– cordati con nessuna frazione del movimento catto– lico. La lotta, che la nuova evoluzione democratica determina in seno al catlolicismo, non può o non <10\'0riguardarci, per ora, se non corno spettatori. È affare dei cattolici, non è, non può essere affar nostro. Invero, i moventi da cui quell'evoluzione è de– terminata sono troppo complessi o in se stessi con– tradditor'ì perché sia lecito a noi strologare fin d'ora quale di essi prevarrà e quale sarà l'orientameuto definitivo della Chiesa cattolica. Da un lato vi è lo spirito di casta, che agisce poderosamente sull'at– teggiamento politico dei clericali: costoro intendono bene che la borghesia dominante ha sempre più bisogno del loro presidio: e, agitati dal demonio dei materiali interessi, aspirano a porre a ~empre più caro prezzo i loro favori. Essi fanno così lo stesso gioco degli incettatori in periodo di carestia. Sentono, d'altro lato, che l'importanza dei loro fa. vori sta in ragione del credito ch'essi godono presso le masse: perocchè, non vendendo essi che fumo, sono costretti a speculare su un semplice prezzo d'affezione, che cadrebbe a zero il giorno che il socialismo e la scienza avessero sfatata la loro merce nell'opinione dei più. Di qui la duplice ten– denza della democrazia cristiana: di assalire il so– cialismo, e insieme di derubarlo, vestendosi colle sue spoglie: di far la voce grossa presso i potenti, di ostentarsi ai loro occhi come la sola forza che possa contenere la marea che sale, mentre poi fa propri i nostri programmi minimi e in qualche parte anche i massimi; cosicché non è raro di tro• vare nei giornali cattolici, su una colonna vituperì contro il socialismo, sulla colonna vicina un articolo che sembra tolto di peso da un giol'nale socialista: appena, e non sempre, lo contrassegna e lo distingue qualche riserva, di nessuna importanza pratica at• tuale, circa la costituzione della socie1à futura, e uno spoh 1 ero di misticismo, messo lì tanto per non pa· !'ere. A questo gioco di altalena, a questo tira e molla continuo dei clericali corrisponde esattamente l'alta– lena delle classi dominanti. Si direbbero due linee di un diagramma in pel'fetto parallelismo. Vi spiegate allora facilmente, auche senza l'icorrere ad effimeri motivi di funambolismo parlamentare, l'invocazione di Crispi alla dea Ragione e le genuftessioni del Gianicolo: le recenti circolari Rudioì e la visita del Prinetli al cardinale Carlandrea. Allora capite subito il perchè dell'assurda distinzione che fa la borghesia liberale fra il 1·ispeltabilesentimento re– ligioso cattolico, che ra capo al Papa come Papa, e la sediziosa agitazione clericale, che fa capo al Papa come uomo e come pretendento; distinzìone che si risolve (i clericali hanno tutte le ragioni di con– statarlo) nel volere sfruttare la religione nei soli utili ed imporla alle masse, senza riconoscerne l'impero e senza convenientemente pagarne i be- netìz'ì. . Quale sarà l'esito di questo mercato! Noi pen– siamo che i cattolici fluiranno per vincere o che avremo un pe1'iodo di Governo clericale, magari in Roma stessa (la questione del potere temporale non ò in fondo che un'arma di combattimento, da gettarsi quando più non serva - e i preti rhrnn– ceranno , 1 olontieri a Roma capitale del Lazio, per avere nelle mani, sia pure per l'interposta persona di un qualsiasi innocuo sabaudo, con Roma, tutta intera l'Italia); avremo dunque un periodo di Go• verno clericale prima ancora dell'avvento di un Governo socialista e socializzatore. Ma cotesto Governo clericale quale indirizzo, quali iniziative porterà al poterei Sarà esso la democrazia cristiana 1 Sarà la risurrezione della teocrazia feu– dale, con l"antica cecità reazionaria 1 con l'antica fe– r·ocia inquisitoriale? O sarà una transazione fra questa e quella, e in qual dose le due tendenze vi saranno combinate e rappresentate 1 A questi interrogativi ci è assolutamente impos– sibile rispondere. Non possiamo però dimenticare che le religioni positive sono per se stesse stru– menti d'inganno, quindi strumenti d'oppressione. Ma esse lo diventano ancor più quando assurgono al grado di religioni uOlciali, ptù ancora quando esse possiedono il dominio dello Stato. Il socialismo in mozzetta ed in cocolla è un·ottima arme, un ec– cellente spauracchio, in mano ai preti, per sgomi– nare gli avversari e dare la scalata al potere; ma

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